Haftar a Mosca. I legami tra Putin e la Libia si stringono
La vicinanza a Mosca del generale Haftar, rivale del governo di Unità nazionale di Serraj, non è una novità. E potrebbe essere l'occasione, per la Russia di Putin, per rimettere piede in Nord Africa
MOSCA - La Russia potrebbe fare il suo ingresso ufficiale nella crisi libica, dopo che il rocambolesco intervento occidentale del 2011 ha trasformato il grande Paese nordafricano in un'autentica polveriera. E il segno che ciò potrebbe accadere è l'incontro, avvenuto a Mosca, tra il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e il generale libico Khalifah Haftar, emissario del governo di Tobruk rivale a quello di Unità nazionale.
Gli Usa (di Obama) a fianco di Serraj
Le dichiarazioni ufficiali seguite al vertice confermano la vicinanza, da parte di Mosca, ad Haftar, una vicinanza che va nella direzione ostinanta e contraria rispetto a quella degli Stati Uniti, che invece ad agosto hanno accolto la richiesta di Faiez Al Serraj di sganciare le proprie bombe su Sirte contro lo Stato Islamico. Il governo di Serraj, che pure non ha una base di rappresentatività popolare, è però l'unico legittimamente riconosciuto dall'Onu e, almeno ufficialmente, dall'Occidente.
Gli apprezzamenti di Mosca ad Haftar
Mosca, nella persona di Lavrov, ha infatti dichiarato di apprezzare il ruolo del generale libico Khalifah Haftar nel difendere l'indipendenza e l'unità del Paese Nordafricano. «Apprezziamo il vostro ruolo nella difesa dell'indipendenza dello Stato e l'unità del suo territorio. Constatiamo la profondità della vostra comprensione delle relazioni in difesa della sovranità e sulla necessità di sconfiggere i terroristi», ha detto il capo della diplomazia arussa, come riporta il sito news arabic.rt.
«Relazioni buone e vitali con la Russia»
Da parte sua, il generale libico, elogiando il sostegno di Mosca «per una riconciliazione nazionale libica», ha sottolineato che «la Libia vuole sempre avere relazioni buone e vitali con la Russia», promettendo di «dare una nuova spinta per ravvivare queste relazioni». Rispondendo ad una domanda sugli argomenti discussi ieri con il ministro della Difesa russo, Sergey Shoigu, Haftar ha risposto: «Abbiamo discusso un gran numero di argomenti legati a questioni militari. Abbiamo illustrato tutte le necessità nell'ambito della lotta al terrorismo in questa fase difficile» auspicando la sconfitta del terrorismo nel suo Paese «con l'aiuto della Russia». Haftar ha inoltre spiegato di apprezzare il ruolo della Russia in seno all'Onu per «la revoca dell'embargo di armi» imposto al suo Paese dal Consiglio di sicurezza.
Mosca fornisce armi ad Haftar?
E se anche il Cremlino ha specificato che non ci sarà un incontro con Haftar, i toni usati sono indubbiamente di amicizia. Un'amicizia che pare dimostrata anche dai recenti precedenti storici. E' infatti nota la familiarità che il generale Haftar ha con la Russia. Tobruk avrebbe già provveduto a distribuire, qualche mese fa, 4 miliardi di dinari libici stampati proprio in Russia. E, secondo alcuni think-tank americani, Mosca avrebbe già rifornito di armi il generale Haftar, nel contesto della guerra contro l'Isis.
La seconda volta di Haftar a Mosca in sei mesi
Non è neppure la prima volta che Haftar si fa vedere a Mosca: questa è stata la seconda visita in sei mesi. Già nel febbraio del 2015, Vladimir Churkin, capo della missione russa alle Nazioni Unite, dichiarò ai giornalisti che Mosca stava prendendo in considerazione di fornire sostegno al governo di Tobruk anche con le armi e, se necessario, di imporre un blocco navale sulla Libia per impedire la consegna di rinforzi ai jihadisti via mare. Ad ottobre, fu lo stesso generale cirenaico a parlare apertamente del sostegno militare che Mosca gli aveva promesso. Ai tempi, il Governo dell’Est libico godeva di un più ampio riconoscimento internazionale rispetto ai rivali tripolitani, poiché il suo Parlamento (HoR) era l'unico ad esprimere una effettiva rappresentanza elettorale: è proprio per questo che gli accordi arrivati a dicembre sul percorso di formazione del Gna (Governament of national accord) prevedevano che fosse proprio l’HoR a votare la fiducia per costituire definitivamente il nuovo esecutivo. Una fiducia che, però, nei fatti non è mai arrivata.
Rapporti storici tra Libia e Russia
Dopo l'insediamento di Fayez al Serraj, il premier scelto sotto l'egida Onu, e a seguito del grande vertice di Vienna sulla Libia, presieduto da Stati Uniti e Italia, l’ambasciatore russo Ivan Molotkov ha annunciato un riallineamento con la comunità internazionale, dichiarando che l'eventuale fornitura di armamenti sarebbe stata diretta a Tripoli. Ufficialmente, Mosca non è contraria al governo di Unità nazionale di Serraj, almeno qualora giunga la fiducia di Tobruk. Dal punto di vista economico, l'influenza russa sul sistema di sicurezza e difesa libico è storica, e dura da decenni: nel 2008, la Russia annullò il debito libico in cambio di una firma per una fornitura di armamenti da 4 miliardi di dollari: nel 2011, poco prima della caduta, il rais Muammar Gheddafi, aumentò il commercio a 10 miliardi, ma la risoluzione Onu che dopo la fine del regime impedì il commercio di armamenti bloccò la commessa. Quanto all'energia, Putin non ha certo bisogno del gas e del petrolio dalla Libia, ma non disdegna di vendere know-how e tecnologie ai tanti impianti dei giacimenti da saggiare nell'Est ricchissimo di petrolio, che fa gola pure ai francesi e agli anglo-americani.
L'occasione ghiotta per Putin
Dal canto suo, Haftar spera di continuare a ricevere dalla Russia supporto economico, logistico e politico, facendo leva sui buoni rapporti tra Mosca e Il Cairo, suo insostituibile alleato. Per Putin l'occasione è certo ghiotta, perché attraverso Haftar potrebbe a sua volta rinforzare l'alleanza con l'Egitto e, soprattutto, rimettere piede in Nord Africa. Ma la prospettiva di Mosca è anche intrisa di realpolitik: perché, nonostante i tentativi occidentali, senza un accordo con Haftar, il governo di Unità nazionale ha scarsissimo margine di manovra, e modestissime possibilità di riusciure nell'ardua impresa di unificare il Paese.
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