24 aprile 2024
Aggiornato 06:00
Relazioni internazionali

«Giochi gallesi» della NATO

Alla vigilia del summit Varsavia e i Paesi baltici hanno messo in campo proposte che significano di fatto il ritorno al periodo della guerra fredda. Non solo, ma è stata posta all’odg la questione della rottura unilaterale da parte di Bruxelles dell’Atto fondamentale Russia-NATO.

Il summit della NATO che si apre il 4 settembre nella città gallese di Newport si terrà su uno sfondo esplosivo. Mentre una serie di membri dell’alleanza nordatlantica con a capo la Polonia e i Paesi baltici tentano di convincere l’Occidente di schierare il sistema di difesa antimissile e di rompere persino la cooperazione con Mosca, nelle file della stessa alleanza stanno maturando contraddizioni.

Alla vigilia del summit Varsavia e i Paesi baltici hanno messo in campo proposte che significano di fatto il ritorno al periodo della guerra fredda. Non solo, ma è stata posta all’odg la questione della rottura unilaterale da parte di Bruxelles dell’Atto fondamentale Russia-NATO.

La posizione di Anders Fogh Rasmussen, segretario generale della NATO, è per il momento più contenuta. Rasmussen sottolinea che l’alleanza deve essere più «flessibile» per poter «opporsi alle eventuali minacce». A questo scopo a Newport si prevede di adottare la decisione in merito alla creazione di una brigata di pronto intervento di non meno di 10 mila uomini. Secondo i dati forniti dal giornale The Financial Times, questa forza può essere composta da militari della Gran Bretagna, Olanda, Danimarca, Norvegia, Paesi baltici e Canada.

È diventata apice della retorica antirussa la dichiarazione del comandante supremo alleato in Europa, Philip Breedlove. Nell’intervista al Die Welt tedesco il generale americano ha manacciato di iniziare una guerra contro la Russia sulla base dell’articolo 5 del Trattato nordatlatico. «Se truppe straniere arrivano sul territorio di uno Stato e possiamo considerare queste azioni comportamento da aggressore, è l’articolo numero cinque: risposta militare alle azioni dell’aggressore», ha dichiarato il generale Breedlove senza darsi la briga di spiegare come l’articolo sulla difesa collettiva della NATO possa essere applicato nei confronti di paesi che non sono membri dell’alleanza. La linea di Bruxelles verso il rafforzamento proprio della componente militare della NATO non è casuale, ha detto a «La Voce della Russia» Konstantin Sivkov, vicepresidente dell’Accademia dei problemi geopolitici della Russia:

- Attualmente l’Alleanza nordatlantica come organizzazione militare del mondo occidentale si presenta come strumento di salvezza delle stesse élites occidentali. Pertanto la NATO è costretta a svilupparsi e rafforzarsi ulteriormente proprio in direzione di una difesa e realizzazione più efficace degli interessi geopolitici dell’Occidente.

Per il suo sviluppo la NATO ha bisogno dell’«immagine del nemico». Adesso si cerca di presentare come tale appunto la Russia. Non si deve tuttavia sopravvalutare il vettore antirusso dell’Alleanza nordatlantica. L’alleanza degli USA, dei Paesi baltici e in parte della Polonia è solo uno degli elementi del «solitario» della NATO. Non meno influente è il campo delle forze che sono a favore dell’interazione con la Russia. Si tratta della Germania, Francia, Italia, Spagna, di una serie di paesi dell’Europa Centrale e dell’Europa Orentale, e in determinata misura della Turchia.

Da importante catalizzatore delle scissioni all’interno della NATO servono anche le nuove testimonianze dello spionaggio in seno all’alleanza ad opera degli USA, della Germania e forse di altri paesi. Così, stando ai media tedeschi, a partire dal 1976 il servizio locale BND ha effettuato lo spionaggio contro la Turchia e negli ultimi anni lo ha fatto nei confronti dell’Albania. Della divisione in seno alla NATO ha parlato nell’intervista a «La Voce della Russia» Vladimir Evseev, direttore del Centro di ricerche socio-politiche della Russia:

- Non ci sono motivi per parlare di una seria unità interna della NATO. Un fattore importante è che i cosiddetti «nuovi» membri dell’alleanza, ossia i paesi dell’Europa Centrale e dell’Europa Orientale, occupano talvolta posizioni assolutamente opposte rispetto a quelle dei paesi europeo-occidentali. Pertanto l’unità interna della NATO si andrà indebolendo.

Un altro fattore che può costringere la NATO a ridimensionare lo zelo antirusso è l’aggravamento della situazione nel Medio Oriente, soprattutto in Iraq. Una serie di paesi membri dell’alleanza ha già accettato di armare insieme con gli USA i curdi iracheni per la lotta contro lo «Stato islamico dell’Iraq». Secondo le parole di Chuck Hagel, capo del Pentagono, questi paesi sono l’Albania, Canada, Croazia, Danimarca, Italia, Francia e Gran Bretagna. Poi toccherà all’Australia e alla Germania. Quindi, anche dopo il ritiro dall’Afghanistan la NATO avrà le mani legate in una regione situata fuori dei confini europei.

Non è da scartare neanche il fattore finanziario. «Il rischio geopolitico rialza la sua terribile testa. Le notizie sulla tensione nei rapporti russo-ucraini allarmano gli investitori già senza questo spaventati», rileva Stan Shamu, analista della compagnia finanziaria finlandese IG Ltd. con sede a Melbourne. Quindi, gli imminenti «giochi gallesi» della NATO a Newport possono dare risultati imprevedibili.