22 settembre 2023
Aggiornato 07:30
A giugno verranno ridiscusse

Sanzioni alla Russia, l'Europa ci perde 10 volte più degli Usa. Ma continua a obbedire

Sembra un paradosso: è Washington a detenere la 'regia' delle sanzioni a Mosca, ma l'Europa a perderci 10 volte tanto. Ma per l'Ue non sarà così semplice liberarsi dell'influenza degli States

MOSCA - Avevano predetto che sarebbero state mortali, ovviamente per la Russia. Invece, a quasi due anni dalla loro introduzione, le sanzioni occidentali hanno dimostrato più che altro il fallimento della strategia messa in atto dal blocco Usa-Ue nei confronti dell'avversario ex sovietico. Perché non solo quei provvedimenti non hanno avuto l'effetto sperato - convincere Putin a ritirarsi dalla Crimea -, ma non hanno neppure fiaccato Mosca come ci si sarebbe aspettati. Certo, non si può dire che il gigante russo non abbia patito conseguenze a livello economico, soprattutto per il combinato disposto delle sanzioni con il crollo del rublo e a del prezzo del petrolio. Eppure, non si può nemmeno affermare che il «gigante» sia stato abbattuto. Anzi.

La Russia può vivere senza l'Europa
Secondo il premier Dmitry Medvedev, la Russia ha passato periodi decisamente peggiori. Un'analisi sostanzialmente confermata dall'editorialista di Forbes Kenneth Rapoza, che è giunto alla conclusione che, se non altro, quelle sanzioni hanno dimostrato che Mosca è in grado di vivere senza l'Europa. A suo avviso, anche se la Russia è ancora lontana dal rendersi totalmente indipendente dalle merci europee, tuttavia si è saputa difendere dignitosamente grazie alla determinazione dei suoi produttori locali. «Se anche la Russia non può produrre il formaggio brie o coltivare certi tipi di frutta, può pescare più merluzzi o produrre più pollo dagli allevatori locali», ha spiegato. Anche perché la produzione autoctona - supportata dai sussidi governativi - porta rubli nel Paese, e scampa l'economia russa dai rischi legati al cambio monetario. Un'analisi supportata dalle cifre: lo scorso anno, la produzione di polli è aumentata dell'8,6%. Nel 2014, i polli importati ammontavano al 10% di quelli venduti, percentuale che lo scorso anno si è dimezzata. E i produttori, ovviamente, ci hanno guadagnato. 

L'Europa può vivere senza la Russia?
Ma se la Russia può vivere senza l'Europa, quest'ultima può vivere senza la Russia? Di certo, le conseguenze delle sanzioni si sono fatte sentire - quasi come un boomerang - molto più in Europa che negli Stati Uniti. Il rapporto, secondo l'Executive Director della Transatlantic Academy Stephen Szabo, sarebbe addirittura di 10 a 1: l’Ue, cioè, soffre 10 volte più degli States, che poi sono i veri registi delle sanzioni. Ad esempio, il totale dei beni esportati dal Vecchio Continente in Russia è sceso da 326,5 miliardi di euro nel 2013 a 237 miliardi nel 2015, mentre nel caso degli Usa il crollo è stato decisamente più contenuto: da 38,2 miliardi di dollari a 23,6. Cifre che potrebbero anche mettere a rischio l’unità del blocco occidentale: perché, per quanto Washington possa far sentire la sua voce – ben udita soprattutto dalla leadership tedesca –, sono sempre di più i Paesi che qualche dubbio, sulle sanzioni, ce l’hanno. Un’unità che verrà testata non solo a giugno, quando l’Ue dovrà ridiscutere dell’argomento, ma soprattutto nel corso del prossimo anno e mezzo, che vedrà elezioni politiche in Paesi-chiave: in primis, Stati Uniti, Francia, Germania e Italia.

L'influenza di Washington
Senza contare che già una buona fetta di politici in Francia e Germania si è espressa per la sospensione delle sanzioni, peraltro accusando gli States di esercitare pressioni finanziarie su Bruxelles per costringerla a rinnovarle. Ma c’è anche chi sostiene che non sia così semplice per l’Europa svincolarsi dall’influenza di Washington, anche nel caso (remoto) in cui l’Ue decidesse di «ribellarsi» al suo giogo e non confermare le sanzioni. Secondo il giornale tedesco Wirtschafts Woche, al di là della ridiscussione prevista per giugno, è possibile che gli Stati Uniti intraprendano iniziative unilaterali per impedire alle aziende europee di fare affari con la Russia. Una circostanza che peraltro si è già verificata – scrive il quotidiano – nel caso delle sanzioni all’Iran, quando chiunque si opponesse ai provvedimenti Usa poteva incappare in penali da parte di Washington. Una situazione simile potrebbe verificarsi anche nel caso delle sanzioni alla Russia, nonostante e indipendentemente dalla volontà del Vecchio Continente.

Chi decide, e chi ci perde
Ad ogni modo l'Europa, sull’argomento, pare abbia più di un motivo per pensarla diversamente dagli Usa. Non è un caso che, secondo un sondaggio condotto dalla Camera di Commercio tedesca e citato da Sputnik, il 60% delle imprese teutoniche vorrebbe un’immediata sospensione delle sanzioni, e il 28% sarebbe favorevole a una graduale ridiscussione. Il tutto, nonostante Angela Merkel abbia più volte ribadito che le sanzioni saranno rimosse solo quando la Russia rispetterà gli accordi di Minsk, cioè quando farà ciò che vuole Washington. Che però, sanzioni o no, ha qualche difficoltà in più a farsi obbedire da Mosca rispetto a quanta ne possa avere con Bruxelles.