L'ostruzionismo rallenta l'iter delle riforme
Intanto il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, che oggi è tornata in Aula per la replica del governo, ha difeso con le unghie il suo ddl dalle contestazioni che le sono piovute addosso dagli scranni dei senatori di M5S e Sel che accusano il governo di varare una riforma autoritaria.
ROMA - L'ostruzionismo delle opposizioni rallenta ancora l'iter della riforma costituzionale al Senato. Ormai nessuno dubita del fatto che per arrivare all'approvazione almeno in prima lettura a palazzo Madama bisognerà 'sudare' fino all'8 agosto. E non è detto che il risultato sia scontato. Intanto il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, che oggi è tornata in Aula per la replica del governo, ha difeso con le unghie il suo ddl dalle contestazioni che le sono piovute addosso dagli scranni dei senatori di M5S e Sel che accusano il governo di varare una riforma autoritaria. «Sono solo allucinazioni», ha detto Boschi ricordando che questa riforma è attesa da anni e ha un consenso ampio come mai prima d'ora. Perciò, ha avvertito: «l'ostruzionismo ci potrà anche portare a lavorare di più e a sacrificare le ferie ma dobbiamo mantenere l'impegno con i cittadini».
Oggi l'Aula avrebbe dovuto iniziare a votare la mole immensa di emendamenti, oltre 7.800, ma la richiesta di rinvio in commissione per un approfondimento avanzata da M5S, Sel e Lega prima e poi gli interventi per illustrare gli emendamenti, che soltanto ai primi due articoli della riforma sono più di 4.500, hanno impegnato l'assemblea per tutta la giornata (le sedute questa settimana proseguiranno eccezionalmente fino alle 22). Nel Pd nessuno si illude: senza un accordo con le opposizioni, tra le quali oggi si è inserita a pieno titolo anche la Lega a suon di ultimatum, sarà difficile arrivare all'obiettivo imposto da Matteo Renzi di concludere entro l'estate a meno che non si ricorra alla cosiddetta 'ghigliottina', ossia un contingentamento dei tempi e dei voti. Paolo Romani lo dice senza tanti giri di parole: «La presidenza del Senato può trovare in capigruppo un'intesa che potrebbe formalizzare un meccanismo per accelerare il dibattito», con strumenti come il 'canguro', previsti dal regolamento del Senato, che consentono l'accorpamento delle votazioni. Ma al momento non c'è nessun segnale in questo senso.
Per ora infatti la linea scelta dalla maggioranza è attendista, forse anche in vista del ritorno del premier dall'Africa stasera, e in considerazione del fatto che da giovedì pomeriggio l'Aula dovrà interrompere l'esame delle riforme per licenziare il decreto competitività che deve poi andare alla Camera.
La relatrice Anna Finocchiaro si è mostrata comunque tranquilla e fiduciosa, aprendo ad alcune piccole correzioni che potrebbero riavvicinare anche le opposizioni: «Su alcune questioni che sono oggetto di un approfondimento è possibile trovare un punto di incontro per arrivare anche a una più fisiologica discussione sul testo». ad esempio «sugli strumenti di democrazia diretta e sulle leggi di iniziativa popolare, poi si può definire meglio il ruolo del Senato sulla partecipazione alle decisione europea e sul Bilancio, che è di responsabilità esclusiva del governo, ma su cui il Senato deve poter entrare quando si tratta di autonomia del territorio e infine sul Presidente della Repubblica si può fare in modo che il Senato partecipi senza soffrire lo squilibrio numerico con la Camera, su questo ci si può lavorare».
«Fi e Pd sono gli assi portanti di questa riforma, perciò qualunque modifica va concordata dai due contraenti del patto che prevede anche la legge elettorale», ha avvertito subito il capogruppo di Fi chiedendo il rispetto del patto siglato tra Berlusconi e Renzi.
Dalle opposizioni invece nessun segnale di cedimento: «Non ci è arrivata nessuna richiesta di incontro e anche se ci fosse - ha detto Loredana De Petris, capogruppo di Sel, principale responsabile dell'ostruzionismo - noi comunque non ritireremo i nostri emendamenti su elezione diretta del Senato e riduzione del numero dei deputati».
Restano sul piede di guerra anche i dissidenti di Fi e Gal che però non impensieriscono più di tanto i vertici azzurri, convinti che alla fine molti dei frondisti si piegheranno a più miti consigli.
- 13/10/2022 Daniele Trabucco: «Perché il presidenzialismo può eliminare gli eccessi della partitocrazia»
- 10/09/2021 Maggioranza divisa anche sulle riforme. Pd-M5s: «Proviamoci». Lega: «Impossibile»
- 04/09/2020 Giovannelli: «Perché dire sì al taglio dei parlamentari ci renderà più efficienti»
- 08/08/2016 Meloni: «No a riforma costituzionale di Renzi, non abolisce il Senato e riduce la democrazia»