Brexit, le «opzioni indicative» possibili per il Parlamento
Il governo May sarà costretto con la prossima seduta, a seguire le indicazioni proposte da Westminister: mantenimento nel mercato unico, nuovo referendum o addirittura la cancellazione dell’uscita dalla UE
LONDRA - A Londra, la Camera dei Comuni ha votato per riprendere il controllo dell'iter della Brexit: è stato approvato - 329 contro 302, con il voto di una trentina di ribelli conservatori - un emendamento in base al quale saranno i deputati a votare mercoledì una serie di «opzioni indicative» alternative al piano concordato da Theresa May con Bruxelles e già bocciato due volte.
E' un voto storico perché per la prima volta il Parlamento toglie al governo - con voto bipartisan - il controllo dell'iter dell'uscita dall'UE. Tuttavia non c'è una lista già prevista di «opzioni»; e quelle gradite ai conservatori più a destra sono diverse da quelle gradite ai laburisti di sinistra. Vediamo quali potrebbero essere secondo il sito del quotidiano Guardian, e quali potrebbero raccogliere più consensi.
1 - L'accordo di Theresa May, sempre lui. Già bocciato, ma è l'unico che l'Ue ha già approvato. E infatti il governo dopo la sconfitta ha invitato i parlamentari al «pragmatismo».
2 - «No deal»: uscire senza accordo, nella data rivista del 12 aprile. E' un'ipotesi sostenuta dagli euroscettici ma i Comuni hanno già votato due volte per bocciare questa opzione
3 - Eliminare il «backstop», la controversa soluzione trovata al problema della frontiera fra Irlanda e Ulster. E' stato il principale terreno di scontro fra i sostenitori dell'accordo May e gli oltranzisti unionisti irlandesi. Questa opzione vedrebbe una riscrittura (complicata) dell'accordo di frontiera. Ma è molto difficile: l'Ue ha detto chiaramente che il 'backstop' è una parte cruciale dell'accordo.
4 - Un accordo di libero commercio di stile «canadese». Anche questa è un'idea popolare fra gli euroscettici che non vogliono la 'soft Brexit' ma non sarebbe accolta con favore dall'Ue.
5 - L'idea laburista o meglio l'idea del leader laburista Jeremy Corbyn: restare in una unione doganale. Insomma fuori dall'Ue, ma vicina al mercato unico, una opzione che Bruxelles considera «promettente»; peccato che anche questa sia già stata respinta ai Comuni (e dovrebbe implicare la tanto avversata libertà di movimento).
6 - «Norway-plus»: una opzione di Brexit 'morbida' che manterrebbe Londra nel mercato unico, nello Spazio Economico Europeo e nell'Associazione di libero scambio a fianco di paesi come la Norvegia; resterebbe anche nell'unione doganale (di quei il 'plus'); anche questa ipotesi prevede però l'avversata libertà di movimento. E' un'opzione caldeggiata da centristi sia conservatori che laburisti.
7 - Un secondo referendum: qui il problema è doppio, se tenerlo, e cosa dovrebbe esserci sulla scheda (cioé se fra le possibilità dovrebbe esserci anche l'opzione 'restare nell'Ue', una replica del voto del 2016; ma il consenso per questa ipotesi in parlamento sembra scarso). Potrebbe trattarsi - lo ha chiesto Jeremy Corbyn - di una consultazione per confermare l'adesione popolare a una delle altre opzioni votate dai Comuni.
Evidentemente anche per i Comuni 'controllare l'iter' non sarà affatto cosa semplice. Come sceglieranno cosa votare mercoledì? Le modalità non sono ancora state decise; potrebbero essere votate tutte le opzioni una per volta, con ogni deputato che si esprime a favore o contro anche di più d'una, per capire le tendenze generali; oppure, ogni deputato dovrebbe esprimersi per la sua opzione preferita.
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