«Basta ricatti, l'Esecutivo comunque tiene»
Il primo ministro Letta: « Non voglio esser premier per forza perché non si può votare, non funziona così la democrazia. Oggi è stato fatto un passo avanti importante: noi siamo iper-determinati ad andare avanti, e vogliamo mostrare coesione, la stessa di questi 5 mesi»
ROMA - L'Aula della Camera ha confermato la fiducia al governo Letta con 435 voti a favore, 162 voti contrari. I deputati presenti al voto erano 597.
SUBITO LEGGE ELETTORALE - Il presidente del Consiglio, nel chiedere di poter continuare con l'esperienza di governo ha specificato: «Non voglio esser premier per forza perché non si può votare, non funziona così la democrazia. Al di là qualunque polemica, è interesse di tutti, il primo è il mio, lo dico francamente, la democrazia funziona perché se un governo non gode della fiducia si cambia governo o si va a votare. Vogliamo assolutamente spingere ed accelerare per cambiare la legge elettorale. Al Senato con la procedura d'urgenza nel mese di ottobre si può fare».
BASTA RICATTI, DIMOSTRATO CHE GOVERNO TIENE - Letta ha ricordato che l'Italia ha bisogno di un «governo nel pieno delle sue funzioni, con una chiara maggioranza. Ha bisogno di un governo, ma non di un governo qualunque, ma nel pieno delle sue funzioni e con una chiara maggioranza che lo sostiene. Un governo che fa le sue scelte ed è in grado di portarle avanti. Il governo ha bisogno che non ci siano ricatti, anche perché si è dimostrato che il governo non casca».
GIUSTIZIA E GOVERNO COSE SEPARATE - La fiducia ottenuta al Senato «sia chiaro che è un risultato che ci sarebbe stato comunque, per essere chiari in fondo», ha spiegato il premier, aggiungendo che «è importante che siamo qui, più forte e coesi, a patto che sia chiaro che il risultato sia un voto come lo intendo io, rispetto al quale intendo lavorare mantenendo fermo il punto della separazione tra governo e giustizia. L'attività governo ha bisogno che ci sia da parte di tutti attenzione, impegno, scelte e soprattuto serietà nel portarle avanti, ha bisogno che non ci siano risse».
NON GOVERNO A TUTTI COSTI - Letta ha poi rivendicato: «Altre volte in cui ho detto che non avrei governato a tutti costi, c'era chi pensava che non lo dicevo sul serio. Ma io lo penso veramente, dalla settimana scorsa, quando era chiaro che non si poteva andare avanti così, non c'era altra possibilità che chiedere un chiarimento senza se e senza ma. Abbiamo passato una settimana di su e giù tra fiducia e sfiducia, possibilità che si andasse al voto, alcuni hanno espresso esplicitamente, dentro e fuori la maggioranza, la preferenza per il voto anticipato, a fine novembre. Penso che sarebbe un errore».
ORA AGIRE SU CUNEO FISCALE - Il presidente del Consiglio ha quindi illustrato come intende affrontare la legge di stabilità: «Il cuore della legge di stabilità sarà la riduzione del cuneo fiscale, per le imprese ma anche per i lavoratori. C'è assolutamente bisogno di un segnale chiaro nelle buste paga degli italiani, così come che le imprese abbiano un segnale sulla convenienza ad assumere. Il cuore della legge di stabilità sarà quello. Il tempo che abbiamo perso in queste settimane pesa, purtroppo, è pesante. Arriviamo col fiatone alla scadenza del 15 ottobre. Se era valido prima lo è ancora di più adesso: il parlamento dovrà avere un ruolo da protagonista sulla legge di stabilità. Ma sono convinto che ci sia la voglia di fare questi passi e di farli bene. Sono convinto che il passo che stiamo facendo oggi è di consapevolezza fondamentale».
Anche perché ha ricordato Letta: «Siamo ancora dentro la crisi, pesantemente, e i dati sulla disoccupazione giovanile diffusi ieri sono lì a ricordarcelo. La necessità drammatica, che ad aprile ci ha portato qui, di affrontare le tre grandi emergenze» tra cui quella istituzionale e quella economica, «è ancora tutta qui. Questo lavoro può essere un lavoro che ci fa guardare lontano e che può permettere anche alle nuove generazioni di affacciarsi e assumersi le loro responsabilità».
RIFORME COSTITUZIONALI - Quindi Letta ha parlato del percorso di riforme costituzionali che ha in mente: «Il primo tema su cui dobbiamo correre dopo questo periodo di crisi è fare quei cambiamenti fondamentali della Carta costituzionale che non toccano i principi generali ma sono essenziali, altrimenti ci troveremo ancora nell'impasse della politica: senza rompere il bicameralismo paritario le istituzioni non funzioneranno. Vi chiedo più fiducia reciproca, non toccheremo i principi fondamentali della Costituzione che sono alla base del nostro stare insieme».
ELOGIO DI STABILITA' - Il premier ha ironizzato sulla sua «passione» per la stabilità: «Ho fatto l'elogio della stabilità, su questo sono spesso preso in giro. Ma vorrei ricordare cosa ha significato per il nostro paese la stabilità politica.... Durante il miracolo economico abbiamo avuto tre primi ministri, poi si è succeduto praticamente un governo all'anno, e anche quest'ultimo ventennio abbiamo avuto 14 governi. Nello stesso periodo in Germania hanno avuto tre cancellieri. Insisto su questo punto».
Concludendo il suo intervento Letta ha detto: «Oggi è stato fatto un passo avanti importante: il governo è iper-determinato ad andare avanti, e vuole mostrare coesione, la stessa di questi 5 mesi. Voglio ringraziare tutti, anche i sottosegretari che si sono dimessi, ringrazio il Parlamento per la fiducia che vorrà darci, per il sostegno esigente emerso dal dibattito di oggi, e ringrazio il Paese per la fiducia che ci vorrà dare: questa volta è una fiducia ben riposta. Sono convinto che non abbiamo più tempo a disposizione, percepisco che la pazienza del paese è finita. Lo percepisco dal senso quasi di sollievo, ma di sollievo rabbioso, delle centinaia, migliaia di messaggi che mi sono arrivati. Percepisco tutta la rabbia e il senso di attesa smarrita».