2 maggio 2024
Aggiornato 00:00
La crisi siriana

Cosa fare per la Siria?

Se lo chiede il New York Times in un editoriale dai toni preoccupati, dopo il fallimento dei negoziati tra il regime e l'opposizione, organizzati dalle Nazioni Unite. Morte 136.000 persone, 9 milioni di rifugiati

NEW YORK - Cosa fare per la Siria? Se lo chiede il New York Times in un editoriale dai toni preoccupati, dopo il fallimento dei negoziati tra il regime e l'opposizione, organizzati dalle Nazioni Unite. «In assenza di un'opzione politica e diplomatica», cosa possono fare gli Stati Uniti e il resto del mondo per fermare una guerra civile «che ha ucciso circa 136.000 persone, provocato nove milioni di rifugiati, dislocato nel Paese 4,25 milioni di abitanti e che minaccia di destabilizzare molti altri Paesi nella regione?».

OBAMA: NON ESISTE SOLUZIONE MILITARE - Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, «ha giustamente detto che non esiste una soluzione militare» e per questo si è impegnato per aprire un negoziato; «le forze di opposizione, seppur deboli, almeno hanno proposto un governo di transizione. Il presidente Bashar al-Assad non solo ha respinto ogni compromesso, ma ha intensificato i bombardamenti sui quartieri ribelli; altre 5.000 persone sarebbero state uccise».

ASSAD SI E' RINFORZATO - Secondo i funzionari americani, scrive ancora il New York Times, la forza di Assad si è accresciuta nell'ultimo anno, «grazie principalmente al sostengo affidabile dei suoi sponsor in Russia e Iran». Nonostante le critiche del segretario di Stato, John Kerry, Mosca ha permesso ad Assad di continuare nel suo gioco rischioso, mentre il resto del mondo ha chiuso incredibilmente un occhio con Iran e Russia.
Secondo gli esperti, la Siria sta usando «elicotteri forniti dalla Russia per attaccare Homs»; Mosca, inoltre, ha fornito altre attrezzature per la guerra di Assad. Anche l'Iran ha fornito armi ad Assad, oltre all'aiuto delle unità speciali delle forze Quds; Teheran ha inoltre spinto Hezbollah a combattere insieme alle forze del regime.

NUOVE E VECCHIE OPZIONI - Ora che i negoziati di pace si sono arenati, Obama ha chiesto ai suoi consiglieri di rivedere «nuove e vecchie opzioni» per sostenere l'opposizione e alleviare la situazione drammatica della popolazione civile. Obiettivi sempre più difficili da raggiungere, con l'aumento dei terroristi e il flusso di rifugiati a destabilizzare l'intera regione. «Queste minacce potrebbero a un certo punto richiedere scelte più coraggiose» ha scritto il quotidiano. Finora, però, nessuna nuova idea che non porti gli Stati Uniti in guerra è stata presentata; tra le opzioni allo studio, quella di finanziare i ribelli e di aiutarli con l'intelligence. Ma nessuna mossa simile sposterà a loro favore l'andamento della battaglia.

SOLUZIONE PACIFICA - Alcune opzioni già bocciate in passato, come condurre raid aerei o fornire armi ai ribelli, non sono state riprese in considerazione. Obama ha resistito alle spinte per entrare in guerra, respingendo l'idea che sia una dimostrazione di leadership, ha scritto il Times. «Leadership significa certe volte non andare in guerra. Significa anche, in questo caso, perseverare nella ricerca frustrante di una soluzione pacifica», di strumenti per «ridurre la miseria del popolo siriano».