18 aprile 2024
Aggiornato 20:00
L'immigrazione vista dalla Germania

Ma la Merkel è davvero diventata così buona?

La commozione per la foto del piccolo Aylan morto sulla costa non c'entra. La cancelliera ha aperto le frontiere ai profughi siriani solo per fare gli interessi del suo Paese. Il problema, semmai, è che qui in Italia non lo fa nessuno

ROMA – Angela Merkel ha spiazzato l'Europa, ancora una volta: «Grecia e Italia non possono da sole accogliere tutti i profughi che arrivano sulle coste», ha dichiarato la cancelliera alla vigilia della ripresa delle trattative sulla distribuzione dei migranti tra i Paesi dell'Unione. Il suo vice Sigmar Gabriel è andato ancora oltre, spingendosi addirittura al punto di fissarne un numero: «Penso che possiamo farcela certamente con mezzo milione di persone, per alcuni anni. Non ho dubbi, forse anche di più». E alle parole sono rapidamente seguiti i fatti: il governo tedesco ha infatti deciso la sospensione del trattato di Dublino e l'apertura delle frontiere agli immigrati in arrivo dall'Ungheria, in particolare ai siriani che fuggono dalla guerra. Chi se lo sarebbe mai aspettato dalla donna d'acciaio della politica continentale, quella che solo poche settimane fa aveva fatto piangere una bimba palestinese in diretta televisiva preannunciandole che la sua famiglia sarebbe stata cacciata dalla Germania, perché non possedeva i requisiti di legge per restarvi? Certamente non le anime belle del Partito democratico, che infatti hanno subito cominciato a spellarsi le mani dagli applausi verso chi all'estero ha avuto il coraggio di fare concretamente ciò che loro, in Italia, si limitano a predicare.

Altro che buonismo
Ma questo improvviso cambio di rotta è anche molto sospetto. Possibile che Frau Merkel, quella che non ha esitato a strangolare gli altri Stati europei con il cappio dell'austerità, quella che non ha mosso un dito per salvare la Grecia fallita, sia diventata buona tutto d'un colpo? Magari commossa anche lei dalla foto del piccolo Aylan morto sulla costa? Neanche per sogno, ovviamente. E se n'è rapidamente reso conto chiunque abbia un'età sufficiente a non credere più alla favola del lupo. Il governo tedesco non ha fatto altro che pensare al tornaconto della propria nazione, come ha sempre e legittimamente fatto. In questo caso, ha semplicemente aperto le porte a quegli stranieri qualificati e formati di cui il suo mercato del lavoro aveva bisogno. Lo aveva anticipato nei giorni scorsi Ingo Kramer, capo della locale Confindustria: «Nei prossimi vent'anni avremo bisogno di molta più forza lavoro di quella che produrremo». Esattamente 500 mila posti all'anno, guarda caso lo stesso numero di profughi che il vicepresidente teutonico ha annunciato di voler accogliere.

Statisti cercasi
Non buon cuore, dunque, ma semplice convenienza economica: quella che è in grado di sfruttare un Paese in cui la disoccupazione è da anni in calo e ha ormai raggiunto appena il 4,7%. Perché è questa l'unica risposta sensata che la politica possa dare al dramma epocale dell'immigrazione: una risposta economica. Non l'innalzamento di anacronistici muri né la miope accoglienza senza una gestione dignitosa, bensì l'impegno concreto per costruire un sistema economico nazionale che funzioni, e che produca un mercato del lavoro sano ed efficiente. Per gli stranieri come per gli italiani. Il governo Renzi, inutile dirlo, non ha saputo né voluto fare altro su questo fronte se non le inconcludenti sparate del Jobs act. E uno dei peggiori risultati del suo colpevole immobilismo è proprio la guerra tra poveri scoppiata tra italiani e stranieri, che si contendono una manciata di miseri posti di lavoro, mentre muoiono entrambi di fame. Ecco, è questa l'unica cosa che possiamo invidiare ai cittadini tedeschi. Loro hanno una Merkel che fa gli interessi della Germania. Noi abbiamo un Renzi. Che fa anche lui gli interessi della Germania.