28 marzo 2024
Aggiornato 10:30
Crisi coreana

Coree, il vertice di pace fra Kim e Moon

Alle 2.30 ora italiana i due leader si sono incontrati. Fuori programma simbolico con la passeggiata sui rispettivi suoli. Nel corso del 2018 firmeranno il trattato di pace, 65 anni dopo la fine delle ostilità

Kim Jong Un, il primo leader della Corea del Nord a mettere piede al Sud, dove ha incontrato il presidente Moon Jae-in nel terzo summit intercoreano
Kim Jong Un, il primo leader della Corea del Nord a mettere piede al Sud, dove ha incontrato il presidente Moon Jae-in nel terzo summit intercoreano Foto: ANSA

PANMUNJOM - Ha lasciato Panmunjom a bordo della sua Mercedes nera, circondato dagli uomini della sicurezza in giacca e cravatta che, di corsa, l'hanno riaccompagnato al Nord. Si è conclusa così la giornata storica che ha visto protagonista Kim Jong Un, il primo leader della Corea del Nord a mettere piede al Sud, dove ha incontrato il presidente Moon Jae-in nel terzo summit intercoreano. Oggetto dell'incontro: le aspirazioni alla pace, alla prosperità e alla riunificazione della Corea.

E' stato un susseguirsi di gesti simbolici, di espressioni di simpatia reciproca tra Kim e Moon. L'esito politico è stato un secco cambiamento di approccio rispetto alla Corea del Nord, dopo tanti mesi di tensioni, che con l'inizio del 2018 si erano sciolte in un tentativo di disgelo che oggi ha preso un certo abbrivio. Il risultato politico è già in questo, mentre da un punto di vista pratico si è avuta la firma di una Dichiarazione congiunta che ricalca altri documenti del genere dei precedenti summit e pone obiettivi di principio che dovranno poi essere realizzati.

La giornata storica della Corea è iniziata stamani, quando Kim è stato accolto da Moon lungo la Linea di demarcazione militare che divide le due Coree. I due si sono stretti la mano, hanno scambiato parole cordiali. Kim ha anche espresso disponibilità di andare a incontrare Moon alla Casa blu, la sede della presidenza sudcoreana. Poi ha invitato il leader di Seoul a fare un passo, per ritrovarsi al Nord, in un fuori programma molto teatrale, ripreso dalla televisione e ritrasmesso in tutto il mondo.

I due leader si sono poi diretti presso la Casa della Pace, dove le due delegazioni si sono sedute a un tavolo ovale - pensato in modo da ridurre le distanze - sotto un grande quadro del monte Kumgang, che si trova al confine tra le due Coree e ha un'importantissimo valore culturale per la nazione coreana. Accanto a Kim la fedele sorella Ki Yo Jong, a prendere diligentemente appunti. E' stata la seconda volta in tre mesi che la giovane si recava al Sud: durante le Olimpiadi invernali di PyeongChang, tappa importante del disgelo, è stata il volto del Nord nella manifestazione.

La prima parte dei colloqui, circa un'ora e quaranta, è terminata con la Mercedes di Kim che tornava verso Nord, circondata dalle guardie del corpo, per il pranzo. Il leader nordcoreano è poi tornato sul versante Sud di Panmunjom e, assieme a Moon, ha impiantato un simbolico albero di pino, simbolo di pace e prosperità, e ha firmato una stele. Poi assieme a Moon s'è incamminato e, da soli, i due leader si sono seduti su una panchina, per chiacchierare a lungo. Non è dato sapere cosa si siano detti. Fatto sta che, rientrati alla Casa della Pace, hanno dato vita alla seconda parte dei colloqui, alla fine della quale hanno firmato la dichiarazione congiunta e si sono abbracciati.

La «Dichiarazione di Panmunjom per la pace, la prosperità e l'unificazione della Penisola coreana» contiene fondamentali dichiarazioni di principio, a partire dall'«obiettivo comune di realizzare, attraverso la completa denuclearizzazione, una Penisola coreana libera dal nucleare». Inoltre esprime l'impegno a rispettare l'accordo di non aggressione e a lavorare per un superamento dell'armistizio che ha sospeso nel 1953 la guerra di Corea, per stabilire un «regime di pace permanente» in Corea. Non si tratta di prese di posizioni nuove, nella Dichiarazione congiunta del secondo summit intercoreano del 2007 si esprimeva lo stesso impegno sulla pace quasi parola per parola, mentre sulla denuclearizzazione si richiamava gli impegni assunti nel cosiddetto sestetto a febbraio dello stesso anno, che prevedevano precisi impegni.

La Dichiarazione di Panmunjom stabilisce anche impegni reciproci per alleggerire le tensioni - dalla collaborazione economica, ai lavori per riaprire i collegamenti ferroviari intercoreani, alle riunioni delle famiglie divise dalla Guerra di Corea, e altro - e fissa un altro appuntamento: a ottobre di quest'anno Moon Jae-in si recherà a Pyongyang.

