25 aprile 2024
Aggiornato 12:00
La politica dei mezzi pubblici

Marino sale sull'ultimo bus. Arriverà al capolinea?

Atac è nel caos tra scioperi, ritardi e soprattutto i conti che non tornano mai. Dalla soluzione ai problemi dell'azienda di trasporto dipende la sopravvivenza del primo cittadino. Peccato che a dire l'ultima parola sarà Matteo Renzi...

ROMA – Prendendo tutti i giorni i mezzi pubblici a Roma si rischia di assistere a scene da film di fantascienza, se va bene. O dell'orrore, se vi dice male. Quella che ieri è stata immortalata da un incredulo viaggiatore e che ha fatto il giro di Facebook fa strabuzzare gli occhi: un treno della metro B che riparte dalla stazione Termini con le porte aperte, mentre i passeggeri cercano invano di fermarlo con la leva di emergenza e, presi dal panico, alla fine si decidono a cercare di ancorarsi con tutte le loro forze, allontanandosi dalla pericolosa voragine. Secondo il presidente del Codacons Carlo Rienzi si configurerebbe addirittura un reato: a questo punto, però, ormai cercare di ricostruire come sia accaduta l'ennesima vicenda così surreale risulta superfluo, oltre che sfiancante.

Visto dall’estero
Tra scioperi bianchi, ritardi, caos, temperature tropicali sui mezzi, malori dei macchinisti e (episodio più tragico di tutti) il guasto agli ascensori che ha provocato la morte di un bimbo di cinque anni, in queste settimane estive l'Atac ce ne ha fatte vedere letteralmente di tutti i colori. E meno male che almeno il prefetto si è imposto, minacciando la precettazione dei dipendenti se lunedì 27 incroceranno le braccia, come hanno annunciato: sarebbe l'ennesima beffa per i poveri utenti. L'azienda dei trasporti, in questo senso, è la rappresentazione più emblematica di una città ormai completamente fuori controllo. Tanto da finire addirittura sulle pagine del rispettato quotidiano americano New York Times: «A volte mi chiedo se questo sia un servizio da primo o da terzo mondo», le parole della 64enne Liliana Marelli, raccolte dai giornalisti statunitensi mentre la donna soffriva l'ondata di caldo su un autobus senza aria condizionata.

Palude politica
Anche il New York Times, del resto, si accoda alla lettura politica fatta pure su queste pagine nei giorni scorsi: Ignazio Marino si è dimostrato finora un sindaco onesto, ma totalmente inefficiente. «Un Forrest Gump», scherza la testata d'oltre Atlantico. Che la ricerca di una soluzione ai problemi del tormentato trasporto pubblico romano sia un passaggio cruciale per la Giunta lo conferma anche lo spazio che, nell'odierna intervista a Repubblica in cui illustra i suoi piani per uscire dalla palude, gli dedica lo stesso primo cittadino: «Penso che vadano migliorati i controlli, i manuali delle procedure – dichiara – Credo che ci debba essere più rigore in questi comportamenti e so che moltissimi dipendenti Atac condividono questa visione e soffrono con me queste difficoltà. Ho trovato un'azienda in difficoltà economiche, che cannibalizza i vecchi mezzi per trovare i pezzi di ricambio. Abbiamo riportato la legalità contabile, ora dobbiamo migliorare la qualità della vita». Tra un anno i romani vedranno i risultati, promette: e viene da chiedergli perché questo lavoro non l'abbia iniziato già un anno fa.

Serve l’ok di Renzi
Ma il nodo Atac è fondamentale non solo per la vita quotidiana dei cittadini, bensì anche per gli equilibri politici. Per evitare che l'azienda cada nel baratro, infatti, serve una ricapitalizzazione: «Abbiamo trovato Atac in una condizione fallimentare, con centinaia di milioni di debiti – prosegue ancora Marino a Repubblica – Nel 2013, accanto alla voce "trasferimenti" dalla Regione c'era uno zero. Poi sono arrivati 140 milioni. Milano ne riceve più del doppio. Anche per i trasporti penso a un partner industriale che possa dare un contributo ad Atac. Mi metto nei panni del cittadino che ignora il nuovo corso di questo cda e vuole che l'autobus passi in orario, che non sia stracolmo, che ci sia l'aria condizionata. Lo voglio anche io, ma senza risanamento è impossibile anche sperarlo». Per portare all'ultima fermata questo progetto che immetterebbe nuovi denari nelle disastrate casse della società, però, serve il decisivo ok del governo Renzi. Che negli ultimi giorni è tornato a mostrare un volto tutt'altro che benevolo nei confronti del sindaco di Roma: «Si occupino di cose concrete – ha intimato a lui e al siciliano Rosario Crocetta – mettano a posto la città, sistemino la sanità e si smetta tutti i giorni di guardare a strani e complicati giochi: se sono in grado di governare bene, se no vadano a casa e basta con la telenovela».

Far fuori Marino sulle spalle dei romani
Renzi sembra avere tutti gli interessi politici per portare al voto la Capitale insieme alla Regione Sicilia nella prossima primavera. Lo dimostra anche il fatto che il segretario del Pd non ci stia «mettendo la faccia», come dice lui, sul coraggioso (e stentato) tentativo di rimpasto di Marino: servono «dai tre ai cinque nuovi assessori», secondo il presidente del partito Matteo Orfini, ma il premier non mette a disposizione nessuno dei suoi. Anzi, sta per ritirare anche la sua fedelissima assessora al Bilancio, Silvia Scozzese, che potrebbe dimettersi subito dopo l'assestamento dei conti da 30 milioni che arriverà in Giunta nelle prossime ore. Se Renzi decidesse di staccare la spina alla ricapitalizzazione di Atac, con ogni probabilità anche l'esperienza amministrativa di Ignazio Marino arriverebbe contestualmente al capolinea. Peccato che, ancora una volta, a pagare lo scotto dei giochini di palazzo sarebbero nel frattempo i cittadini romani.