20 marzo 2023
Aggiornato 13:30
Il prefetto Postiglione: inadeguata l'Agenzia dei beni confiscati

Dadone: «Nella lotta alle mafie, lo Stato ha perso»

Il prefetto Umberto Postiglione, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, denuncia l'inadeguatezza di metà del personale che lavora nell'Agenzia. Alla luce di questa importante dichiarazione, il Movimento 5 Stelle interroga il governo con un'interpellanza urgente, ma nessuna risposta.

ROMA - Il capogruppo alla Camera del Movimento 5 Stelle, Fabiana Dadone, dichiara in una nota che «L'agenzia dei beni confiscati è bloccata e inadeguata» e sottolinea che ad affermarlo non è il M5s ma il prefetto Postiglione, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Secondo il prefetto, l'Agenzia non sarebbe formata da personale competente e, addirittura, la metà di esso sarebbe incapace di svolgere il proprio lavoro. Alla luce di questa dichiarazione, la deputata Dadone interroga il governo con un'interpellanza urgente: da una parte una dichiarazione di inadeguatezza e dall'altra la mancata designazione del Consiglio Direttivo dell'Agenzia dei beni confiscati. Nessuna risposta: tutto rimane com'era. In un'intervista al DiariodelWeb.it, il capogruppo Dadone commenta la situazione.

In una nota lei scrive che «L'agenzia dei beni confiscati è bloccata e inadeguata». Perché?
Il fatto che l'Agenzia dei beni confiscati è bloccata e inadeguata non sono stata io a dirlo, ma è stato proprio il direttore dell'agenzia il prefetto Postiglione. In merito io mi sono limitata a prendere quella che è stata la sua dichiarazione, cioè che ci sono troppi pochi dipendenti e che solo la metà di questi sono competenti, e che metà e più non lo sarebbero, mentre se Postiglione avesse avuto almeno altre sedi e il doppio dei dipendenti avrebbe potuto lavorare in maniera migliore. Essendo Postiglione nominato dal ministero dell'Interno, così com'è il Comitato direttivo, ci dovrebbe essere un altro organo collegiale insieme a chi dirige l'Agenzia dei beni confiscati, che lavora insieme a Postiglione, di questi uno è stato coinvolto in una inchiesta di mafia – poi si è dimesso – ma i nomi non risultano ancora presenti sul sito dell'Agenzia, quindi non si conoscono i profili, sono stati nominati molto dopo il termine. Alla luce di tutta questa situazione ho chiesto al governo se condividesse ancora quanto detto da Postiglione, se ci fosse quindi ancora un rapporto di fiducia con il direttore dell'Agenzia dei beni confiscati e quali sarebbero state, a questo punto, le iniziative da loro intraprese. Il fatto che non funzioni è abbastanza sotto gli occhi di tutti, tant'è che anche in Commissione Antimafia, fin da subito si era proposta tutta la Commissione di tentare di creare una proposta che fosse valida per riuscire a rendere l'agenzia maggiormente efficiente nella riconsegna dei beni in mano alla società. Perché il problema è che questi beni non ritornano immediatamente nelle mani dei cittadini, ma si innesca un meccanismo molto rischioso per cui essi ritornano nella mani di quelli a cui sono stati tolti.

Quale è stata la risposta del governo?
La risposta è stata che c'è stato un disegno di legge fatto dal governo che è adesso in esame al Senato e loro sanno che, in effetti, l'Agenzia non non funziona al massimo ma si impegneranno. Non mi hanno mandato nemmeno un ministro, un sottosegretario o un vice ministro competente, quindi dell'Interno o della Giustizia, ma è stato uno delle Politiche agricole a rispondere. Questo la dice lunga sull'interesse del governo.

E sembra assurdo che non si ponga attenzione al problema, visto che la lotta alla mafia parte proprio dall'attaccare il patrimonio della criminalità organizzata.
Certo, è proprio questo il punto. Giovanni Falcone diceva che bisogna seguire i flussi finanziari e il denaro per riuscire a battere la mafia, perché più togli finanze, denaro, strumenti e più riesci a spegnere il fenomeno. Altrimenti se non si riesce a fare una lotta efficiente in quel senso non si riesce nemmeno a far capire alle persone, proprio a livello culturale, che esiste la possibilità di battere la mafia. Perché altrimenti la sensazione è che sia imbattibile, se i beni non vengono mai consegnati.

Se l'Agenzia fosse davvero efficiente ci sarebbe, inoltre, un ritorno concreto da parte dello Stato rispetto all'utilizzo dei beni confiscati.
L'ideale è che venissero consegnati alle associazioni. Adesso in parte vengono consegnati alle associazioni che si occupano di contrasto alle mafie oppure vengono assegnate ai comuni. Il problema è che molto spesso, queste assegnazioni sono molto lunghe e ritardate nei tempi e, quindi, quando il bene arriva ad essere riconsegnato alla società abbiamo un'usura temporale che è pazzesca. E questo è un grane problema: non si può assegnare un terreno o un edificio dieci anni dopo il sequestro, senza manutenzione, e quando, infine, ci si trova ad ottenere questo edificio, bisogna investire tantissimo denaro per restaurarlo. A volte chi potrebbe riuscire a riqualificarlo non riesce a farlo per mancanza di denaro. E si tratta davvero di ingenti patrimoni: erano stati quantificati addirittura trenta miliardi, tra patrimoni mobili, immobili e denaro liquido.

È in linea, quindi, con il pensiero del magistrato Nicola Gratteri, che pochi giorni fa, nel denunciare l'inefficacia dell'Agenzia dei beni confiscati, suggeriva un'anticipazione sulla destinazione finale prima della condanna definitiva.
Sarebbe l'ideale, assolutamente sì.

Alla luce di quanto ha detto, pensa che da parte del governo Renzi ci sia la volontà di attivarsi concretamente nel contrasto alla mafia?
A me pare di no. Ma semplicemente perché, una dichiarazione come quella di Postiglione che sostiene che nell'Agenzia metà delle persone non siano competenti, per un governo normale dovrebbe essere disarmante, perché quello non è solo uno strumento per togliere beni alla mafia, è proprio un simbolo di una rinascita culturale, di una possibilità di visione differente del Paese. Non si può accettare così con noncuranza e pochissimo stupore il fatto che il Direttore dell'Agenzia dica «Sì, metà delle persone non sono in grado di fare questo lavoro». Questo a mio parere è sconvolgente. Renzi, in quel momento, avrebbe dovuto dire qualcosa. Se non lui, almeno Alfano, che ha nominato Postiglione.

Nella nota lei ha affermato che «Un bene confiscato e abbandonato è il segno evidente della sconfitta dello Stato». È un segnale forte che lanciate.
Per noi è importantissimo, perché partiamo dal concetto di legalità dentro le minime cose, per noi fondamentali. Non candidare i condannati, fedina penale pulita, blocco dei vitalizi ai mafiosi, cose che per qualsiasi cittadino sono assolutamente normali, qui dentro diventano una crociata impressionante. Quindi anche garantire un funzionamento adeguato di questa Agenzia è necessario.