19 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Riforme Costituzionali

Da lunedì si vota sul «nuovo» Senato

Resta da sciogliere il nodo sull'immunità dei nuovi senator, il governo ha sollevato dubbi sull'ipotesi che venga affidata alla Corte costituzionale il giudizio sulle autorizzazioni all'arresto dei parlamentari.

ROMA - Ancora uno slittamento sulle riforme costituzionali al Senato. Ieri l'ufficio di presidenza ha allungato da ieri sera a oggi alle 11 il termine per presentare i subemendamenti al ddl costituzionale su Senato e titolo V ma comunque da lunedì la commissione Affari costituzionali entrerà nel vivo con le votazioni alle proposte di modifica. Resta da sciogliere il nodo sull'immunità dei nuovi senator, il governo ha sollevato dubbi sull'ipotesi che venga affidata alla Corte costituzionale il giudizio sulle autorizzazioni all'arresto dei parlamentari.

«Aspettiamo di capire dal dibattito in commissione quale può essere la soluzione più ragionevole - ha spiegato la ministra Maria Elena Boschi - ci sono varie proposte, trasversali, c'è un testo base del governo sull'articolo 68, troveremo una soluzione ragionevole», ha assicurato ammettendo che l'ipotesi di affidare a una sezione speciale della Consulta il giudizio sull'autorizzazione all'arresto dei parlamentari «desta perlessità maggiori anche a livello comparativo perchè non esiste in nessun altro paese l'intervento di un organo terzo, comunque è una delle proposte sul tavolo, è autorevole e la valuteremo». In verità sembra che l'orientamento prevalente sia quello di lasciare le cose così come sono, ossia mantenere intatto l'articolo 68 della Costituzione, e valido sia per il Senato che per la Camera, sulle prerogative parlamentari che prevedono insindacabilità, autorizzazione all'arresto e all'uso delle intercettazioni.

Roberto Calderoli che ieri aveva annunciato un emendamento su questo punto per affidare il vaglio alla Consulta fino a questa sera non aveva ancora avanzato la sua proposta che in ogni caso, se ci fosse, sarebbe a titolo personale e non insieme alla correlatrice Anna Finocchiaro. Per l'abolizione dell'immunità invece sono i cosiddetti 'dissidenti' del Pd guidati da Vannino Chiti che domani presenteranno alcuni subemendamenti tra i quali anche uno che cancella la seconda parte dell'articolo 68 della Carta e prevede per i parlamentari solo l'insindacabilità. Chiti riproporrà anche la questione della riduzione del numero dei deputati.

Sul fronte di Fi invece nessuna preclusione riguardo al'immunità ma invece una questione sulla proporzionalità della rappresentanza del nuovo Senato. Gli azzurri temono che il nuovo Senato sia sbilanciato nella sua composizione e anche che questo comporti uno strapotere della maggioranza nella elezione del Presidente della Repubblica.

Ncd invece ha rilanciato il tema della elettività dei senatori in un subemendamento che prevede vengano eletti sì dai consigli regionali ma in un 'listino' a parte in modo da non dargli una doppia funzione. Un punto sul quale però non intendono porre diktat, assicurano dal partito di Alfano, anche perchè il governo non sembra disponibile ad aprire a questa ipotesi restando fermo sull'idea che il nuovo Senato non debba comportare costi per il bilancio dello Stato.

Oggi è stato anche il giorno dell'incontro tra Matteo Renzi e i cinque stelle sulla legge elettorale. Ai grillini il premier ha chiesto di partecipare attivamente anche alla riforma costituzionale e forse il tempo supplementare concesso ai subemendamenti servirà anche a questo. «Vi chiediamo se siete disposti a ragionare di riforme costituzionali, visto che siamo ormai nell'immediata scadenza della discussione al Senato delle riforme costituzionali - ha detto il premier durante l'incontro in streaming a Montecitorio - Ci farebbe piacere se su questi temi poteste confrontarvi ancora».