25 aprile 2024
Aggiornato 09:00
Attentato a Londra

Il terrorismo frattale dilaga: ma è anche la fine di un modello ideologico che si credeva eterno

Attacchi sempre uguali, con gli stessi soggetti e sopratutto le stesse incongruenze. In un'Europa priva di spinte «populiste» questo tipo di terrorismo quanto tempo sopravviverebbe?

LONDRA - In un libro di Giampaolo Rugarli del 1988 («La Troga», Adelphi) la società italiana viene sconvolta a tappe ricorrenti da atti terroristici perpetrati a suon di bombe e rapimenti. Rugarli descriveva con geometrica precisione le oscure vicende degli anni Settanta, sfruttando una trama solo parzialmente romanzata. Nelle pagine centrali dell’opera, che segue l’epica più struggente ma anche molto più ermetica di Carlo Emilio Gadda, Rugarli fa dire queste parole ad un personaggio, l’Ooorevole Sabbioneta: «Ebbene sì, abbiamo bisogno di impaurire le folle con le bombe. Perché corrano nelle istituzioni che vedono sì corrotte, ma in ogni caso più rassicuranti dei terroristi».

«L’hanno definita strategia della tensione, io la definisco strategia della sopravvivenza»
Cambio scena. Paolo Sorrentino, nel suo film «Il Divo», fa dire a Toni Servillo-Giulio Andreotti, durante il noto monologo: «I tuoi occhi non hanno idea delle malefatte che il potere deve commettere per assicurare il benessere e lo sviluppo del paese. La mostruosa e inconfessabile contraddizione: perpetrare il male per garantire il bene…. La responsabilità diretta o indiretta per tutte le stragi avvenute in Italia dal 1964. Lo stragismo per destabilizzare il paese, provocare terrore per i isolare la parti politiche estreme: l’hanno definita strategia della tensione, io la definisco strategia della sopravvivenza». Due esempi su mille che si potrebbero fare. Letteratura, cinema, teatro: l’arte ha da tempo disvelato la tragica verità che soggiace ad ogni epoca terroristica, prendendosi la responsabilità che invece gli organi di informazione colpevolmente rifuggono.

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La storia si ripete 
Certo, quello di Londra è stato un attentato terroristico: nessuno lo nega. Ma un aspetto, su molti e troppi, appare inspiegabile: com'è possibile che oggi, nell’epoca del controllo totale delle nostre vite, uomini e donne riconosciuti come mine vaganti dalle autorità inquirenti, possano portare a compimento tali stragi. Tutto quanto diciamo, scriviamo, perfino la nostra vita quotidiana è osservata, analizzata: il film «Le vite degli altri», che narrava del controllo sistematico condotto dai servizi segreti della Germania Est sui cittadini tedeschi, è oggi pratica comune, e anzi, buona parte dell’opinione pubblica è favorevole. Tutti siamo spiati. Eppure, nonostante ciò, gli attacchi si ripetono: sempre uguali. Come uguale è il seguito dell’attentato: viene scoperta un’intera rete nel giro di poche ore e immediatamente sgominata. Fine della storia, conferenza stampa, funerali e poi tutti a casa. Quindi con sgomento si apprende la più scontata delle notizie: l'attentatore era britannico e già noto agli 007. Gli inquirenti, per tamponare la falla, evocano una sedicente «marginalità» del terrorista.

Non si tratta solo di terrorismo islamico
Sarebbe perfino rassicurante poter credere nella lettura attuale: i musulmani ci odiano e vogliono conquistare l’Occidente: purtroppo per noi si fondono più piani, ben più complessi. Il primo, quello dato in pasto alle masse, è sicuramente una parte della «verità»: legioni di islamici, che piaccia o no, odiano l’Occidente per ragioni che intersecano il piano religioso e sociale. Soprattutto coloro che sono nati e cresciuti qui, nei nostri paesi. Qualcosa di inspiegabile, una livida rabbia corrode i loro cuori, portandoli dentro il cieco odio verso il nostro mondo che, per altri aspetti, bramano. Ragioni antiche e insuperabili, che nessuna integrazione economica, nessun paradiso del consumo riuscirà mai a superare. Questa è la semi-infinita carne da cannone, il sottoproletariato che viene utilizzato da uomini altrettanto pericolosi che hanno come fine ultimo il serrar delle fila nell’Occidente, scosso fin dalle fondamenta da una crisi culturale ben più profonda di quella economica. Perché appare evidente che l’Europa, e in particolare le classi dirigenti, vedono paventarsi una ben altra minaccia: la fine di un modello ideologico che si credeva eterno. Non a caso le stragi avvengono nei paesi che più sono attraversati dal risentimento anti-europeista.

Terrorismo frattale
E’ stato creato così un nuovo tipo di terrore: quello frattale. Un terrorismo semplice, che si riproduce da se stesso in forma infinita. Basta un’automobile guidata da un pazzo. Come a Nizza, o a Berlino. Ma la condizione sine qua non è che qualcuno non veda, non senta e non parli. Così la cellula potrà portare avanti la sua missione suicida. Non sempre ovviamente: anzi, il più delle volte le cellule, esattamente come il cancro quando è fermato dall’apparato immunitario, vengono fermate e annientate. Ma ogni tanto una scappa, e allora si scatena una reazione a catena molto potente. Ma, quello che è grave, è che la società occidentale sta sviluppando abitudine a questo genere di terrorismo: questo significa che nuove più potenti dosi di terrore frattale dovranno essere somministrate, a maggior ragione se il popolo continuerà ad avere l’assurda idea di voler rimodellare, o addirittura superare, un sistema ideologico che sta disintegrando le basi della civiltà. C’è il vago sospetto che se da un momento all’altro la Brexit fosse cancellata, il M5s azzerato, Marine Le Pen rinchiusa in un cassetto dei ricordi, ebbene il terrorismo frattale diminuirebbe, quasi fino a scomparire?