10 ottobre 2024
Aggiornato 12:30
Conti pubblici

UE, taglio record per le stime del PIL italiano: +0,2 nel 2019

Il dato peggiore dell'Eurozona, nel contesto di una generale revisione al ribasso, a causa principalmente delle tensioni sul commercio internazionale

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BRUXELLES - Le stime di crescita per l'Italia, secondo le previsioni economiche d'autunno pubblicate oggi dalla Commissione europea, vedono un anemico 0,2% per il 2019, il dato peggiore dell'Eurozona, nel contesto di una generale revisione al ribasso, a causa principalmente delle tensioni sul commercio internazionale. Ma mentre per l'Eurozona la revisione al ribasso per il 2019 è di 0,6 punti percentuali rispetto alle precedenti previsioni d'autunno (dall'1,9% all'1,3%), per l'Italia la riduzione è di un intero punto percentuale (dall'1,2 allo 0,2%).

I dati della Commissione europea

«Nel 2019 - afferma la Commissione -, la crescita annua del PIL reale è prevista allo 0,2%, considerevolmente in ribasso rispetto alle previsioni d'autunno. Un rallentamento ciclico peggiore del previsto nel 2018, amplificato dall'incertezza politica interna e mondiale e dalle prospettive di investimento sostanzialmente meno favorevoli da parte delle imprese, spiega in gran parte questa revisione al ribasso. Inoltre, è probabile che il rallentamento economico più marcato registrato da parte di importanti partner commerciali abbia effetti a catena sulla manifatturiera italiana».

L'economia ha perso slancio dall'inizio del 2018

«L'economia italiana - ricorda la Commissione - ha iniziato a perdere slancio all'inizio 2018 nel contesto di un più ampio rallentamento dell'area dell'euro ed è scivolata in una contrazione nella seconda metà dell'anno. Il Pil reale è calato dello 0,2% negli ultimi tre mesi del 2018, dopo una diminuzione dello 0,1% nel trimestre precedente».

Domanda interna «fiacca»

«Mentre il rallentamento iniziale - spiega l'Esecutivo Ue - era in gran parte dovuto al commercio mondiale meno dinamico, il recente indebolimento dell'attività economica è più attribuibile alla fiacca domanda interna, in particolare gli investimenti, ed è - sottolinea la Commissione - il prezzo da pagare per l'incertezza della politica economica del governo e per l'aumento dei costi di finanziamento».

Negative anche le prospettive per la produzione industriale

La Commissione nota, fra l'altro, che «in termini annuali, reali il Pil è cresciuto dell'1,0% nel 2018, aiutato da un considerevole effetto di riporto dall'anno precedente». Negative anche le prospettive per la produzione industriale: «L'attuale continuo indebolimento del settore manifatturiero, con un forte declino del 'sentiment' economico, non promette bene per la prospettiva a breve termine. L'attività economica è probabile che rimanga anemica nella prima metà del 2019», conclude la Commissione.