30 marzo 2023
Aggiornato 20:00
La crisi siriana

Ribelli tratteranno con Assad. Islamisti sbattono la porta

A Riad la principale alleanza finanziata da Ankara e Doha si sfila. Resta tuttavia l'interrogativo su quali saranno gli sviluppi sul terreno siriano, visto che il Fronte Islamico è l'alleanza armata di gran lunga più numerosa e potente tra le fazioni ribelli, con l'evidente esclusione di quelli dello Stato Islamico (Isis).

DAMASCO - «Non è stata sottolineata a sufficienza l'identità musulmana del nostro popolo» e «non è stato dato il reale peso politico alle fazioni rivoluzionarie e jihadiste, ma a personaggi più vicini al regime che al popolo»: sono queste le motivazioni principali messe nero su bianco dal «Fronte Islamico», principale alleanza armata dei ribelli siriani per spiegare i motivi del ritiro dalla «Conferenza di Riad», incontro tra un centinaio di rappresentanti dell'opposizione siriana fortemente voluta dall'Arabia Saudita per trovare una linea comune con la quale affrontare futuri negoziati politici con il regime del presidente Bashar al Assad. E subito dopo l'annuncio del ritiro del «Fronte Islamico», ecco la notizia di «una prima intesa» tra i ribelli siriani per negoziati di pace con il regime. Assad dovrà lasciare, ma all'inizio della transizione, il che potrebbe significare tra parecchio tempo, certo non sarà questione di settimane o mesi.

«I partecipanti hanno insistito che Assad ed i suoi collaboratori devono lasciare il potere con l'inizio del periodo di transizione», recita il testo di una dichiarazione diffusa al termine della conferenza.

Del resto a dettare l'agenda e l'esito della conferenza è stato lo stesso sovrano saudita re Salman bin Abdulaziz, il quale all'apertura del meeting, a nome di Kuwait, Qatar, Emirati e Bahrein, ha espresso «sostegno a una soluzione politica che garantisca l'integrità territoriale della Siria». Una svolta, quella di Riad, non del tutto gradita a Qatar e Turchia principali sponsor delle fazioni islamiche dell'opposizione al regime di Damasco.

Il ritiro del Fronte Islamico, appoggiato e finanziato da Doha ed Ankara, è infatti significativo. Così, da una parte, con tutte le cautele necessarie, da Riad arriva il segnale che la strada per una soluzione del conflitto siriano potrebbe essere a questo punto spianata. Resta tuttavia l'interrogativo su quali saranno gli sviluppi sul terreno siriano, visto che il Fronte Islamico è l'alleanza armata di gran lunga più numerosa e potente tra le fazioni ribelli, con l'evidente esclusione di quelli dello Stato Islamico (Isis).

Gli attacchi di Parigi rivendicati dello Stato Islamico (Isis), sembrano aver convinto Washington e Mosca a trovare un minimo comun denominatore rispetto alla guerra in Siria. Non a caso, proprio oggi, parlando a margine della conferenza internazionale sul clima a Le Bourget, vicino a Parigi, il segretario di Stato Usa, John Kerry ha definito «molto positivi» i colloqui di Riad ha aggiunto.