26 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Meno uno: si ritira Catricalà

Fumo nero sulla Corte Costituzionale

Dopo nove bocciature, uno dei due candidati alla Consulta sceglie il bel gesto. Ora bisognerà vedere cosa farà Violante. Lunedì si riprendono le votazioni nella speranza che il teatrino politico scriva la parola fine sul tormentone della Consulta.

ROMA - C’è chi sostiene che Silvio Berlusconi sia infuriato: anche alla nona chiamata un nutrito drappello dei suoi ha rischiato l’ira e la mannaia del capo sui loro nomi ai prossimi appuntamenti elettorali pur di non seguire l’ex Cavaliere sul nome di Antonia Catricalà, il quale alla fine ha fatto il bel gesto di ritirarsi.
Altri raccontano che Matteo Renzi se ne stia appollaiato sulla rive del fiume dove scorre il Transatlantico di Montecitorio in attesa che passino anche le spoglie dell’ex comunista Luciano Violante, plurimpallinato da presunti compagni di partito.

L’incognita Violante
Vedremo come andrà a finire, ma quello che si è visto nei giorni scorsi basta per poter dire che se
in ballo non ci fosse una istituzione indispensabile alla vita democratica del paese, come la Corte Costituzionale, ci sarebbe stato di che divertirsi con il gossip prodotto ad ogni seduta per l’elezione dei due prossimi giudici della Corte Costituzionale. Purtroppo, invece, c’è poco da ridere se le mura che ospitano i garanti della nostra «magna charta» diventano ogni ora più grigie, annerite dal fumo nero che arriva dalle Camere riunite a Montecitorio.
Il fallimento di ben nove votazioni per eleggere i due ermellini rimanda infatti a veti, patteggiamenti e scambi di promesse o favori che non possono non inquietare, visto che al centro di queste manovre che si svolgono nei corridoi e negli anfratti della Camera dei Deputati ci sono due figure istituzionali che dovrebbero essere garanti non di partiti o addirittura di fazioni, ma di tutti i cittadini in nome e per conto di quel libro mastro di ogni democrazia rappresentato dalla Carta.

Nove fumate nere
La cronaca è nota. Anche nella nona chiamata i due candidati indicati da Fi e Pd, Luciano Violante e Antonio Catricalà, non hanno raggiunto i tre quinti del quorum richiesto per essere eletti, il primo si è fermato a 458 voti il secondo a 368.
Donato Bruno, l'altro candidato gradito a una parte di Fi, ha ottenuto 120 voti. Le schede bianche sono state 69, le nulle 27 su 813 schede scrutinate.
Il presidente di turno, Simone Baldelli, costatato l’ennesimo insuccesso della votazione ha quindi annunciato che «poichè nessuno ha ottenuto i tre quinti si dovrà procedere a un decimo scrutinio che si terrà lunedì 15 settembre, alle ore 15».

Grillo: è inciucio continuo
E’ difficile dare torto in questa occasione a Beppe Grillo che nel suo blog ha scritto: «Per l'elezione dei membri della Corte Costituzionale e del Csm stiamo assistendo all'ennesima spartizione di potere fra Forza Italia e Partito Democratico. Il patto del Nazareno, evidentemente, contiene indicazioni chiare anche sull'occupazione di organi costituzionali, che dovrebbero essere super partes».
Forse Grillo in questa circostanza ha addirittura peccato di cautela nei toni usati per criticare quanto sta avvenendo nel nostro Parlamento.

Super partes vuol dire ancora qualcosa?
Senza voler togliere nulla alla politica, alla quale la stessa Costituzione attribuisce il compito di eleggere alla Consulta ermellini di nomina parlamentare, deve essere ben chiaro che i prescelti sono comunque tenuti a non proteggere interessi di parte, ma unicamente a far rispettare e correttamente interpretare il dettato della Carta.

Accanimento terapeutico: Catricalà stacca la spina
L’accanimento terapeutico nel voler insistere su due nomi imposti dalla casa madre di due partiti, e l’insistenza con la quale i due candidati sono stato rifiutati, è la prova provata che gli interessi in gioco sono così alti da rendere i padroni delle nomine incuranti dell’impatto che questo loro agire può provocare sull’opinione pubblica e del tutto indifferenti al disdoro e al senso di sfiducia che può ricadere sull’Istituzione.
Il ritiro di Catricalà, sebbene tardivo, ha cancellato una parte del grigio che in questi giorni si è depositato sulle mura della Corte Costituzionale. Si spera che il lavoro di una totale sbiancatura sia portato a termine dalle Camere riunite al più presto, a partire dalla prossima seduta fissata per lunedì prossimo.