19 aprile 2024
Aggiornato 22:30
Tutte le tappe di qui a dicembre

«Roadmap» della Commissione per riportare Schengen alla normalità

L'obiettivo è quello di porre fine entro dicembre dei controlli temporanei d'emergenza alle frontiere interne che sono stati reintrodotti da molti Stati membri a causa della crisi migratoria.

BRUXELLES - La Commissione europea ha presentato a Bruxelles la sua «roadmap», ovvero un programma di decisioni con l'indicazione delle date in cui saranno prese o attuate, per il ritorno alla normalità nello spazio di libera circolazione delle persone di Schengen. L'obiettivo è quello di porre fine entro dicembre dei controlli temporanei d'emergenza alle frontiere interne che sono stati reintrodotti da molti Stati membri a causa della crisi migratoria.
La «roadmap» è stata presentata in una conferenza stampa dal commissario all'Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, in preparazione del summit straordinario Ue-Turchia di lunedì prossimo sulla crisi dei rifugiati.
Le diverse tappe della «roadmap» riguardano la soluzione (prevista e auspicata, ma non scontata) dei problemi nei controlli alle frontiere esterne da parte della Grecia, la riforma del Regolamento di Dublino sulla responsabilità degli Stati membri nella gestione delle domande d'asilo, il rafforzamento delle operazioni in corso da parte dell'agenzia Frontex per la sorveglianza delle frontiere, e la rapida decisione sull'attuazione e predisposizione operativa delle nuove guardie di frontiera e guardacoste «federali» dell'UE da dispiegare alle frontiere esterne dello spazio Schengen.

I costi di un eventuale collasso del sistema
La Commissione ha anche presentato una valutazione dei costi economici di un eventuale collasso del sistema di Schengen, con il ritorno dei controlli alle frontiere interne, stimato fra i 5 e i 18 miliardi di euro all'anno (fra lo 0,05% e lo 0,13% del Pil complessivo dei paesi coinvolti), di cui circa 1,1 miliardi di spese amministrative aggiuntive che peserebbero direttamente sui governi.
L'incidenza dei costi aggiuntivi indiretti non sarebbe uniforme, ma più pesante in alcuni Stati membri rispetto ad altri: la Polonia, l'Olanda o la Germania, ad esempio, avrebbero un sovraccosto di 500 milioni di euro per commercializzare i beni trasportati su strada; in Spagna o in Repubblica ceca vi sarebbero 200 milioni di euro aggiuntivi di spesa per le imprese. Inoltre, per i lavoratori transfrontalieri europei (sono 1,7 milioni) che oggi attraversano le frontiere interne senza problemi, e per le imprese che li impiegano, vi sarebbero perdite di tempo il cui costo è valutato fra i 2,5 e i 4,5 miliardi di euro. E l'effetto sul turismo sarebbe disastroso, con 13 milioni di notti in hotel perdute all'anno, per un costo complessivo di 1,2 miliardi di euro.

Ecco, di seguito, le tappe della «roadmap» presentata dalla Commissione:
Il 12 marzo, la Grecia presenterà un piano d'azione riguardante le 50 raccomandazioni del Consiglio Ue per il ripristino dei controlli alle sue frontiere esterne, finora gravemente lacunosi e inefficaci.

Il 16 marzo, la Commissione presenterà la sua proposta di riforma, attesissima (soprattutto da parte dell'Italia e della Grecia), del regolamento Ue di Dublino, che scarica oggi sul solo Stato membro di primo approdo l'onere dell'accoglienza dei profughi e richiedenti asilo.

Sempre il 16 marzo, la Commissione presenterà il suo primo rapporto sull'attuazione delle «relocation» (la redistribuzione obbligatoria negli altri Stati membri di 160.000 richiedenti asilo dall'Italia e dalla Grecia) e sui «resettlement» (i programmi di reinsediamento volontario in alcuni paesi Ue di rifugiati provenienti direttamente dai campi profughi in alcuni paesi terzi).

Il 22 marzo al più tardi, l'agenzia Frontex presenterà agli Stati membri nuove richieste per uomini e mezzi da dispiegare nelle sue attività di controllo delle frontiere esterne a sostegno dei paesi in prima linea sulle rotte dei flussi migratori.

Il primo aprile al più tardi, gli Stati membri dovranno fornire a Frontez gli uomini e mezzi richiesti.

Il 12 aprile, la Commissione presenterà la sua valutazione del piano d'azione presentato dalla Grecia il 12 marzo per il miglioramento della gestione delle frontiere esterne da parte di Atene.

Il 16 aprile, la Commissione presenterà il sue secondo rapporto sull'attuazione delle «relocation» e dei «resettlement».

Fra l'11 e il 17 aprile, una missione di esperti valuterà se il sistema di Schengen funziona efficacemente alle frontiere marine e terrestri e negli aeroporti in Grecia.

Il 12 maggio, Atene presenterà un rapporto sull'attuazione delle raccomandazioni del Consiglio Ue per colmare le gravi lacune riscontrate nella sorveglianza delle frontiere esterne. In caso di mancata attuazione, ovvero se il Consiglio riscontrerà che persistono ancora «gravi lacune», la Commissione presenterà una proposta per il mantenimento, per un periodo fino a ulteriori due anni, dei controlli già reintrodotti da altri paesi membri alle frontiere interne dello spazio Schengen (secondo l'articolo 26 del Codice delle frontiere).

Il 13 maggio, se rimangono le «gravi lacune» nei controlli alle frontiere esterne, il Consiglio adotterà le raccomandazioni previste - secondo l'art. 26 del Codice - riguardanti il prolungamento dei controlli alle frontiere interne.

Il 16 maggio, la Commissione adotterà il suo terzo rapporto di valutazione sull'attuazione delle «relocation» e dei «resettlement».

Entro giugno, il Consiglio Ue, sotto la presidenza di turno olandese, raggiungerà un accordo sulla proposta per la creazione di un corpo di guardacoste e guardie di frontiera dell'Ue da dispiegare rapidamente, quando si renda necessario, alle frontiere esterne dello spazio Schengen.

Sempre entro giugno, la Commissione presenterà una sua valutazione del rispetto, da parte della Grecia, delle condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo previste dalla legislazione Ue. Il mancato rispetto di quelle condizioni non permette più agli Stati membri, fin dal 2011, di rinviare indietro i migranti provenienti dalla Grecia. Se Atene garantirà il rispetto delle regole sull'asilo, potrà rientrare nel sistema di Dublino, alla vigilia delle sua riforma, e potranno essere mandati in Grecia i richiedenti asilo che dal territorio greco erano entrati nell'Ue, recandosi poi in altri Stati membri.

Ad agosto è previsto che il nuovo corpo di guardacoste e guardie di frontiera dell'Ue sia «operativo», per essere poi «pienamente funzionale» entro settembre.

A dicembre, infine, dovrebbe tornare alla normalità il sistema di Schengen, con la fine delle misure eccezionali. Sempre che nel frattempo siano stati risolti i problemi riguardanti la gestione delle frontiere esterne della Grecia e non sia stato necessario, dunque, prorogare per due anni i controlli temporanei reintrodotti alle frontiere interne di alcuni paesi dell'area Schengen.