7 giugno 2023
Aggiornato 12:00
Il monito del Presidente siriano

Sirira: Assad avverte, un intervento militare sarà un «terremoto»

Accuse alla Lega Araba: ha offerto un «pretesto» per l'intervento militare. Il Ministro degli Esteri Muallem: Nessun rischio di guerra civile. Il Presidente turco: non c'è più posto per regimi autoritari

DAMASCO - Un intervento militare in Siria provocherebbe «un terremoto» in tutto il Medio Oriente: è questo il monito lanciato dal Presidente siriano Bashar al Assad in un'intervista esclusiva al Sunday Times, in cui si dice pronto a «morire» per il suo Paese, certo che «il conflitto andrà avanti e che continueranno le pressioni per sottomettere la Siria, ma la Siria non si piegherà e continuerà a resistere».
Il suo Ministro degli Esteri, Walid Muallem, ha dichiarato da parte sua che «se saremo obbligati a combattere, combatteremo», sottolineando come «i problemi della Siria non possano essere risolti che dagli stessi siriani».
Sia Assad che Muallem hanno accusato la Lega Araba di aver sospeso la Siria dall'organizzazione proprio per fornire un «pretesto a un intervento militare» nel Paese attraverso l'intervento del Consiglio di Sicurezza del'Onu. Un intervento come quello in Libia, ha ammonito il leader siriano, scatenerebbe «un terremoto» in tutto il Medio Oriente: «Una campagna militare destabilizzerebbe tutta la regione, e tutti i Paese ne pagherebbero le conseguenze».

Il Ministro degli Esteri Muallem: Nessun rischio di guerra civile - Muallem ha poi respinto i timori di guerra civile nel Paese espressi ieri dal Segretario di Stato americano Hillary Clinton: «Quando Clinton afferma che l'opposizione è ben armata, è quello che in inglese si chiama wishful thinking, un voler confondere i propri desideri con la realtà»; il Segretario di Stato aveva giustificato i timori di un conflitto interno con l'esistenza di un'opposizione «ben armata, ben determinata e finalmente ben finanziata».
Dopo la sospensione della Siria, mercoledì scorso la Lega Araba aveva concesso tre giorni di tempo al regime di Damasco per porre fine alla repressione, minacciando sanzioni economiche, ultimatum è scaduto alle 23 italiane di ieri senza che Damasco se ne sia data troppo per intesa: «Non riteniamo l'ultimatum una questione importante, è importante il contenuto e conta giungere ad un accordo con la Lega Araba», ha spiegato Muallem in conferenza stampa.
In precedenza Muallem aveva respinto la proposta della Lega Araba dell'invio di 500 osservatori per verificare la situazione sul terreno, in quanto «comprende degli articoli che riflettono le posizioni non equilibrate adottate de alcuni Stati membri dall'inizio della crisi». Secondo Muallem il protocollo proposto dalla Lega «dà agli osservatori prerogative troppo ampie che possono arrivare fino alla violazione della sovranità nazionale»: «Nella storia delle organizzazioni regionali non vi sono precedenti di un'organizzazione che lavori contro uno dei suoi Stati membri», ha concluso.
I ministri degli Esteri della Lega Araba si riuniranno giovedì prossimo per discutere della situazione in Siria, come ha annunciato oggi alla stampa il Vice Segretario generale dell'organizzazione panaraba, Ahmed ben Helli: «Il consiglio della Lega araba terrà una sessione straordinaria giovedì a livello ministeriale sotto la presidenza del Qatar», ha precisato.

Il Presidente turco: non c'è più posto per regimi autoritari - Non c'è «più posto per i regimi autoritari» come quello siriano sulle coste del Mediterraneo. E' quanto ha affermato il Presidente turco Abdullah Gul in un'intervista concessa al Sunday Telegraph alla vigilia della sua visita di tre giorni nel Regno Unito. Domani il ministro degli Esteri britannico, William Hague, riceverà a Londra alcuni rappresentanti dell'opposizione siriana.
«Credo veramente che non ci sia più posto per i regimi autoritari, per sistemi a partito unico che mancano di responsabilità e trasparenza, sulle coste del Mediterraneo - ha detto Gul - avendo studiato e vissuto nel Regno unito, avendo questa visione del mondo, il Presidente Assad dovrebbe comprenderlo».
Gul ha quindi ricordato di aver «consigliato» Assad di «affrettarsi ad accelerare il processo delle riforme», perchè in caso contrario, «se non fosse stato lui a guidare il cambiamento», la situazione sarebbe degenerata. Interpellato sul sostegno di Ankara all'opposizione siriana, il presidente turco ha precisato che la Turchia «permette che tenga i suoi incontri e le sue discussioni in libertà e gli fornisce una piattaforma diplomatica».