1 maggio 2024
Aggiornato 10:30
Il futuro del Governo Monti

Ipotesi urne non preoccupa Monti: Ora «spending review»

Il Premier non crede al voto in ottobre e prepara con Giarda i tagli alla spesa pubblica. Lungo faccia a faccia questo pomeriggio con il presidente del Consiglio, al quale il ministro ha presentato in anteprima il rapporto che illustrerà tra pochi giorni a tutti colleghi

ROMA - Da parola tabù fino a poche settimane fa, le elezioni tornano ad affacciarsi nel dibattito politico. Ma Mario Monti non è affatto preoccupato, continua a organizzare l'attività del suo governo sull'arco della legislatura, a cominciare dalla spending review, ormai arrivata alla stretta finale.
Le parole di Silvio Berlusconi, «è possibile che si vada a elezioni a ottobre» per mano della sinistra, non destano più di un'alzata di spalle a palazzo Chigi, tanto più che colui che dovrebbe essere il «killer», Pier Luigi Bersani, come osservano dallo staff del Professore si è subito premurato di sgombrare il campo dall'ipotesi: «Il Pd ha dato una parola e la mantiene, si vota in primavera. Se Berlusconi ha un'altra idea lo dica, ma non è autorizzato a parlare per noi», è la replica del segretario democratico.

SPENDING REVIEW - Chiusa così la questione, la giornata di Monti ieri si è concentrata invece sulla spending review, cui sta lavorando da mesi il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda, in raccordo con tutti gli altri dicasteri. Che il lavoro di Giarda sia arrivato alla stretta finale, lo dimostra il lungo faccia a faccia avuto questo pomeriggio con il presidente del Consiglio, al quale il ministro ha presentato in anteprima il rapporto che illustrerà tra pochi giorni a tutti colleghi. Un'analisi di tutte le «criticità» della spesa pubblica, che arriverà sul tavolo del prossimo Consiglio dei ministri. In quella sede si deciderà se procedere con un provvedimento legislativo ad hoc, o se rimandare a diversi atti, soprattutto amministrativi, da parte dei ministeri interessati. Oppure, ed è la strada più probabile, se i vari interventi si declineranno in entrambi i modi, in tempi diversi, passando per il Parlamento per gli interventi politicamente più sensibili.

SPESE CORRENTI DELLA PA - Ma soprattutto si deciderà quanto affondare il bisturi nella carne delle spese correnti della Pubblica Amministrazione. Perchè l'alternativa, come Giarda aveva già spiegato in un'intervista alla Stampa di qualche settimana fa, è tra continuare a garantire un certo livello di servizi, mantenendo su alcuni settori gli attuali livelli di spesa, oppure decidere di dirottare sul privato funzioni ora assolte dal pubblico, per tagliare drasticamente le spese. Strada, quest'ultima, che vedeva la contrarietà dello stesso Giarda, che pure ha negato contrasti all'interno dell'Esecutivo. Ma anche il viceministro all'Economia Vittorio Grilli ieri ha fatto notare che tagliare la spesa produce effetti negativi sulla crescita, il primo grande problema dell'Italia del 2012. Più determinato Corrado Passera, il quale invece spinge per un intervento drastico, che prima di tutto faccia centrare gli obiettivi di finanza pubblica, e poi risparmi altri 4 miliardi circa per evitare l'aumento di due punti delle aliquote Iva del 10 e del 21% che altrimenti scatterà dal prossimo 1 ottobre.

I MINISTRI SONO TUTTI D'ACCORDO - Una questione tutta «politica», spiegano dal governo, che verrà decisa dal premier insieme ai ministri nella prossima riunione del Cdm. Anche se da palazzo Chigi assicurano che sul tema «non ci sono affatto due linee nell'esecutivo». Ovvero «tutti i ministri sono d'accordo sulla necessità di tagliare, e tutti sono d'accordo sulla necessità di non intervenire per tagli lineari». La soluzione di Monti passa dunque per un lavoro di cesello, che «tagli la spesa improduttiva e salvaguardi quella che ha effetti positivi sulla crescita».