19 marzo 2024
Aggiornato 09:00
L'Istat diffonde i dati: nel 2014 5mila nati in meno del 2013

Allarme demografia: seguire il modello francese?

Il 2014 è stato l'anno con il più basso tasso di natalità dall'Unità d'Italia con solo 509 mila nati, cinquemila in meno rispetto al 2013. Colpa di una errata politica della famiglia? Forse. Basta, infatti, volgere lo sguardo ai vicini Paesi europei per comprendere come bonus e incentivi a madri e bambini possano rappresentare un importante impulso alle nascite.

ROMA - Solo 509 mila nati nel 2014. cinquemila in meno rispetto al 2013 e le stime parlano chiaro: quest'anno si è raggiunto il livello minimo di natalità dall'Unità d'Italia. È l'Istat a diffondere i dati e a evidenziare le discrepanze rispetto a quelli dell'anno passato. Nel 2014 la stima del numero medio per donna è di 1,39, lo stesso dato riscontrato nel 2013. la media dell'Unione europea è di 1,58 figli, secondo l'Eurostat, mentre per l'Italia si attesta a quella del 2007, con 1,4. Quello che l'Istat sottolinea è che questi numeri evidenziano l'insufficienza del ricambio generazionale. Ad aumentare è solo l'età media delle donne che diventano madri: come documentato dall'Istat, infatti, è posticipata e da 31 anni nel 2007 si passa a 31,5 nel 2014.

IL NORD FECONDO - Il primato della natalità si conferma in Trentino Alto Adige, dove la media dei figli per donna sfiora l'1,7. A seguire la Valle D'Aosta con 1,55. Il nord Italia in generale, con una media di 1,46, si conferma la porzione più prolifica dello stivale, ad eccezione della Liguria, dove la media è, invece, di 1,35. Il Centro registra un valore di 1,36, mentre il Mezzogiorno si attesta a 1,32, e nessuna regione in particolare sembra registrare una fecondità di livello superiore rispetto alla media nazionale. L'istat comunica, inoltre, che non ci sarebbero particolari differenze rispetto alla nazionalità delle madri: l'81% è italiana, il restante 19% è straniera. Per la prima volta la media di bambini per madre tra gli stranieri scende sotto i due, attestandosi a 1,97. Per quelle di cittadinanza italiana, la media è di 1,31, mentre nel 2013 era di 1,29.

IL TRAND NEGATIVO - Dal rapporto diffuso dall'Istat, nel 2014 i morti sono stati 597mila, quattromila in meno rispetto al 2013. i dati quindi confermano quella tendenza che caratterizza la dinamica naturale della popolazione in negativo dal 2007: come riportato da La Repubblica, è una «tendenza evidenziata negli ultimi anni che vede progressivamente dilatarsi la forbice tra nascite e decessi: da -7 mila unità nel 2007, a -25 mila unità nel 2010, fino a -86 mila nel 2013. Il tasso di natalità scende dall'8,5 per mille nel 2013 all'8,4 per mille nel 2014, mentre il tasso di mortalità scende dal 10 per mille al 9,8 per mille».

COLDIRETTI: INIZIO CALO NASCITE NEL 2008 - Coldiretti commenta i dati diffusi dall'Istituto nazionale di statistica, affermando che il crollo delle nascite sarebbe iniziato con la crisi economica nel 2008, quando si è registrata una netta inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti, per proseguire, poi, fino al 2014 con il picco più basso di natalità, con il 12% in meno di nati in meno rispetto all'anno di inizio della crisi. Sarebbero 68mila le nascite in meno nel 2014, secondo le stime di Coldiretti, sempre rispetto al 2008. «La riduzione delle nascite è un segnale preoccupate per un Paese che deve tornare a crescere e - aggiunge la Coldiretti - deve significare un maggiore impegno a sostegno della famiglia che rappresenta il nucleo di riferimento della società e della gran parte delle imprese italiane». 

UNO SGUARDO ALL'ESTERO - Un segnale negativo quello comunicato dall'Istat al quale, però, potrebbe esservi rimedio. Per consentire un più equo ricambio generazionale, bisognerebbe pensare a strumenti e sistemi che agevolino le famiglie, consentendo loro di essere nella posizione di potersi permettere di avere un figlio. Il fatto che – come testimoniato dall'analisi di Coldiretti – il calo delle nascite abbia coinciso con l'inizio della crisi economica, evidenzia senza alcun dubbio la necessità avvertita da parte delle coppie di disporre di una base economica salda per mettere al mondo un bambino. Forse l'Italia potrebbe volgere lo sguardo all'estero e seguire l'esempio di Paesi come Germani, Gran Bretagna e Francia. In Germania, ad esempio, esiste una politica della famiglia precisa ed efficiente che prevede contribuiti mensili statali per ogni bambino, sussidi di maternità anche per le libere professioniste e asili nido per lo più economici. In Gran Bretagna, invece, le neomamme hanno il diritto ad essere seguite da un'ostetrica a domicilio e su contributi che lo Stato concede esclusivamente per il bambino.

L'ESEMPIO DELLA FRANCIA - I bonus per i bambini in Francia sono straordinari se paragonati a quelli dell'Italia. Alla nascita, lo Stato francese offre un incentivo che va dagli 800 ai mille euro, in relazione al proprio reddito. Alla nascita del bambino la CAF (Caisse d’allocation familiales) apre i diritti a una serie di agevolazioni volte a sostenere concretamente la vita dei primi tre anni del bambino. I genitori sono chiamati a scegliere tra un congedo di tre anni della mamma o del papa, e in questo caso si avrebbe diritto ad un massimo di 500-600 euro al mese, con il posto di lavoro obbligatoriamente conservato; oppure un contributo per l’impiego di una baby sitter a domicilio: il contributo viene stabilito in funzione del reddito della famiglia e varia dai 170 ai 700 euro mensili se la mamma riprende il lavoro. I contributi della baby sitter, inoltre, sono a carico dello Stato. Gli asili nido pubblici, inoltre, non costano nulla, perché coperti dalle tasse e lo Stato francese è attento nella promozione di agevolazioni sul lavoro per le madri, come ad esempio la concessione del part time, in cui sarà ancora lo Stato a completare lo stipendio. Anche riguardo la sanità, madri e bambino sono fortemente aiutate dallo Stato: a partire dai tre mesi di gravidanza, infatti, visite, cure, analisi ed ecografie risultano a carico dello Stato, oltre al corso pre parto e all'ostetrica a domicilio. Anche dopo il parto il bambino viene accompagnato nella crescita dallo Stato francese. Esiste, infatti, una struttura chiamata PMI (Protection medicale infantile), gestita da puericultrici che si occupano di somministrare un esame, quasi settimanalmente, del bambino – monitorandone peso, crescita, allattamento – e della madre.