18 agosto 2025
Aggiornato 07:00
La crisi ucraina

Mosca: missione umanitaria in Ucraina

Secondo il Ministro degli Esteri Sergey Lavrov, è stata discussa nel dettaglio con il governo ucraino e la Croce Rossa Internazionale il varo di una missione umanitaria e quindi ci sono le basi affinché «questa missione abbia presto luogo». Sperando che i partner occidentali «non si mettano di traverso».

MOSCA - La Russia insiste sulla necessità di fornire urgentemente aiuti umanitari al Sud-Est dell'Ucraina, devastato da quattro mesi di conflitto tra forze di Kiev e insorti filorussi, alimentando i timori occidentali di un intervento con il pretesto di aiutare la popolazione civile, mentre le ultime due vere roccaforti dei ribelli sono isolate e i miliziani filorussi costretti ad arretrare.

«Appena ci sarà un accordo sulle modalità e le sfumature, se questo sarà possibile, allora sarà lanciata un'immediata azione di soccorso, perché si tratta di un'emergenza umanitaria, di una tragica situazione umanitaria nella regione, che non ammette indugi», ha dichiarato oggi il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. Subito dopo, è intervenuto il ministro degli Esteri Sergey Lavrov, secondo cui è stato discusso nel dettaglio con il governo ucraino e la Croce Rossa Internazionale il varo di una missione umanitaria e quindi ci sono le basi affinché «questa missione abbia presto luogo». Sperando che i partner occidentali «non si mettano di traverso», ha sottolineato.

Dichiarandosi «cautamente ottimista», il capo della diplomazia moscovita è tornato poi a puntare il dito contro il governo di Kiev. «Si può avere l'impressione che il vero fine dell'operazione anti-terrorismo in Ucraina sia di far sparire il Sud-Est dell'Ucraina dalla faccia della terra e fare andare via tutti i russi», ha detto.

Fonti europee hanno dichiarato alla stampa a Bruxelles che il presidente della Commissione Jose Manuel Barroso avrebbe chiesto oggi al capo dello Stato ucraino, Petro Poroshenko, di adoperarsi per un cessate-il-fuoco. «D'altra parte non abbiamo il diritto di dire al governo ucraino che non può godere del suo diritto sovrano di controllare il territorio nazionale», ha aggiunto un funzionario europeo dietro garanzia di anonimato.

In questo quadro di forte tensione e grande incertezza, Kiev e i ribelli filorussi si scambiano regolari accuse sull'impossibilità di far tacere le armi. E intanto si continua a combattere, con un bilancio delle vittime che ha superato le 1.300 morti complessivamente secondo le stime Onu, e 568 tra i militari inviati da Kiev, in base ai dati aggiornati oggi dai responsabili della Sicurezza di Kiev.

Nel fine settimana le forze governative ucraine hanno continuato a guadagnare terreno, costringendo i ribelli ad arretrare ulteriormente. Il territorio intorno a Donetsk sarebbe ormai circondato e tra il capoluogo del Donbass e Lugansk, l'altro grosso centro regionale a ridosso della frontiera con la Russia, l'esercito ucraino ha interrotto i collegamenti tra gli insorti.

A Donetsk, il nuovo leader dei ribelli Alexander Zakharchenko, ha proposto a sua volta una tregua per l'avvio degli aiuti umanitari e questo è parso un ulteriore segnale di difficoltà sul terreno, anche se alcuni analisti vi vedono piuttosto una "sponda" alle richieste russe. In ogni caso la situazione per la popolazione civile è costantemente peggiorata nelle ultime settimane e l'Onu - che ufficialmente registra 258mila profughi verso la Russia e sfollati interni - ammette che è «plausibile» la cifra indicata dai russi, 730mila.

Nella notte, intanto, a Donetsk un bombardamento è sfociato in una evasione di massa: più di cento prigionieri sono fuggiti da un carcere a regime duro durante una rivolta scoppiata quando colpi si artiglieria hanno centrato l'ala residenziale della colonia penale n 124, nel distretto Kirovsky. Stamattina, una quarantina di evasi, non sapendo dove riparare, ha fatto ritorno nella prigione.