La Russa: dal Giornale tentativo calunnioso e diffamatorio
La lettera del ministro della Difesa a Feltri: l'articolo ha indignato me e Alleanza Nazionale
ROMA - «Caro Direttore, ho letto con grande stupore nel Giornale di oggi il titolo, su tutta la prima pagina, Fini come Di Pietro ripreso a pagina 3 dell'articolo col titolo Fini fa sparire le case come Tonino. Titolo e contenuto nella migliore delle ipotesi, sono frutto di un colossale abbaglio, nella peggiore sono invece il maldestro e calunnioso tentativo di addebitare a Fini propositi o comportamenti scorretti del tutto inesistenti che soltanto una campagna di natura diffamatoria, che ho già avuto modo di definire fuoco amico immotivato potrebbe giustificare». Comincia così la lunga lettera che il coordinatore del Pdl Ignazio La Russa ha inviato al direttore del Giornale, Vittorio Feltri, in risposta all'articolo apparso oggi sul quotidiano milanese.
«In realtà la situazione è assai diversa da come appare sul Giornale ed è del tutto cristallina, tant'è che nessuno, dicesi nessuno, in An ha sollevato la minima perplessità. E' inoltre fortemente errato scrivere che esiste oggi una Fondazione guidata dal finiano Donato Lamorte con tesseramento prolungato a marzo 2010. L'ultimo congresso di An all'unanimità, stabilì in accordo con quanto FI aveva già deliberato da pochi giorni, di affidare il percorso di ordinaria amministrazione di An, fino al 2013, ad un comitato altamente rappresentativo presieduto dall'onorevole Donato Lamorte con la partecipazione non certo di amici o parenti ma di esponenti della 'storia' di An tra cui il Senator Valentino, il Senatore Gamba, il Senatore Caruso, l'onorevole Biava e con la contestuale nomina di una terna di amministratori guidata dal Senatore Franco Pontone esempio riconosciuto di assoluta correttezza amministrativa nel mondo politico», sottolinea La Russa.
«Il titolo e l'articolo di oggi - aggiunge La Russa - ha indignato non solo me, ma tutti coloro che hanno militato in An. Il Giornale ha infatti cercato di attribuire a Fini intenzioni o addirittura comportamenti, che nulla hanno a che fare con il modo trasparente e corretto con cui tutta An ha gestito la confluenza nel Pdl. Vorrei fosse chiaro infine che, in ogni caso resterebbe invalicabile la circostanza che Fini (che era già Presidente della Camera) affidò all'ufficio politico e semmai a me, come coordinatore, il compito di definire tutti gli inevitabili aspetti giuridici della confluenza da sottoporre al Congresso. Come difatti avvenne».
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