23 aprile 2024
Aggiornato 12:30
Riforme costituzionali

Primo via libera alla riforma Renzi

Ieri si è concluso l'esame degli articoli, in tutto 40, con poche modifiche. Ma il Movimento 5 stelle ha contestato duramente il Presidente del Senato Pietro Grasso accusato di essere «servile» nei confronti del governo e della maggioranza e di togliere loro il diritto di intervenire.

ROMA - Questa mattina l'Aula del Senato darà il primo via libera alla riforma costituzionale del governo Renzi. Ieri si è concluso l'esame degli articoli, in tutto 40, con poche modifiche. Ma il Movimento 5 stelle ha contestato duramente il Presidente del Senato Pietro Grasso accusato di essere «servile» nei confronti del governo e della maggioranza e di togliere loro il diritto di intervenire.

In forse la presenza di Matteo Renzi domani a palazzo Madama. Il clima, infatti, potrebbe essere incandescente in vista del voto finale anche se tra le opposizioni circola l'ipotesi di abbandonare l'Aula per evidenziare che la riforma appartiene solo ad una parte politica.

Dopo la notturna di ieri una conferenza dei capigruppo ha stabilito che oggi si sarebbe andati avanti a oltranza per concludere domani con il voto finale. Un'accelerazione che ha riacutizzato le proteste dei grillini che hanno creato momenti di tensione e confusione in Aula fino alla espulsione da parte di Grasso di un senatore M5S. Nella sola giornata di oggi sono stati approvati ben 15 articoli, tra i quali il superamento del bicameralismo perfetto nella funzione legislativa, ad eccezione che sulle leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali, le leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali in materia di referendum popolare.

Di rilievo le modifiche in tema di legge di bilancio apportate dall'Aula al testo licenziato dalla commissione. La prima stabilisce che la futura Camera politica abbia l'ultima parola a maggioranza semplice sulle leggi di bilancio a fronte di eventuali rilievi del futuro Senato delle autonomie. La seconda prevede il rafforzamento dei poteri di Palazzo Madama nelle modifiche alla legge di contabilità, che regola il contenuto della legge di bilancio, le norme volte ad assicurare l'equilibrio tra le entrate e le spese dei bilanci e la sostenibilità del debito.

Via libera anche al doppio quorum per i referendum abrogativi se verranno raccolte 500mila firme resterà la maggioranza assoluta degli aventi diritti, se 800mila firme la maggioranza dei votanti alle ultime elezioni politiche.

La riforma introduce poi la corsia preferenziale per i disegni di legge del governo, che avranno un iter prioritario escluse le materie che restano di competenza anche del Senato, le leggi elettorali, di ratifica di trattati internazionali e le leggi per cui è prevista una maggioranza speciale, come quelle di contabilità pubblica e costituzionali.

Con le modifiche al titolo V della Costituzione si introducono i costi standard nelle spese che competono agli enti locali, ossia «indicatori di riferimento di costo e di fabbisogno che promuovono condizioni di efficienza». E' prevista anche la possibilità di commissariare regioni, comuni e città metropolitane in caso di default. Limite agli stipendi degli amministratori regionali, (giunta, presidente e consiglieri) legandoli a quelli dei sindaci dei comuni capoluogo di regione.

Con un emendamento della Finocchiaro si allarga ai presidenti emeriti la platea dei 100 senatori. Secondo il testo uscito dalla commissione (articolo 39 disposizioni finali) infatti i senatori di nomina presidenziale non avrebbero dovuto superare il numero di cinque, compresi i senatori a vita già nominati e quelli di diritto già presenti. Ai senatori a ita resterà anche l'indennità che invece i loro colleghi percepiranno solo in quanto consiglieri regionali o sindaci dai rispettivi enti.

Nelle disposizioni finali ci sono anche l'integrazione tra il personale della Camera e quello del Senato, il sistema elettorale proporzionale con liste bloccate per la prima elezione del nuovo Senato e infine una grossa novità in termin di taglio dei costi della politica: vengono aboliti i rimborsi per i gruppi politici consiliari. «Non possono essere corrisposti rimborsi o analoghi trasferimenti monetari recanti oneri a carico della finanza pubblica - si legge nel testo approvato oggi - in favore dei gruppi politici presenti nei Consigli regionali».

La riforma sarà applicata dopo lo scioglimento di entrambe le Camere. Il ministro delle riforme, Maria Elena Boschi ha ribadito «l'impegno perchè siano i cittadini a decidere se questa riforma entrerà in vigore oppure no, è un impegno che i partiti di maggioranza hanno assunto - ha spiegato - e che confermiamo di fare in modo che, anche laddove ci fossero le condizioni per raggiungere i 2/3 dei voti in Parlamento, non saranno raggiunti per scelta politica».