Boris Johnson: «Nessuna prova di ingerenze russe nelle elezioni britanniche»
Il Premier: «Non si possono lanciare anatemi su tutti coloro che provengono da un determinato Paese». Intanto Corbyn promette internet gratis entro il 2030

LONDRA - «Non ci sono prove» di interferenze russe nella politica del Regno Unito. Lo ha detto il primo ministro britannico Boris Johnson rispondendo alle domande del pubblico in un evento organizzato dalla Bbc e News Channel. Sulla Russia, al premier è stato chiesto perché il governo non pubblichi il rapporto del Comitato di sicurezza dell'intelligence (Isc) del parlamento prima delle elezioni del 12 dicembre. Il documento include prove fornite dai servizi di intelligence del Regno Unito in merito a presunti tentativi russi di influenzare l'esito del referendum Ue del 2016 e delle elezioni legislative del 2017.
Il primo ministro ha risposto dicendo di non «vedere alcun motivo per modificare le normali procedure per la pubblicazione dei rapporti Isc solo perché ci sono elezioni». Ma a detta dello stesso presidente dell'Isc, Dominic Grieve, il documento contiene informazioni rilevanti per gli elettori. All'inizio di questo mese Hillary Clinton ha dichiarato alla Bbc che era «inspiegabile e vergognoso» che il governo britannico non lo avesse ancora pubblicato.
Sulla possibilità di interferenze russe nella politica del Regno Unito, Boris Johnson ha dichiarato: «Non ci sono prove di questo e bisogna stare molto attenti. Semplicemente non si possono lanciare anatemi su tutti coloro che provengono da un determinato Paese, solo a causa della loro nazionalità». Resta inteso che Grieve aveva sperato di pubblicare la relazione «informativa» il 28 ottobre. Secondo precedenti informazioni sembra che queste attività russe non corrispondevano alla portata di quelle dirette contro le elezioni presidenziali statunitensi del 2016 e, anche in quel caso, c'è un considerevole dibattito su quanto gli elettori siano stati effettivamente influenzati da queste azioni.
Corbyn promette internet gratis entro il 2030
Il partito Laburista ha inserito un accesso rapido e gratuito a internet universale entro il 2030 nel suo programma elettorale, un piano dal costo stimato di 23 miliardi di euro. Come riporta l'Agence France Presse il piano verrebbe finanziato da un fondo del Labour destinato a dei progetti ambientali e attraverso l'aumentata pressione fiscale sui giganti informatici come Amazon, Facebook e Google.
Il leader laburista Jeremy Corbyn, che intende nazionalizzare o rinazionalizzare ferrovie, poste e acqua, vorrebbe riportare almeno parzialmente sotto il controllo dello Stato l'operatore delle telecomunicazioni BT, ad un costo non precisato. «E' arrivato il momento di rendere la fibra ottica a grande velocità gratuita per tutti» ha spiegato Corbyn in un comizio, un servizio che a suo dire «trasformerebbe il Paese, ridurrebbe le fatture, svilupperebbe l'economia e migliorerebbe la qualità della vita delle persone».
Secondo le cifre fornite dal Labour il piano permetterebbe un risparmio medio di circa 40 euro mensili a persona; in Gran Bretagna attualmente solo il 10% delle abitazioni sono munite di fibra ottica ad alta capacità. Stando agli ultimi sondaggi, il partito Laburista affronta la campagna per le elezioni del 12 dicembre con un pesante svantaggio sui Conservatori: avrebbe il 28% delle intenzioni di voto contro il 42% dei Tories.