19 aprile 2024
Aggiornato 18:00
Le alleanze dopo il voto

Salvini-Grillo, matrimonio impossibile?

Renzi viene ridimensionato ma resiste. E la vittoria in Liguria della destra rende ancora più complicata la sfida per leadership fra l’uomo vincente della Lega e Berlusconi.

ROMA - Lasciamo stare i dati. Come al solito si prestano ad ogni interpretazione a seconda che i confronti vengano fatti con tornate elettorali non omogenee o siano frutto di apparentamenti fra partiti e liste che fanno capo ad un leader locale. Guardiamo invece alle grandi aggregazioni. I numeri primi registrano: 1) il quasi sorpasso dell’astensionismo su chi, invece, va ancora a votare; 2) una vittoria 5 a 2 a favore del centro sinistra sul centro destra e quindi un Renzi ammaccato, ma ancora vincente; 3) il grande balzo in avanti di Salvini e Grillo; 4) la resurrezione di Berlusconi.

L’UOMO AL COMANDO È SOLO - Se il campo di osservazione si restringe ancora, alla ricerca del significato primo di queste elezioni regionali un risultato emerge su tutti gli altri: Matteo Renzi da oggi non più un uomo solo al comando, ma semplicemente un uomo solo. Gli avversari esterni, ma soprattutto quelli interni al suo partito, sono riusciti a fargli terra bruciata intorno e a farlo precipitare dalla vetta del 42 per cento conquistato alle europee, ad altitudini dove a insidiargli lo scettro non c’è più un esercito di nani, ma una truppa di pari grado che in molti casi hanno raggiunto la sua altezza, e in alcuni casi sono già riusciti a superarlo. C’è solo un ultima barricata dietro la quale Renzi può sperare di approntare una difesa vincente, ed è costituita dalla difficoltà degli ex nani, in prima istanza a mettersi d’accordo fra di loro, e successivamente a trovare un punto di incontro con l’ex gigante di Arcore. Dove sono riusciti a trovare l’intea, in Liguria, hanno vinto o hanno rasentato il colpaccio, come in Umbria.

A CHI LA GUIDA DELLA DESTRA? - Ma la conquista della roccaforte rossa, invece di scioglierlo, finirà per complicare ancora di più il nodo della leadership a destra. Berlusconi esce infatti ringalluzzito e rafforzato dall’affermazione della coalizione guidata dal fedelissimo Toti. Inevitabile però chiedersi se, alla luce del voto di queste regionali, sia riproponibile il modello di una Lega che si fa da parte per lasciare la strada libera a Berlusconi. In Liguria questo gesto di cortesia ha portato al successo Giovanni Toti, sul quale alla vigilia nessuno avrebbe scommesso un euro. Ma Salvini può consegnare le chiavi della destra a Berlusconi dopo il successo clamoroso ottenuto dalla sua politica e il ridimensionamento pauroso, in termini di voti nazionali, dell’ex Cavaliere? Nello stesso tempo, Salvini può fare a meno a livello nazionale dell’ex premier, visto che nell’Italia centrale ha ottenuto un risultato che è anche andato al di là delle previsioni, ma in Puglia ha ottenuto appena il 2 per cento e in Campania ha addirittura rinunciato a presentarsi?

L’ASTENSIONISMO È UN VOTO - Finché a destra non verrà risolto questo rebus Matteo Renzi può quindi dormire sonni tranquilli. A meno che le aggregazioni future non vengano riviste alla luce di un Paese che sempre di più esprime istanze ben lontane dalle logiche e dalle convenienze tradizionali. Di che stiamo parlando? In primo luogo dell’astensionismo. Nel giro di pochi anni gli italiani da stacanovisti del voto sono passati ad una sfiducia cosmica nei confronti del valore della partecipazione. Insomma sta prevalendo l’idea che sia inutile andare a votare «perché tanto non cambia nulla». A cascata, con il «non voto», c’è poi il clamoroso successo di movimenti antisistema come quelli guidati da Salvini e da Grillo.

AFFINITÀ DA RIVEDERE - Ora, se si guarda agli obiettivi perseguiti e alle motivazioni che spingono molti italiani a votare per la Lega o per il 5 Stelle, balza agli occhi che c’è qualcosa che non quadra nelle attuali alleanze. Come si può far finta di non vedere che le affinità che oggi legano il gruppo dirigente di Forza Italia con la ventata rinnovatrice introdotta da Salvini, rispetto al passato, sono ridotte al lumicino? Il patto del Nazareno non è stato un incidente di percorso, ed è fallito per la voglia di fare l’asso piglia tutto di Renzi, non per una incompatibilità sulle finalità dei contraenti. Detto papale papale, oggi la politica di Berlusconi (a meno di rivolgimenti copernicani) appare molto più compatibile con quella di Renzi che con quella di Salvini.

SALVINI-GRILLO, COSÌ LONTANI, COSÌ VICINI - Ormai si è visto che c’è un blocco di riformisti moderati (a loro volta attraversati da forti correnti conservatrici) che si contrappone ad un blocco di riformisti radicali. Al blocco dei riformisti radicali appartengono sicuramente quegli italiani che ieri hanno ingrossato le fila della Lega Nord e del Movimento Cinque Stelle. Se solo si mettessero intorno ad un tavolo queste due forze politiche potrebbero facilmente verificare che i punti di convergenza che le unisce sono ben maggiori di quelli che le dividono. A quel punto ( con Grillo e Casaleggio, forse disponibili, come sembra, a non esercitare un ruolo politico in prima persona) l’alleanza elettorale sarebbe una logica conseguenza. Come lo sarebbe la vittoria a mani basse, secondo i risultati usciti da voto di queste regionali, nei confronti di un Pd dilaniato dalle risse interne.

POLITICA O FANTAPOLITICA - Nel cercare di intravedere gli esiti futuri della politica italiana c’è una sola certezza: se lo stravolgimento di equilibri che abbiamo sopra ipotizzato restasse un esercizio di mera fantapolitica, Matteo Renzi potrà continuare a trastullarsi tranquillamente con la play station in attesa del voto anche quando i capelli neri che ha in testa saranno stati scalzati definitivamente da una bella chioma bianca.