19 marzo 2024
Aggiornato 11:00
Anche questo Natale per la Grecia solo carbone

Tsipras aiuta i pensionati poveri, l'Eurogruppo lo mette in punizione: niente rimodulazione del debito

Non sono bastati, all'Eurogruppo, gli ultimi terribili sacrifici di Atene. La tredicesima ai pensionati poveri non è piaciuta, e Tsipras è di nuovo dietro alla lavagna

Il primo ministro greco Alexis Tsipras.
Il primo ministro greco Alexis Tsipras. Foto: Shutterstock

ATENE - Niente regalo di Natale per la Grecia, che, per Bruxelles, anche quest'anno si merita solo carbone. L'alleggerimento del debito ampiamente ventilato nelle scorse settimane dall'Eurogruppo, per andare incontro alla richiesta del Fondo Monetario Internazionale, non si farà. La vistosa retromarcia è avvenuta nel giro di 10 giorni, dopo che le istituzioni europee hanno seccamente sentenziato che «le azioni del governo greco non sono in linea con gli accordi»

I sacrifici non sono bastati
A nulla sono valsi, dunque, gli aumenti delle tasse su auto, linee telefoniche, Pay Tv, carburanti, tabacchi, birra e caffè, e il nuovo taglio di 5,7 miliardi di euro alla spesa su salari pubblici e pensioni inseriti nel Bilancio 2017 dal governo Tsipras proprio per rispettare i diktat della ex Troika. Manovre pesantissime che hanno scatenato un'ondata di scioperi, proteste e manifestazioni, ma che erano tese proprio a convincere i creditori a concedere un via libera all'alleggerimento del debito greco. Nella fervida speranza che il 2017 portasse con sé la buona notizia dell'inclusione dei titoli greci nel Quantitative easing della Bce. 

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Le azioni di Tsipras che non sono piaciute all'Eurogruppo
E invece tutto saltato. Il motivo? L'ultimo rigurgito di coraggio e dignità mostrato da Alexis Tsipras, che ha deciso di «indorare la pillola» al suo popolo ormai prostrato, destinando 617 milioni di euro per versare una specie di tredicesima a 1,6 milioni di titolari di pensione sotto gli 850 euro al mese. Inoltre, Tsipras ha decretato lo stop all'aumento dell'Iva per le isole dell'Egeo travolte dalla crisi migratoria e l'assunzione di 5mila medici.  Il tutto alla luce del fatto che la Grecia ha superato gli obiettivi di surplus primario promessi alla ex Troika per il 2016 (1,1% del Pil contro lo 0,5% previsto dal piano di salvataggio).

Tsipras dietro alla lavagna, solo carbone a Natale per la disubbidiente Grecia
Peccato che quel surplus, per l'Eurogruppo, andava impiegato in tutt'altro modo, in particolare per ridurre il debito. Ecco perché è scattata la «punizione»: Tsipras di nuovo dietro alla lavagna, e niente regalino di Natale per la disubbidiente Grecia. I ministri delle Finanze dell’area euro, che avevano appena aperto a una rimodulazione delle scadenze del debito con i fondi salva-Stati Efsf e Esm e una riduzione degli interessi, hanno fatto una repentina inversione a U, nonostante quelle misure fossero esplicitamente mirate a generare un «impatto positivo significativo sulla sostenibilità del debito ellenico» e far riguadagnare al Paese l’accesso al mercato.

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L'inattesa reazione della Commissione europea
Decisione che ha provocato non solo una prevedibile presa di posizione del premier greco, ma anche un'imprevista indignazione della Commissione europea. Che, in questa fase, secondo quanto dichiarato dal commissario Ue per gli Affari economici Pierre Moscovici, ha il diritto di espirmere il suo punto di vista sulla faccenda. E il punto di vista è il seguente: «non c’è ragione» di rimettere in discussione la decisione sul debito, che è stata presa sulla base di parametri che «restano validi».

Elezioni anticipate?
La valutazione delle misure di Tsipras non sarebbe dunque conclusa, come invece lasciava pensare il comunicato licenziato dall'Eurogruppo lo scorso mercoledì. «Quelli che su questo hanno posizioni diverse si devono prendere le loro responsabilità», ha aggiunto il Commissario. «Per quanto mi riguarda – ha proseguito Moscovici – penso che sia impossibile opporre l’alleggerimento del debito greco, che è davvero indispensabile, alla coesione sociale e alla giustizia sociale che i greci attendono. La discussione continua e si deve ancora concludere e si concluderà nella direzione giusta». Intanto, in Grecia c'è chi ventila l'opzione di elezioni anticipate, se l'impasse non si scioglierà favorevolmente. Perché il Paese è ormai ridotto all'osso, prigioniero dei tagli alla spesa pubblica e delle privatizzazioni selvagge. E la luce in fondo al tunnel proprio non si vede.