Fini: diremo no alle leggi ad personam
«Il nuovo gruppo (Futuro e Libertà): leali con il programma elettorale, mani libere sul resto»
ROMA - Nella conferenza stampa in cui ha dato l’addio al Pdl, Gianfranco Fini non si è limitato a rievocare le tappe che lo hanno portato alla rottura con il partito di cui è stato cofondatore con Silvio Berlusconi, ma ha anche tracciato il percorso parlamentare che la nuova formazione politica (Futuro e Libertà), nata dalla scissione, intende seguire da oggi in poi: niente ribaltoni e fedeltà al programma sottoscritto con gli elettori, ma mani su tutto il resto.
EFFETTI SUL GOVERNO - Non è difficile prevedere che dietro quell’ annuncio di mani libere ci siano le premesse per una azione di contrasto nei riguardi di quei provvedimenti che stanno più cuore al premier, sia per quanto riguarda la giustizia (dalle intercettazioni, al processo breve, al lodo Alfano costituzionale) che il restyling della Costituzione.
Quindi la sfida fra Fini e Berlusconi si può dire che cominci oggi. A partire da quel rifiuto di Fini ad abbandonare la presidenza della Camera
E’ un fatto che da ieri sera le diplomazie hanno smesso di funzionare e in questa guerra aperta saranno unicamente due i fattori determinanti: i numeri in Parlamento (sia alla Camera che al Senato), e lo spettro del ricorso alle urne.
I NUMERI DI FUTURO E LIBERTA' - Sui numeri Fini sembra avere già segnato un punto a suo favore: i 33 firmatari del nuovo gruppo alla Camera dei deputati sono già in grado di mettere una zeppa nelle ruote di qualsiasi convoglio del governo che transiti per Montecitorio, anche se al Senato i giochi sono ancora aperti.
Tutto dipenderà allora dalla capacità di resistenza di Berlusconi e Bossi e dalla saldezza della loro alleanza rispetto a quello che Fini lascerà passare, o quello che, al contrario, bloccherà o sul quale imporrà una dogana politica.
RISCHIO ELEZIONI ANTICIPATE - Per fare un esempio, i finiani potrebbe bloccare le leggi a cui tiene Berlusconi sulla giustizia e lasciar passare, invece, i decreti delegati sul federalismo: in questo caso, Bossi sarebbe disposto a seguire la via della crisi di governo e delle elezioni anticipate, e a rinunciare ad una conquista immediata sul federalismo, pur di appoggiare fino in fondo Berlusconi? Con il rischio inoltre che, a crisi aperta, si possa realizzare il progetto di Casini di un governo di transizione al quale già Bersani ha già dato la benedizione del Pd (o di una parte di esso)?
RIPERCUSSIONI NEL PD E NELL’UDC - Da domani ci saranno inoltre da valutare le reazioni a catena della scissione nel Pdl.
Cosa farà l’Udc?
Quale sarà lo sbocco degli scissionisti siciliani?
Quali ripercussioni c’è da aspettarsi all’interno del Pd, dove le faide interne hanno un’altissima probabilità di riprodurre il finale che in queste ore abbiamo visto scorrere all’interno del Pdl?.
Insomma il futuro è pieno di incognite.
LE TAPPE DEL DIVORZIO - Per il passato Fini ha accusato Berlusconi di essere un padre padrone illiberale che ha scambiato il Parlamento per una azienda e perciò lo ha messo alla porta in due ore senza nemmeno consentirgli una difesa.
Ma la ricostruzione del divorzio è ormai già materiale da archiviare nei faldoni in cui è rinchiusa la storia politica dell’Italia. Che senso avrebbe, oggi, andare a ripescare le ragioni strumentali che portarono alla scissione dei socialisti e alla nascita del partito socialdemocratico di Saragat?
Conta che da quel momento il destino dell’Italia prese una piega da cui furono influenzate tutte le vicende successive.
L’OMBRA DI UNO SCONTRO NORD-SUD - La nascita del nuovo gruppo cercato e voluto da Gianfranco Fini parimenti ci costringe a guardare alla scissione nel Pdl (con il seguito di parlamentari che ha avuto) con occhi non più offuscati dalla sfida fra Berlusconi e l’ex leader di An.
In ballo infatti non c’è la leadership di Silvio Berlusconi o le sue leggi ad personam: il vero nodo, la vera ragione del contendere, diciamolo una volta per tutte, è il progetto della nuova Italia che persegue Umberto Bossi.
E’ su questo scoglio che si è arenata la nave di Berlusconi.
E’ dal superamento di questo scoglio (realizzazione, annientamento, superamento, aggiramento) che dipenderanno le sorti dell’Italia per i prossimi decenni.
Fini, Casini, Rutelli, Lombardo, che si mettano insieme o che procedano separati, portano lo stesso marchio di fabbrica: la paura del Sud di essere abbandonato a se stesso.
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