29 marzo 2024
Aggiornato 09:30
Stati Uniti

Fed: stress test ok, via libera a 32 banche per distribuzione dividendi

In generale, gli istituti di credito hanno chiesto di potere distribuire quasi il 100% dei loro utili attesi nei prossimi quattro anni, in netto rialzo rispetto al 65% emerso dagli stress test dell'anno scorso.

Operatore di borsa
Operatore di borsa Foto: ANSA

NEW YORK - Tutte le principali grandi banche americane hanno superato il secondo e ultimo round di stress test dell'anno in corso condotti dalla Federal Reserve: è la prima volta da quando la banca centrale Usa ha iniziato questo esercizio sette anni fa per valutare lo stato di salute degli istituti di credito in casi di crisi avverse. A conferma delle parole del giorno precedente del governatore Janet Yellen, il sistema bancario statunitense è più solido rispetto al 2008 (quando esplose la crisi) e vanta livelli patrimoniali sufficienti; di conseguenza, i gruppi che ne fanno parte possono emettere la quantità di dividendi più grande da quasi un decennio. Per i loro azionisti è una buona notizia.
Dei 34 gruppi analizzati, 32 banche tra cui JP Morgan, Citi, Bank of America, Morgan Stanley e Wells Fargo sono state promosse; due gruppi di carte di credito invece mostrano qualche difficoltà; una (American Express) ha superato l'esame ritoccando il suo piano di distribuzione di dividendi; un'altra ancora (Capital One) non ha ricevuto obiezioni ma è stata rimandata: avrà tempo sei mesi per risolvere «la debolezza nel suo processo di pianificazione» del suo piano sui capitali. Stando alla Fed, i 34 gruppi hanno 1.250 miliardi di dollari di cuscinetti di capitale, 750 miliardi in più rispetto al 2009; oltre il 75% degli asset totali di aziende finanziarie fa capo a loro.

SOSTEGNO AI TITOLI - In generale, gli istituti di credito hanno chiesto di potere distribuire quasi il 100% dei loro utili attesi nei prossimi quattro anni, in netto rialzo rispetto al 65% emerso dagli stress test dell'anno scorso. Ciò dovrebbe dare sostegno ai titoli delle banche quotate, come successo nel dopo-mercato successivamente alla pubblicazione degli stress test. Quei titoli erano stati protagonisti di un rally dopo la vittoria alle elezioni di Donald Trump, ma poi hanno perso slancio a causa di segnali contrastanti dal fronte economico e dello stallo dell'agenda pro-crescita del presidente.
«Sono contento che il processo del CCAR [Comprehensive Capital Analysis and Review, questo il nome del secondo round di stress test] abbia motivato tutte le banche più grandi a ottenere livelli di capitale salutari e a migliorare notevolmente i loro processi di pianificazione dei loro capitali», ha commentato in una nota Jerome H. Powell, membro del Board della Fed e responsabile degli stress test.