25 aprile 2024
Aggiornato 19:30
Welfare | Previdenza

«Riformare la legge Fornero subito»

La flessibilità «è un'esigenza riconosciuta da tutti, peraltro riconosciuta dal governo fino a pochi giorni fa, dire che non si fa fino al 2018 significa che si fanno altre scelte di politica economica» e «continueremo ad avere un disoccupazione giovanile al 40% che è il dramma più grande del Paese». Così il segretario confederale della Cgil Vera Lamonica.

ROMA (askanews) - «Il governo sbaglia» a rinviare una riforma della legge Fornero al 2018. La flessibilità «è un'esigenza riconosciuta da tutti, peraltro riconosciuta dal governo fino a pochi giorni fa, dire che non si fa fino al 2018 significa che si fanno altre scelte di politica economica" e "continueremo ad avere un disoccupazione giovanile al 40% che è il dramma più grande del Paese». Così il segretario confederale della Cgil Vera Lamonica.
«Rendere più flessibile la possibilità di andare in pensionamento - ha spiegato Lamonica - è un'esigenza non rinviabile al 2018 per due ragioni fondamentali: la prima è che la riforma Fornero così fatta sta bloccando ogni forma di turn over per i giovani. Il secondo motivo è che purtroppo questa riforma è così rigida, così improvvisa, senza gradualità: ci sono persone che non possono rimanere al lavoro fino a età avanzate, non abbiamo solo esodati ma abbiamo anche gente che sta diventando esodata». E «con la riduzione in prospettiva della copertura degli ammortizzatori sociali le situazioni di disagio saranno ancora più elevate».
«Questo è un Paese con un indice di povertà altissimo» e «io penso che le politiche sociali che sta facendo il governo determinano nuove povertà. Da quello che si capisce è che si toglieranno le tasse sulla casa anche ai ricchi e ai ricchissimi e per il resto sulle condizioni sociali di chi lavora o di chi il lavoro non ce l'ha purtroppo si va raschiando il barile», ha concluso.

Barbagallo: No rinvio pensioni a 2018, flessibilità subito
No al rinvio al 2018 del capitolo pensioni. Il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, chiede al governo di ripensarci. Per Barbagallo è necessario che i lavoratori possano «accedere alla pensione in una fascia di età tra i 62 e i 67 anni, volontariamente e senza ulteriori penalizzazioni».
«Non c'è più grande ingiustizia di parti eguali tra diseguali, ma il governo sembra non considerare questo provato principio. E così, mentre viene confermata l'intenzione di ridurre la Tasi sulla prima casa a tutti indistintamente, ai proprietari di ville come a quelli di case popolari, contemporaneamente viene stabilito che di flessibilità verso il pensionamento se ne parlerà solo nel 2018. In questo modo - afferma Barbagallo in una nota - non si tiene più conto di un concetto elementare: non tutti i lavori sono uguali e non tutti possono andare in pensione alla stessa età».
«Noi auspichiamo - conclude - che il Governo, che pure aveva ripetutamente manifestato questo stesso intendimento, ritorni sui propri passi e consenta ai lavoratori di poter accedere alla pensione in una fascia di età tra i 62 e i 67 anni, volontariamente e senza ulteriori penalizzazioni».