29 marzo 2024
Aggiornato 09:00
Data della scadenza del mandato

Iraq: Nato, la missione di addestramento terminerà il 31 dicembre

Falliti i negoziati su immunità dei soldati davanti ai Tribunali iracheni. Addestrati 5.000 militari e 10.000 agenti di Polizia. L'ONU chiede all'UE di accogliere i profughi di Camp Ashraf

BRUXELLES - Il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha annunciato ufficialmente oggi che la missione di addestramento dell'Alleanza in Iraq terminerà il 31 dicembre, data della scadenza del mandato. «Non è stato possibile trovare un accordo per l'estensione del programma nonostante le serrate trattative» condotte dalla Nato e dalle autorità irachene, ha dichiarato Rasmussen in un comunicato, in cui sottolinea «il successo della missione».

Trattative fallite - L'annuncio era atteso dopo il fallimento delle trattative avviate negli ultimi mesi, in particolare dopo il rifiuto dell'Iraq ad accordare nuovamente l'immunità al personale della Nato. L'Alleanza ne aveva informato Baghdad la settimana scorsa, ha fatto sapere ieri il consigliere iracheno alla Sicurezza Nazionale, Falah al Fayad. «Ci dispiace che la Nato abbia raccomandato il ritiro della sua missione in Iraq», aveva aggiunto, precisando che Baghdad aveva auspicato che la missione fosse estesa fino al termine del 2013.
L'attuale accordo fra la Nato e il governo iracheno prevede che i militari e gli istruttori dell'Alleanza siano responsabili solo davanti ai tribunali militari della Nato o dei suoi Stati membri e non di fronte ai tribunali militari iracheni. Baghdad ha rifiutato di rinnovare questa immunità dopo il 31 dicembre, data della scadenza della missione e della partenza degli ultimi soldati americani.

Addestrati 5.000 militari e 10.000 agenti di Polizia - «La missione, che è iniziata nel 2004 su richiesta delle autorità irachene, è stata un successo. I nostri istruttori possono essere molto fieri di quello che abbiamo realizzato in questi ultimi sette anni», si è felicitato nel comunicato Rasmussen, sottolineando che «hanno contribuito a rafforzare le capacità di sicurezza e a sviluppare una forza di sicurezza multi-etnica».
Dal 2004 la Nato ha addestrato più di 5000 militari e 10,000 agenti di polizia in Iraq e altri 2000 iracheni nei Paesi alleati. L'Alleanza, riferisce sempre il comunicato, ha provveduto a fornire inoltre 115 milioni di euro in equipaggiamenti militari e raccolto 17,7 milioni di euro in donazioni da tutti i 28 Paesi Nato destinati all'addestramento e all'istruzione del personale nelle basi dell'Alleanza.

L'ONU chiede all'UE di accogliere i profughi di Camp Ashraf - I Paesi europei devono prepararsi ad accogliere dei residenti di Camp Ashraf, che l'Iraq minaccia di chiudere a fine anno, se vogliono incoraggiare una soluzione pacifica della questione: questo l'appello lanciato oggi dall'inviato speciale dell'Onu in Iraq, Martin Kobler. «Chiedo ai governi di tutti i Paesi membri dell'Onu, in particolare agli europei, di accogliere degli abitanti di Camp Ashraf nei loro Paesi», ha detto a margine di una cerimonia a Baghdad.
«Ci sono cittadini di Paesi europei a Camp Ashraf», ha spiegato prima di aggiungere che «circa 900» dei residenti sostengono di avere passaporti, documenti o membri delle loro famiglie in quei Paesi. «Spero che lo faranno poiché vi è un rischio di altro spargimento di sangue», ha detto ancora Kobler.
L'inviato speciale dell'Onu ha ancora una volta invitato le autorità irachene a «rinviare» la chiusura del campo perché «non siamo in grado di trasferire migliaia di persone da qui a fine anno».
Kobler ha quindi esortato i residenti di Ashraf ad «accettare il piano presentato dall'Onu e che è in discussione con il governo iracheno». «Siamo nel pieno delle trattative. Restano tre settimane e mi batterò fino all'ultimo giorno, il 31 dicembre, per trovare una soluzione pacifica », ha sottolineato Kobler.
Camp Ashraf, a nord di Baghdad, ospita circa 3.400 rifugiati iraniani ostili al regime di Teheran, quasi tutti membri dell'Organizzazione dei Mujaheddin del popolo iraniano. Il campo è già stato teatro di due violenti scontri a fuoco fra le forze di sicurezza irachene e i residenti. L'8 aprile, 36 persone sono rimaste uccise.