I due leader non sono stati parchi di parole altisonanti nel commentare questo esito politico. «Noi non vogliamo scontrarci l'uno contro l'altro, vogliamo vivere in unità», ha detto Kim di fronte ai media internazionali. «Abbiamo - ha continuato - a lungo atteso questo momento. Tutti noi». Il leader nordcoreano ha auspicato che tutti i cittadini «sudcoreani e nordcoreani possano usare» la strada che lui ha percorso oggi per arrivare al summit. «Saremo - ha proseguito - in grado di goderci la pace e la prosperità nella Penisola coreana senza avere paura della guerra». Ha inoltre assicurato che non saranno «ripetuti gli errori del passato».

Moon, dal canto suo, si è concentrato sul tema della denuclearizzazione. «Il congelamento nucleare che è già stato messo in opera dal Nord ha un significato estremamente importante», ha detto il presidente sudcoreano. «Sarà - ha proseguito - un passo importante verso la completa denuclearizzazione della Penisola coreana». Kim ha, in effetti, annunciato prima del vertice uno stop ai test nucleari - finora la Corea del Nord ne ha condotti sei - e la chiusura del sito per i test Punggye-ri. Anche se, secondo alcuni osservatori, quest'ultimo annuncio sarebbe furbo: un crollo diversi mesi fa l'avrebbe messo fuori uso. Tuttavia quest'ultima interpretazione maliziosa va presa con le pinze, non c'è alcuna prova concreta che sia veridica.

Le onde del summit di Panmunjom hanno raggiunto l'opinione pubblica e la politica internazionale in tempo reale. Al vertice erano presenti circa 3mila giornalisti, molte fasi dello stesso sono state trasmesse in diretta. E le reazioni dalle principali capitali coinvolte sono state immediate. Entusiasti dai paesi più vicini a Pyongyang, Cina e Russia. Pechino ha definito la stretta di mano Kim Moon un «momento storico». La Russia ha parlato di una notizia «molto positiva».

Più prudente la reazione dei paesi più vicini alla Corea del Sud. Il Giappone, da sempre scettico su questo disgelo in corso, ha invitato Pyongyang a mettere in campo atti concreti, dopo le parole. «Oggi il presidente Moon Jae-in e il presidente Kim Jong Un hanno avuto discussioni serie sulla denuclearizzazione della Corea del Nord. Io voglio salutare questo come un passo positivo verso una complessiva soluzione delle varie questioni che concernono la Corea del Nord», ha detto Abe parlando coi giornalisti a Tokyo. «Noi - ha precisato - speriamo fortemente che la Corea del Nord assuma azioni concrete attraverso questa riunione e un summit tra gli Usa e la Corea del Nord».

Una posizione simile è stata assunta da Jens Stoltenberg, il numero uno della Nato. «E' un primo passo. E' incoraggiante, ma dobbiamo capire che c'è molto lavoro da fare», ha detto il numero uno dell'Alleanza atlantica. Paolo Gentiloni, il presidente del Consiglio italiano, ha avvertito che nonostante la giornata «storica» vi sono «ancora incognite».

Donald Trump, dal canto suo, ha risposto via Twitter. Ha sottolineato con un certo entusiasmo il fatto che oggi ci sia stato un evento 'storico' e ha detto che la «Guerra di Corea sta per finire». Ma nello stesso tempo ha anche invitato a osservare cosa accadrà d'ora in poi. E il primo che dovrà farlo sarà lui, visto che ora la palla passa al vertice previsto tra fine maggio e inizio giugno in cui dovrà incontrare di persona Kim Jong Un. Sarà un appuntamento altrettanto, se non più importante per capire se davvero, come ha detto Moon, è «scoppiata la primavera».

Dopo la fine della parte più politica del summit, ai leader si sono unite le mogli. La first lady sudcoreana Kim Jung-sook e la giovane consorte di Kim, Ri Sol Ju, che sta assumendo sempre più una dimensione ufficiale al fianco del marito e che è arrivata nel pomeriggio a Panmunjom. Le due coppie, assieme ad altre personalità dei due versanti, hanno preso parte a un banchetto, con portate arrivate sia dal Nord che dal Sud. A fare la parte del leone, i noodle freddi 'naengmyeon' di Pyongyang, una specialità molto amata da tutti i coreani. Kim li ha fatti preparare da uno chef famoso e portare appositamente per il summit. Questo ha provocato, al Sud, dal un lato a lunghe file presso i ristoranti di gente che voleva assaggiarli, dall'altro molta ironia sul web. L'ultimo atto di una giornata intensa, prima che ognuno tornasse nella sua parte di Corea, divisa lungo il 38mo Parallelo.