19 aprile 2024
Aggiornato 23:30
Oggi la parola finale sulla legge elettorale

L'ultima volta di Renzi e il Cavaliere

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, si incontreranno oggi alle 18 per discutere di legge elettorale e delle riforme in generale. Ma, ha chiarito il premier ieri sera a Porta a Porta, «penso sia l'ultimo» incontro. Renzi si dice deciso ad andare avanti per la sua strada: «Non è più possibile aspettare per le riforme».

ROMA - Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, si incontreranno oggi alle 18 per discutere di legge elettorale e delle riforme in generale. Ma, ha chiarito il premier ieri sera a Porta a Porta, «penso sia l'ultimo» incontro.

LO STRAPPO IN SALITA DEL PREMIER - Il premier ha sottolineato che si è trovato nella posizione di dover velocizzare la situazione perché si era vicini ad una degenerazione, deleteria per il Paese: «Un'accelerazione, come i ciclisti ho fatto uno strappo in salita perché sulle riforme era entrata in circolazione l'idea che pur di non aver problemi si poteva far finta di niente, si buttava la palla in tribuna». In questo quadro, ha detto il premier facendo riferimento alla riunione di Forza Italia svolta ieri nel pomeriggio, «leggo dichiarazioni un po' strane» da parte di Forza Italia come «'prendiamoci tempo sulla legge elettorale, non c'e' fretta...'». Ma «sono anni che si discute della legge elettorale».

IL PROBLEMA DEI BRUNETTA - Ha aggiunto, ancora, il premier: comunque «speriamo che abbiano fatto la pace. Io credo che Berlusconi voglia fare l'accordo istituzionale, conviene a tutti che le regole del gioco si facciano insieme. Poi abbiamo idee diverse sulla giustizia, sul fisco. Ma se poi c'e' Brunetta che fa il controcanto...». Insomma, ha rilevato Renzi, «il problema non è Berlusconi ma i suoi, i Brunetta». Renzi ha poi chiarito ancora una volta che «le regole del gioco si fanno insieme, ma ciò non significa che se non sono d'accordo non si fanno». Anche perché «sono venti anni che si aspetta di fare le riforme. Nei palazzi si è perso il senso dell'urgenza che invece c'è nei cittadini».

POLVERINI: RENZI NON PUO' FARE A MENO DI NOI - Aumentano le polemiche, intanto, attorno al testo della legge elettorale. Se ieri era stato Brunetta a criticare il premier, oggi da Forza Italia si alza la voce di Renata Polverini. «Quella legge elettorale così non va bene», ha sostenuto la parlamentare di Forza Italia in un'intervista a La Repubblica chiarendo FI «ha deciso di rimanere in campo per le riforme. Non saremo mai noi a lasciare il tavolo, c'è molto da fare. Né Renzi può fare a meno di FI. Deve però rinunciare ai diktat. Poi può anche decidere di fare le riforme con i grillini, ma credo che sia nel suo interesse avere un interlocutore affidabile come noi». «Mi sembra che l'esito dell'accordo di maggioranza - ha detto Polverini - stravolga la filosofia dell'Italicum. Non c'è solo il problema del premio di lista, ma anche la questione dei piccoli partiti: FI é sempre stata per uno sbarramento alto e non c'è un arretramento da parte nostra su questo punto. Con il premio di lista il partito del premier - che alle ultime Europee ha raccolto il 40,8% - decide di andare al governo da solo. É una forzatura. A me il premio di lista non convince assolutamente».

TABACCI: NON CEDIAMO A BERLUSCONI - Ma alle polemiche del centrodestra berlusconiano arrivano le risposte del centrosinistra. «Se si alzasse lo sbarramento dal 3% al 5% come vuole Berlusconi, a fronte ad un premio di maggioranza così ampio alla sola lista che prende più voti, vorrebbe dire che c'è un accanimento». Lo ha detto a SkyTG24 il leader del Centro Democratico Bruno Tabacci. «E' giusto che i partiti minori non diventino un ostacolo alla governabilità, ma il diritto di tribuna non può essere cancellato. E non dimentichiamo che la legge elettorale è collegata inscindibilmente alla riforma della Costituzione. Forza Italia ha già ottenuto i capilista bloccati. L'allargamento a forze dell'opposizione non può scassare la maggioranza. In questa trattativa - conclude Tabacci - ognuno ha ceduto su qualcosa e alla fine è stato trovato un punto di equilibrio che non credo convenga rimettere in discussione».