31 luglio 2025
Aggiornato 10:00
M5s plaude a Tsipras e Varoufakis

M5S: Tsipras ha fatto la rivoluzione. Adesso tutti fuori dall'euro

I parlamentari grillini di Camera e Senato plaudono alla scelta del premier greco Alexis Tsipras e del ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, che annunciano il referendum del 5 luglio per dare la possibilità alla popolazione greca di scrivere ancora il proprio destino

ROMA - «Una rivoluzione per il continente europeo». Sul blog di Beppe Grillo un lungo post commenta le parole del primo ministro greco Alexis Tsipras e del ministro delle Finanze ellenico Yanis Varoufakis. Dopo cinque mesi di trattative con «quel mostro moderno chiamato Troika», il governo della Grecia ha preso una «decisione storica»: tornare alle urne e dare la possibilità alla popolazione greca di scrivere ancora il proprio «destino». A parlare sono i grillini della Commissione esteri di Camera e Senato, che plaudono alla decisione forte di Syriza che dimostra così di non voler tradire il suo mandato elettorale.

Nessuna alternativa per Tsipras
I pentastellati scrivono che, come ha sostenuto sin dall'inizio l'economista francese Jacques Sapir, per il premier Tsipras «non c'è mai stata alternativa tra l'austerità senza fine imposta imposta da un nuovo Memorandum o il ritorno alla propria sovranità fiscale e monetaria». Non c'è una strada diversa da intraprendere: austerità ed euro «sono due facce della stessa medaglia», spiegano i pentastellati. Ed è lo stesso Alexis Tsipras a confermarlo, affermando che al «ricatto» dell’ultimatum dell'Europa che chiede alla Grecia di accettare «una severa e degradante austerità senza fine e senza prospettive di ripresa economica, vi chiedo di rispondere in maniera sovrana e orgogliosa, come la nostra storia ci chiede».

L'unica strada è l'uscita dall'Euro
L'unico modo per sfuggire alla pressione dell'euro che continua ad affossare il Paese è urlare un forte e chiaro «no» al referendum del prossimo 5 luglio. Il «no» ai «creditori» europei è la sola strada da intraprendere per emanciparsi «dalle catene dell'euro e dell'austerità», continuano i parlamentari a 5 stelle. L'analisi messa in campo dai grillini è chiara e lascia intendere senza mezzi termini che per la Grecia non c'è scampo se non si sceglie l'uscita dalla moneta unica. Per tre anni la Troika ha messo in campo progetti di «salvataggio» per la Grecia: «Non c'è più sanità» ora. La classe media è sulla via dell'estinzione e la disoccupazione ha toccato massimi storici, raggiungendo il 25%; parlando di salari – continuano i 5 stelle – i greci possono aspirare a cifre che vanno dai 300 ai 450 euro al mese («perlopiù quelli a cui aspira il governo italiano con il suo JobsAct», dicono). Per non parlare delle aspettative di vita: secondo alcuni studi le prospettive di vita media sono, infatti, scese di tre anni e i suicidi attribuibili a ragioni economiche sono aumentati negli ultimi due anni del 35%.

Le promesse di Syriza e l'Italia ridicola
I 5 stelle plaudono a Syriza, che, non deludendo i suoi elettori, ha mantenuto un «comportamento fermo e dignitoso», aprendo a nuove vie diplomatiche con i Paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), non limitandosi a cedere ai «ricatti» dell'Ue, ai quali cede quotidianamente il nostro premier non eletto da nessuno». Come continuano i pentastellati, oggi assistiamo ad una corsa al sostegno della Grecia da parte dei partiti italiani, sia di destra che di sinistra. Un sostegno che appare agli occhi dei 5 stelle come «ridicolo e ipocrita», alla luce del fatto che quegli stessi partiti «hanno contribuito al dramma umanitario in corso ad Atene».

L'Europa del Sud sta cambiando
Qualcosa di grosso sta accadendo nel sud dell'Europa. Come la Grecia di Syriza, anche la Spagna di Podemos potrebbe, in breve tempo, arrivare ad un referendum per uscire dalle costrizioni dell'euro. Presto – scrivono i 5 Stelle – l'Europa del Sud «spezzerà le catene dell'austerità», dando il via ad un «nuovo percorso di alleanza sulla base della solidarietà e non dell'austerità; sulla base dei diritti delle persone e non delle merci; sulla base della redistribuzione e non del profitto di banche e multinazionali».