La Bce non basta, 22 grandi città italiane sono in deflazione
L'Istat ha confermato le stime preliminari: 22 grandi città italiane sono in deflazione. E' in atto un circolo vizioso perché i consumatori rimandano gli acquisti e i prezzi scendono. Ma emergono anche timidi segnali di stabilizzazione

ROMA – L'Istat conferma le stime preliminari sull'inflazione e i dati pubblicati che si riferiscono al mese di marzo non sono rassicuranti. Nonostante le manovre di politica monetaria espansiva messe in atto dalla BCE, questo è il secondo mese consecutivo del 2016 in «rosso» per i prezzi al consumo.
22 città italiane colpite dalla deflazione
I consumi restano al palo, nonostante il bazooka di Draghi. L'Istat ha diffuso i dati relativi al mese di marzo e ha confermato le sue stime preliminari sull'inflazione: i prezzi sono cresciuti solo dello 0,2% su base mensile e si sono, invece, contratti dello 0,2% su base annua. La deflazione colpisce ancora il Belpaese e, in particolare, 22 città italiane (lo scorso febbraio erano 20) da Nord a Sud. Tra queste ci sono Roma (-0,5%), Firenze (-0,4%), Napoli (-0,1%) e Milano (-0,1%). Ma i ribassi più forti colpiscono Bari e Potenza (che registrano entrambe -1,0%).
I consumatori rimandano gli acquisti
Le manovre espansive messe in atto dalla BCE non stanno funzionando come dovrebbero. La spiegazione della frenata inflazionistica in corso risiede in un circolo vizioso: la domanda interna resta ferma, i consumatori rimandano gli acquisti e i prezzi scendono. Inoltre, il calo dei prezzi di benzina e gasolio trascina ulteriormente verso il basso la voce energia, senza però essere compensata da un maggiore acquisto di beni durevoli o a largo consumo. E' negativo anche il dato del comparto alimentare, soprattutto del «fresco».
Timidi segnali di stabilizzazione
Come sottolinea Luca Orlando nel suo articolo su Il Sole24ore, per il paniere a più alta frequenza d’acquisto la frenata annua è ancora più ampia: con un calo dell’1,1% tendenziale e in accelerazione rispetto alla frenata dello 0,8% di febbraio. Il rischio deflazione è perciò tutt'ora molto concreto, ma possiamo registrare anche qualche piccolo segnale di stabilizzazione: al netto delle componenti più volatili (tra i quali ci sono appunto l'energia e i consumi alimentari «freschi») la componente di fondo dell'inflazione cresce su base annua dello 0,6% e resta positiva anche su base mensile con uno +0,1%.
- 28/02/2017 Torna l'inflazione, ma non è una buona notizia
- 04/01/2017 L'Italia è in deflazione e l'ultima volta era il 1959. Perché gli economisti sono preoccupati
- 23/07/2016 Prezzi, l'Italia è in deflazione come nel 1959
- 18/05/2016 Deflazione, che pericolo corre l'Europa e perché Usa e Gran Bretagna fanno meglio di noi?