28 marzo 2024
Aggiornato 20:30
Per il premier vohgliono spaccare il paese

Renzi: la Cgil sfrutta il dolore

E' in atto un "disegno" per "spaccare il Paese" tra imprenditori e lavoratori, con l'obiettivo tutto politico di mettere in difficoltà il governo "sfruttando il dolore di disoccupati, cassintegrati e precari". E' l'accusa di Matteo Renzi, che alza ancora il livello dello scontro con il sindacato e la Cgil in particolare.

ROMA - E' in atto un «disegno» per «spaccare il Paese» tra imprenditori e lavoratori, con l'obiettivo tutto politico di mettere in difficoltà il governo «sfruttando il dolore di disoccupati, cassintegrati e precari». E' l'accusa di Matteo Renzi, che alza ancora il livello dello scontro con il sindacato e la Cgil in particolare. La cui replica non si fa attendere: nelle parole del premier «c'è molto nervosismo», con l'evocazione «ancora una volta di fantasmi e complotti», ma «è proprio la strada imboccata dal governo quella che divide il Paese», dicono da Corso d'Italia. Una replica che ricorda quella di Pippo Civati, esponente della minoranza Pd: «E' Renzi che divide il Paese» tra «gufi e innovatori», tra «giovani e vecchi», tra «nuovi virgulti e vecchia guardia».

IL PREMIER ATTACCA LA CGIL - Il palcoscenico stavolta è l'assemblea degli imprenditori a Brescia. Fuori dalla sala, il corteo degli antagonisti e dei centri sociali vive momenti di tensione con le forze dell'ordine, e anche il corteo della Fiom ha il governo come bersaglio. Ma dentro la fabbrica Palazzoli il premier insiste: «Vogliono cambiare premier? Ci provino, io ho altro di cui preoccuparmi. Ma non facciano delle difficoltà di chi non ha lavoro, il campo di gioco dello scontro politico. Si affronti il Jobs Act per quello che è: se vogliono attaccare il governo scelgano altre strade, non il dolore dei cassintegrati, dei disoccupati o dei precari».

SE CI SARA' BISOGNO, METTEREMO LA FIDUCIA - Anche a Brescia, il premier si mostra determinato nel portare a termine le diverse riforme ed è proprio qui, nel fatto che «per la prima volta» si fanno le cose «promesse da vent'anni», la causa del conflitto: «Ieri dicevano che eravamo ragazzini, oggi che siamo poteri forti. Facciamo paura, perché hanno capito che questa è la volta buona", twitta Renzi. Insomma, nessun passo indietro rispetto a quanto dichiarato stamattina al Tg5: «Se ci sarà bisogno di mettere la fiducia sul Jobs Act, metteremo la fiducia».

LAVORI IN CORSO NEL PD - In realtà, è ancora in corso la trattativa all'interno del Pd (Guerini e Speranza da un lato, Damiano dall'altro) per cercare una mediazione in commissione Lavoro della Camera. "Lavorio" che viene confermato anche da palazzo Chigi, senza però sbilanciarsi sulla possibilità di arrivare ad un «punto di caduta» che consenta di evitare divisioni al momento del voto. Tanto che, è il dubbio di qualche esponente della minoranza Pd, «potrebbe essere una finta trattativa per poi lasciare tutto invariato mettendo la fiducia in Aula». Insomma, un modo per spingere l'ala sinistra del partito verso l'addio. Esito che Civati esclude: «Non so più come ripeterlo: non c'è nessuna volontà da parte mia di costituire un soggetto politico». Ma «se il Pd si spacca per irresponsabilità di chi lo guida» ad andarsene - avverte - non sarà «un pezzo di sinistra radicale di idioti» ma un'area «grandina che non è un atomo». Ma sull'altro fronte anche Ncd alza i toni, difendendo il testo del Jobs Act come uscito dal Senato e dicendo no ad ogni ipotesi di modifica.