28 marzo 2024
Aggiornato 09:30
La crisi siriana

«Fermarsi prima che sia troppo tardi»

È il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, dalle colonne del quotidiano ufficiale della Santa Sede a dare nuova voce alle preoccupazioni di Papa Francesco e a sostenere il suo forte appello per la pace in Siria

CITTÀ DEL VATICANO - «Fermarsi prima che sia troppo tardi». Perché «rispondere alla violenza con la violenza in Siria significherebbe innescare una drammatica spirale che avrebbe 'irreparabili sviluppi' per tutta la regione. Ma anche perché i primi a subirne le conseguenze sarebbero i cristiani d'Oriente, che 'soffrono con tutto il popolo di quella nazione' e non vogliono essere considerati 'stranieri'». È il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, dalle colonne del quotidiano ufficiale della Santa Sede a dare nuova voce alle preoccupazioni di Papa Francesco e a sostenere il suo forte appello per la pace in Siria.

«Si può fare finta di niente. Ma - ha ammonito il cardinale - non si può non vedere e non ascoltare la sofferenza e il grido di chi geme per la violenza e per la guerra. L'accorato appello del Santo Padre all'Angelus di domenica scorsa è venuto dal cuore di un padre preoccupato per le sorti dell'intera umanità. Di fronte alla corsa alle armi, che ha ulteriormente inasprito l'estenuante conflitto, e alla concreta possibilità di un ulteriore intervento armato entro il confine siriano, il Papa ha sentito tutta l'urgenza di chiedere che ci si fermi, prima che sia troppo tardi. È prevedibile, infatti, la malaugurata conseguenza di un coinvolgimento di altri Paesi nel conflitto con irreparabili sviluppi».

«Per questo - ha evidenziato Sandri - Francesco si è rivolto indistintamente a tutti: a chi ha le armi, cominciando da quelle di distruzione di massa, e a chi le fornisce. A tutti ha chiesto di fermarsi».