L'usura, la faccia più brutta della crisi
Tra i peggiori effetti della crisi economica, la crescita incontrollata dell'attività usuraia. Tra le vittime, famiglie e ceto medio, oltre alle imprese. La deputata di Sel Lara Ricciatti sottolinea l'incredibile espansione del fenomeno in una regione, come le Marche, tradizionalmente da esso poco interessata. In Italia, tra il 2011 e il 2013 tale piaga sociale è cresciuta del 30%
ROMA - Tra i peggiori effetti della crisi economica, vi è quello che riguarda la crescita del fenomeno dell'usura. Le conseguenze della crisi del lavoro, della perdita del potere d’acquisto di stipendi e salari a fronte di modelli di vita sempre più consumistici fanno infatti incuneare l’attività usuraia in tutti gli strati sociali della popolazione, aprendosi a quel luogo di crocevia di altri reati economici (dalle truffe ai riciclaggi), obiettivo e mezzo proprio delle organizzazioni criminali più aggressive. Si è occupata della problematica la deputata di Sel Lara Ricciatti, che ha presentato un'interrogazione parlamentare alla Camera sull'argomento.
USURA: BRUTTO EFFETTO DELLA CRISI - L'interrogante ha in particolar modo citato le ricerche effettuate nel 2014 dall'Ufficio studi della CGIA di Mestre, che hanno rilevato «come tra la fine del 2011 e lo stesso periodo del 2013, la diminuzione degli impieghi bancari alle famiglie e alle imprese è stata di 97,2 miliardi di euro". A fronte di tale diminuzione degli impieghi bancari, sono numerosi i nuclei familiari e le aziende in disperata difficoltà, che infine hanno fatto ricorso all'usura. Un dato particolarmente preoccupante, secondo la Ricciatti, si riferisce alla regione Marche, solitamente poco interessata dal fenomeno. Infatti, «nel rapporto 'L'usura: quando il credito è nero' del 2010 [...], l'Eurispes, nel tracciare una mappa del fenomeno usura in Italia attraverso l'Iru (Indice di rischio usura), segnalava le Marche come una regione a rischio «Medio»; ancora nel 2012, secondo i dati forniti durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario 2013, l'usura aveva un andamento in controtendenza (-42 per cento)". Addirittura, «ancora nel 2012, secondo i dati forniti durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario 2013, l'usura aveva un andamento in controtendenza (-42 per cento)».
NELLE MARCHE, NEL 2014 AUMENTO DEI CASI D'USURA DEL 115% - La situazione marchigiana sembra essere velocemente cambiata negli ultimi due anni, soprattutto con l'aumento di fenomeni criminali di stampo organizzativo. «L'agenzia Ansa il 22 gennaio 2015 ha divulgato una anticipazione dei dati allegati alla relazione del presidente della corte d'appello di Ancona Carmelo Marino dai quali emergerebbe nel 2014 un aumento dei casi di usura pari al 115 per cento". Non solo nelle Marche, però, gli usurai fanno affari d'oro. Secondo un'inchiesta della Repubblica dello scorso dicembre, nel corso del 2013 in Emilia Romagna i reati di usura sono aumentati del 219 per cento (schizzando dai 21 del 2011 ai 67 nel 2013, con 31 denunce e 43 vittime accertate). Stesso discorso per la Lombardia, dove imperversa la criminalità organizzata e il numero delle denunce è cresciuto del 54 per cento (da 48 nel 2011 a 74 nel 2013). Allarme rosso anche nel Lazio: lì gli arresti nell'ultimo anno sono incrementati di oltre il 20 per cento rispetto al biennio precedente. A livello generale, dunque, in Italia il fenomeno si è espanso e i reati riscontrati dalle forze dell'ordine sono cresciuti del 30 per cento (da 352 del 2011 ai 450 del 2013).
CETO MEDIO MAGGIORE VITTIMA DI USURA - Ad essere sotto usura è specialmente il ceto medio. Impiegati, liberi professionisti, ma anche pensionati: a rivolgersi agli strozzini non sono più solo gli imprenditori o i giocatori d'azzardo. Negli ultimi cinque anni il 52 per cento dei soggetti che si sono rivolti agli ambulatori della Federazione delle associazioni antiracket e antiusura (Fai) dislocati sul territorio nazionale sono persone con un reddito fisso, le famiglie della porta accanto. Nel mirino, però, anche le imprese. Le cause che scatenano l'ingigantirsi del fenomeno sono molteplici. «La più preoccupante - ha spiegato il presidente della Fai Tano Grasso a Repubblica - è legata all'indebitamento tramite finanziarie. Si rivolgono ai nostri sportelli centinaia di impiegati in giacca e cravatta e con buoni stipendi, costretti a vivere con 200 euro al mese. Il meccanismo è il seguente: molti stipulano due o più contratti di finanziamento per cifre esigue ma con tassi di interesse anche oltre il 10 per cento. Ogni società al momento della firma non controlla se il soggetto abbia già altri finanziamenti in essere, perché in caso di insolvenza potrà avvalersi sul Tfr». Addirittura, sono arrivati gli usurai anche nel pubblico impiego: il numero dei sovraindebitati è cresciuto in maniera talmente massiccia da creare un nuovo prototipo di malvivente: l'impiegato-usuraio.
RICCIATTI: FERMIAMO QUESTA EMERGENZA SOCIALE - Insomma: una vera e propria piaga sociale, contro la quale l'esecutivo deve prendere tutti i provvedimenti necessari. Di questo avviso la Ricciatti, che, specificatamente per il caso marchigiano, ha infatti chiesto al governo «quali misure stia assumendo o intenda assumere il Ministro interrogato per arginare il fenomeno dell'usura nelle Marche; se l'aumento di casi riscontrati sia in qualche modo da attribuire all'intensificarsi della presenza di clan legati al malavita organizzata nelle Marche, principalmente di stampo camorrista e ‘ndranghetista». In pericolo, tante famiglie e imprese che, disperate e frustrate per le difficoltà economiche, si mettono nelle mani di persone o organizzazioni senza scrupoli.