25 aprile 2024
Aggiornato 16:30
La rivelazione dello Spiegel

Altro che Russia, ecco come l'intelligence tedesca ha spiato i giornalisti di tutto il mondo

Si parla tanto delle presunte intromissioni russe nelle presidenziali americane e non solo, ma c'è un'altra storia che dovrebbe meritare almeno la stessa attenzione

BERLINO - Sono mesi che non si parla d'altro, se non di quel dossier che è stato ribattezzato da qualcuno «Russia connection». Già da prima che Donald Trump diventasse Presidente, si è scatenata una vera e propria campagna mediatica atta ad accusare Mosca di essersi intromessa nelle elezioni per favorire la vittoria del tycoon, considerato un candidato favorevole. Indagini dell'intelligence, denunce della politica bipartisan, allarmismo per la diffusione delle cosiddette «fake news» «pompate» dal Cremlino, addirittura azioni legislative (anche qui in Italia) atte a scongiurare casi di «manipolazione» delle notizie online e non solo: tutte circostanze che hanno contribuito a dipingere uno scenario  quasi da 1984 di George Orwell. Scenario in cui, alle «inquietanti» influenze russe, si oppone la strenua difesa della libertà di stampa e della correttezza dell'informazione da parte dell'Occidente.

Davvero in Occidente siamo così «buoni»?
E' però sempre più evidente che tale divisione «manichea» della realtà faccia acqua da tutte le parti. Senza voler citare l'ormai classico scandalo della Nsa americana scoperchiato da Edward Snowden, oggi è possibile ricorrere a un altro esempio. Un esempio che riguarda, in particolare, la cosiddetta «locomotiva» d'Europa: la Germania. Perché una recente rivelazione dello Spiegel ha svelato come, per quasi due decenni, l'agenzia di intelligence tedesca abbia spiato decine di giornalisti stranieri in tutto il mondo.

Le accuse dello Spiegel
Sì, avete capito bene: stiamo parlando del Paese la cui Cancelliera è stata indicata dalla stampa mainstream come nuovo baluardo dei valori occidentali dopo la fine dell'era Obama. Il settimanale tedesco sostiene di aver visionato almeno 50 numeri di telefono, fax e indirizzi e-mail di giornalisti ed editori in tutto il mondo che sarebbero stati sorvegliati dalla BND, il servizio di intelligence federale tedesco, dal 1999 a questa parte. Un'attività di sorveglianza che pare essere stata piuttosto ampia, visto che avrebbe riguardato telefoni di giornalisti della BBC, del New York Times, della Reuters in Afghanistan, oltre a numeri di telefono e di fax del quartier generale della BBC a Londra. Sarebbero stati controllati anche giornalisti locali in Zimbabwe, Kuwait, Libano e India.

Dalla BND silenzio
La BND ha rifiutato di commentare le accuse, riservando l'eventuale risposta al governo tedesco o alla commissione competente del Parlamento. La stessa BBC ha provato a interpellate l'agenzia di intelligence, ma senza risultato. La vicenda ha naturalmente scatenato le proteste di associazioni e società civile, come quelle di «Reporter senza frontiere», che ha parlato senza giri di parole di «violazione della libertà di stampa».

I precedenti
La questione è in effetti molto controversa, e andrebbe collegata ad alcuni precedenti. La BND, ad esempio, è già finita nell'occhio del ciclone in passato, quando è venuto alla luce l'aiuto concesso dall'agenzia di intelligence tedesca ai colleghi americani della Nsa nello spionaggio delle comunicazioni internazionali che passavano sul suolo teutonico. Proprio a seguito di ciò, una recente legge, approvata lo scorso ottobre dalla Camera bassa del Parlamento tedesco e della quale noi del Diario abbiamo già avuto modo di parlare, ha stabilito che la sorveglianza delle reti di comunicazione internazionali dovrà essere autorizzata dall’ufficio del Cancelliere invece che dalla dirigenza del BND, e che la collaborazione con servizi «amici», come la stessa Nsa, potrà avvenire solo in casi specifici come la lotta al terrorismo, il supporto alle missioni militari e diplomatiche estere e la protezione dei cittadini tedeschi all’estero.

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Spionaggio verso Paesi europei
Quella stessa legge, però, ha almeno due aspetti quantomeno ambigui. Il primo è che permetterà lo spionaggio nei confronti dei Paesi continentali e di Bruxelles, purchè questo sia finalizzato a raccogliere «informazioni significative per la politica estera e la sicurezza della Germania». Una formula, per così dire, evidentemente ampia, variamente interpretabile e che difficilmente pone dei limiti alle attività di spionaggio delle agenzie di intelligence.

Sorveglianza verso i giornalisti
Il secondo aspetto riguarda proprio i giornalisti. Perché quella legge consente alla BND di spiare liberamente i giornalisti non europei, qualora, anche qui, ritenuto nell’«interesse» nazionale. Più limitata ma sempre presente, la possibilità di intercettare i media europei. La rivelazione dello Spiegel dimostrerebbe dunque che un'attività di questo genere sarebbe effettuata dai servizi tedeschi già da decenni. Una vicenda, insomma, che meriterebbe almeno la medesima attenzione e lo stesso grado di indignazione riservate alle presunte influenze di Mosca, o all'attacco di Donald Trump alla stampa mainstream. Non vi pare?