L'Europa si poggia sulle spalle di «Mister Monti»
Obama sostiene il Premier italiano, anche per premere sulla Merkel. Monti: Le agenzie di rating apprezzano le nostre politiche. Marini (Pd): Se non si riduce il debito niente crescita. Fini: La Politica e le parti sociali progettino l'Italia del 2020
ROMA - L'Italia è tornata. «Dopo un'assenza durata un paio di decenni, l'Italia è tornata ad essere protagonista sulla scena europea e il destino di Mister Monti potrebbe coincidere con quello dell'Europa intera», scrive oggi Philip Stephens nel suo commento sul Financial Times.
Questo ritorno sul palco ha un forte sostenitore: gli Stati Uniti. Dal recente annuncio della Casa Bianca dell'imminente visita di Mario Monti a Washington trapela un inusitato entusiasmo verso il nuovo capo del governo italiano, tanto da poter essere letto come segue: «Obama sostiene Monti su tutta la linea, incluso quando mette pressione su Merkel».
«L'era di Silvio Berlusconi ha messo fine all'influenza italiana» sulla politica europea, dato che il Cavaliere era «schivato dai suoi colleghi europei, e considerato, a seconda dei casi, come una fonte di irritazione o imbarazzo». Al contrario, il suo successore «è diverso, su ogni livello».
Mario Monti «ha un paio di carte da giocare», si legge sul Ft: la prima riguarda la debolezza dell'elite politica italiana, talmente malridotta da lasciargli, quasi certamente, almeno un anno di tempo per portare a termine le sue riforme. La seconda carta nelle sue mani «è che lui si può permettere di parlare chiaro alla Germania», dall'alto dell'indiscutibile professionalità dimostrata quando era commissario europeo. E Obama lo sostiene quando Monti dice a Merkel che «un'austerity senza limiti potrebbe trasformare il fiscal pact in un patto suicida».
Ma il vero test che Monti deve superare è quello di liberalizzare l'economia. E lo stesso vale per l'Europa che si trova di fronte a una sfida: adattarsi ad un mondo in cui non è più lei a dettare le regole degli scambi e della produzione. «Per questa ragione, ciò che Monti sta facendo in Italia, è davvero fondamentale» per tutta l'Europa.
Monti: Le agenzie di rating apprezzano le nostre politiche - I declassamenti decisi dalle agenzie di rating, ultima questa sera Fitch, rilevano problemi noti come l'elevato debito italiano e il deficit di governance dell'Eurozona, ma promuovono le politiche del governo italiano. Lo ha sottolineato il premier Mario Monti, spiegando al Tg1 di prendere questi giudizi «con distaccata serenità».
Marini (Pd): Se non si riduce il debito niente crescita - E' impossibile pensare alla crescita senza abbattere il debito pubblico. Lo ha detto il senatore Pd Franco Marini: «Sta crescendo la consapevolezza della necessità di un serio intervento di riduzione del debito pubblico. Da tempo sostengo che occorra, con decisione e coraggio, aggredire la montagna del debito, la cui eccezionale consistenza, 120% del Prodotto interno lordo, è la principale causa delle nostre difficoltà finanziarie e della speculazione dei mercati. Solo per spesa per interessi ci avviamo, quest'anno, ad un esborso di poco inferiore ai cento miliardi di euro: in presenza di cifre del genere è impossibile fare politiche efficaci di crescita dell'economia col rischio concreto che i sacrifici chiesti agli italiani non diamo i frutti attesi».
Secondo Marini «gli strumenti per la riduzione del debito a cui il governo può ricorrere non sono infiniti: alienazione del patrimonio pubblico, privatizzazioni, prelievi straordinari sui patrimoni più consistenti. Noto con favore che anche nel centrodestra si sta facendo strada una disponibilità in tal senso che prima mancava e penso sia giusto che non venga lasciata cadere l'opportunità di adottare misure che, non occorre dimenticare, hanno il pregio di alleviare il peso che lasciamo sulle spalle delle generazioni future».
Fini: La Politica e le parti sociali progettino l'Italia del 2020 - «Bisogna cominciare a pensare all'Italia del 2020-2030 perchè le basi dobbiamo metterle già oggi. Occorre una sorta di progetto 2020 tra forze politiche e parti sociali per la ripresa del Paese». Lo ha affermato a Potenza, nel corso di un incontro con l'associazione degli industriali e le parti sociali, il presidente della Camera, Gianfranco Fini.
«Per pensare a come sarà l'Italia tra qualche decennio, bisogna pensare ai paesi dove 50-60 anni fa sono emigrati gli italiani. Tra non molti anni - ha continuato l'onorevole Fini - i figli degli immigrati marocchini, senegalesi e nigeriani, saranno medici e avvocati e ricopriranno ruoli sociali molto più elevati rispetto a quelli dei genitori. Dobbiamo pensare ora all'Italia di domani e pensarci ora significa porci problemi e fare riflessioni sulla concessione della cittadinanza ai figli degli immigrati. Bisogna fare attenzione a creare 'sacche di diversità' perchè se si parte dall'assunto che siamo diversi, si spiana la strada all'affermazione che c'è chi è superiore e chi è inferiore e questo, nella Giornata della Memoria, può avere un significato molto preciso e pericoloso».
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