20 aprile 2025
Aggiornato 06:00
Medio Oriente

Anp: via da negoziati se riprendono costruzioni colonie

Lettera di Abu Mazen a Stati Uniti, Russia ed Ue. Netanyahu: «Possiamo smentire i dubbiosi, ma abbiamo bisogno di un partner serio»

GERUSALEMME - La ripresa delle attività edilizie nelle colonie ebraiche dopo al scadenza della moratoria unilaterale, il 26 settembre, porterebbe alla fine immediata dei negoziati diretti fra le parti: lo scrive il presidente dell'Autorità Nazionale palestinese, Abu Mazen, in una lettera inviata ai presidenti di Stati Uniti e Russia, e al responsabile della politica Estera dell'Ue.

Come riporta il quotidiano israeliano Ha'aretz, il premier dello Stato ebraico Benjamin Netanyahu ha ribadito ieri che la moratoria avrà fine nella data stabilita, ovvero tre settimane dopo l'inizio dei negoziati; fonti del governo israeliano tuttavia sottolineano come la ripresa delle costruzioni potrebbe riguardare solo quei blocchi di insediamenti che finirebbero comunque per essere annessi ad Israele nel quadro di qualsiasi accordo prevedibile.
Nel corso del consiglio dei Ministri settimanale Netanyahu ha tuttavia espresso ottimismo: «Possiamo smentire i dubbiosi, ma abbiamo bisogno di un partner serio: allora potremo raggiungere un accordo storico». Le trattative - che si apriranno il 2 settembre a Washington alla presenza del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama - dureranno in linea di principio 12 mesi: Israele ha ottenuto che non venisse menzionata alcuna precondizione né la data di scadenza del congelamento unilaterale degli insediamenti.

I negoziati indiretti fra Anp e Israele - condotti con la mediazione statunitense - erano ripresi il 9 maggio scorso: i colloqui dovevano durare quattro mesi e riguardare tutte le questioni relative allo status finale dello Stato palestinese, tra le quali la demarcazione delle frontiere, così come le garanzie di sicurezza per lo Stato ebraico.
Il passaggio ai negoziati diretti aveva suscitato perplessità specie da parte palestinese: il presidente dell'Anp Abu Mazen aveva recentemente definito «inutile» la ripresa dei negoziati diretti, dato che a suo parere ciò che sembrava offrire Israele è la volontà di riprendere le trattative da zero: l'Anp vuole invece il rispetto degli accordi raggiunti con il precedente esecutivo di Ehud Olmert, oltre al congelamento delle attività edilizie negli insediamenti cisgiordani e a Gerusalemme Est, condizioni che lo Stato ebraico ha finora rifiutato.

Abu Mazen ha dovuto fare fronte però proprio alle insistenze della Casa Bianca per un cambio di passo nei negoziati: secondo un rapporto interno dell'Anp l'inviato speciale statunitense George Mitchell avrebbe esplicitamente chiesto al Presidente palestinese di passare alle trattative dirette con lo Stato ebraico; il documento sottolineava tuttavia che rinunciare alle garanzie e alle condizioni poste dallo stesso Abu Mazen per aprire un negoziato faccia a faccia avrebbe costituito un «suicidio politico».

La Lega araba da parte sua ha dato il via libera ai negoziati diretti, precisando tuttavia che spettava a quest'ultima stabilire i tempi per il passaggio alle trattative bilaterali. In una lettera indirizzata all'Amministrazione Obama i Ministri della Lega hanno poi sottolineato come debbano sussistere tre condizioni per un avvio dei negoziati diretti: innanzitutto, si dovrà trattare della «fase finale» del processo di pace, dovrà esistere una chiara tabella di marcia per i colloqui e dovranno venire creati degli adeguati meccanismi di controllo e verifica degli accordi.