24 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Intervista online del Premier, scoppia la polemica

Monti, Berlusconi e lo spread a 1.200

L'intervista sul Wall Street Journal a Monti sta già suscitando polemiche, soprattutto nel centrodestra: il premier non è tenero con l'esecutivo Berlusconi. «Se il governo precedente fosse ancora in carica lo spread dell'Italia sarebbe a 1.200 o qualcosa del genere»

ROMA - Due paginate sull'edizione cartacea di questa mattina per elogiare il governo Monti, poi la pubblicazione dell'intervista sul sito online: il Wall Street Journal ha scelto questa strategia per dare rilievo al lungo colloquio avvenuto «il mese scorso» con il presidente del Consiglio italiano (l'epoca resta indeterminata, Monti cita il vertice europeo del 28 e 29 giugno). E' la medesima strategia - lancio sul cartaceo, testo intervista online - che il WSJ aveva del resto utilizzato il 27 giugno per l'intervista - anche quella realizzata in inglese - al ministro del Lavoro Elsa Fornero.

L'intervista di giugno suscitò infinite polemiche perché il WSJ sul cartaceo sintetizzò l'opinione del ministro con la formula «work is not a right, it has to be earned», «il lavoro non è un diritto, bisogna guadagnarselo», laddove Fornero, come si vide poi dalla trascrizione dell'intervista online, aveva detto «a job is not a right», un posto di lavoro non è un diritto acquisito.

L'intervista a Monti sta già suscitando polemiche, soprattutto nel centrodestra: il premier non è tenero con l'esecutivo Berlusconi. «Se il governo precedente fosse ancora in carica lo spread dell'Italia sarebbe a 1.200 o qualcosa del genere» afferma. «Lo spread è ancora alto perchè il nostro debito è obiettivamente molto alto e i mercati hanno cominciato a rendersi conto in modo drammatico che la governance dell'eurozona è debole». E Monti prosegue sulla necessità di «cambiare la mentalità degli italiani»: «Spero che il mio governo aiuti a cambiarla. Non intendo dire che bisogna sostituire la mentalità italiana con quella tedesca» puntualizza. «ma ci sono certi aspetti del comportamento italiano, come la solidarietà spinta fino alla collusione, che sono alla radice di cose come l'evasione fiscale, che il mio governo combatte con strumenti e impegno senza precedenti».

A due giorni dall'intervista a Der Spiegel che ha fatto scalpore, Monti torna sui rapporti con la Germania e gli altri partner europei. «La Francia ha fatto molte meno riforme di quelle che abbiamo fatto noi, ma nonostante questo il loro spread è più basso. Il motivo è che si ritiene che la Germania non mollerà mai la Francia».

Come nel caso dell'intervista a Fornero, comunque, il quotidiano finanziario americano si schiera apertamente a favore del governo tecnico italiano. Le pagine sull'edizione cartacea sono uscite con il titolo «The Italian Job: Premier Talks Tough to Save Euro»: «Il compito dell'Italia: il premier parla duro nel tentativo di salvare l'euro». Il «professore» rappresenta - scrive il Wsj - «un'anomalia in Europa: un leader non eletto chiamato a realizzare impopolari cambiamenti nei cui confronti i politici del Paese erano riluttanti. Monti fa affidamento sulla tolleranza dei principali partiti politici italiani e non ha un suo potere di base, ad eccezione della sua credibilità personale». «La sua natura disciplinata è più tedesca che italiana», prosegue il Wsj, mentre il suo senso dell'umorismo «è decisamente più britannico». Da questa estate il presidente del Consiglio italiano si trova però «in un circolo vizioso», visto «che più propone misure impopolari, più i partiti politici minacciano di ritirare l'appoggio al suo governo».

Negli estratti pubblicati online, Monti va in dettaglio sulla questione del mandato della Bce e torna sui rapporti fra governi e l'istituto di Francoforte guidato da Mario Draghi. «Molti europei direbbero che l'Europa non ha fatto abbastanza: in particolare c'è un aspetto dell'Europa che è strutturalmente sbagliato, in nessun altro posto si trova una valuta che non è supportata da uno Stato, quindi bisogna cambiare il mandato della Bce». Tuttavia Monti contesta questa visione: «Io non sono in favore di una modifica del mandato della Bce, non perchè non penso che all'Europa serva una politica più vigorosa per la crescita, ma perché penso che dovrebbe venire da altri aspetti della politica economica. Il mio timore è che se il mandato della Bce dovesse includere la crescita, come fa la Federal Reserve, sarebbe un alibi per noi, i politici dell'Europa, per non farci fare le cose che dovremmo fare. Ma la Bce dovrebbe restare veramente indipendente nelle sue strategie; è essenziale che i governi non interferiscano».