19 agosto 2025
Aggiornato 00:30
Il caso

Oggi il voto su Caliendo, nasce l'asse Fini-Casini-Rutelli

Accordo sulla mozione. Il presidente della Camera riunisce i suoi. E Bersani apre a Tremonti Premier

ROMA - Si asterranno sulla mozione di sfiducia oggi al voto alla Camera contro Giacomo Caliendo. Per ora, nessuno vuole parlare di «terzo polo» ma di «un'area di responsabilità» che in Parlamento convergerà non solo sull'astensione, ma «da settembre-ottobre» anche su altri temi. Ma è certo che il 'patto' siglato tra Futuro e Libertà, Udc, Alleanza per l'Italia e Movimento per le Autonomie è una mossa politica orchestrata da Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini e Francesco Rutelli per scongiurare l'ipotesi del voto e dimostrare al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che sarebbe possibile una maggioranza alternativa in Parlamento. Berlusconi del resto ha annunciato che sarà presente in aula per il voto.

Al primo «incidente» si va alle urne aveva detto il presidente del Consiglio minacciando i dissidenti finiani. Invece col voto «sarà evidente al paese che questo governo non ha più la maggioranza», spiega un rutelliano. I numeri dell'Assemblea di Montecitorio, infatti, parlano chiaro: stando ai posizionamenti dichiarati fino ad ora, le astensioni domani toccheranno quota 84, i voti a favore della sfiducia saranno 230, quelli contrari 304. E' evidente che se gli 84 'moderati' votassero con i democratici e con Antonio Di Pietro, Caliendo - indagato nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta P3 - sarebbe sfiduciato.
Manovre politiche: non accadrà perché né Fini, né Rutelli, né Casini vogliono che si verifichi 'l'incidente'. E poi c'è un centro tutto da costruire: l'area che nasce sotto il cielo della mozione Caliendo, infatti, ha di fronte a sé una strada tutt'altro che segnata.

CASINI: «AREA DI RESPONSABILITÀ» - Per il leader dell'Udc, Pierferdinando Casini, non si tratta di un terzo polo ma di «un'area di responsabilità che non nasce contro gli altri. Noi non nasciamo per mettere in crisi il governo, operiamo perché il Paese faccia scelte di responsabilità», dice Casini in un'intervista al Tg3. Alla domanda su un governo di transizione guidato da Giulio Tremonti che si occuperebbe solo della legge elettorale, Casini risponde: «Non è all'ordine del giorno. Poiché il nome dovrà essere scelto dal capo dello Stato, ha fatto bene Bersani a smentire questa finta indicazione di Tremonti perché non avrebbe senso».

BERLUSCONI INCONTRA CALIENDO - Intanto nel tardo pomeriggio a Palazzo Grazioli si è svolto un incontro tra il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il ministro della Giustizia Angelino Alfano e lo stesso Caliendo. Presente anche l'avvocato Niccolò Ghedini. Il premier ha ribadito al sottosegretario «stima e fiducia».

REAZIONI - Alla luce dell'accordo sull'astensione, il ministro Ignazio La Russa torna comunque a ribadire di non essere preoccupato per la tenuta del governo. Se il governo sarà sfiduciato «non ci sono alternative al voto anticipato» ha detto invece il ministro leghista Roberto Maroni. Dura, più in generale, la reazione del Carroccio: «Prendiamo atto della scelta dei finiani di consultarsi e votare con una parte dell’opposizione. Ognuno - affermano in una nota congiunta i capigruppo leghisti Federico Bricolo e Marco Reguzzoni - è libero di fare quel che crede, assumendosene chiaramente la responsabilità». L'Idv, dal canto suo, attacca i finiani: «Alla faccia della coerenza! Fanno una battaglia sulla legalità, su questa rompono accordi di legislatura, e poi alla prima occasione in cui sono chiamati a prendere posizione assumono l'aria svagata di chi non c'era o se c'era dormiva. Ci saremmo aspettati più coraggio».

BERSANI «APRE» A TREMONTI - Intanto, il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, sulla nascita di un eventuale governo di transizione apre a una premiership di Giulio Tremonti, perché bisogna «rimettersi alle decisioni del capo dello Stato» ma l'ipotesi è «un'evenienza più sensata che andare a confrontarsi con questo meccanismo elettorale».