19 aprile 2024
Aggiornato 02:00
Interrogazione di Gianni Melilla (Sel)

L'Italia sovvenziona le rinnovabili (nemmeno troppo) dei Balcani

Il nostro Paese spenderà più di 13 miliardi di euro per importare energia, in teoria economica e pulita da Serbia e Montenegro, ma in realtà sarà pagata a caro prezzo e la maggior parte delle forniture arriveranno da centrali a carbone o idroelettriche

ROMA – L'Italia spenderà più di 13 miliardi di euro per importare energia, in teoria economica e pulita dalla regione dei Balcani, ma in realtà sarà pagata a caro prezzo e la maggior parte delle forniture non arriveranno nemmeno da fonti rinnovabili. Lo ha denunciato con una interrogazione parlamentare ai ministri dell'Ambiente e dello Sviluppo il deputato di Sinistra ecologia e libertà (Sel), Gianni Melilla.

ENERGIA A PREZZI DOPPI DA SERBIA - Dei 13 miliardi, 12 andranno nell'arco di 15 anni alla Serbia con la quale abbiamo stipulato nel 2011 un accordo per la fornitura di energia rinnovabile, da fonte idroelettrica. Importare questa elettricità da Belgrado ci costerà caro: secondo i dati risalenti al 2011 il costo si aggirerebbe intorno ai 155 euro/MWh, più del doppio dell'attuale prezzo di mercato. Inoltre da sempre più parti si stanno alzando voci fra la comunità scientifica, secondo le quali l'idroelettrico non sarebbe una fonte energetica così «green». L'ultima ricerca a riguardo è arrivata dall'Università dell'East Anglia nel Regno Unito, che ha studiato l'impatto ambientale della diga brasiliana di Balbina, in Amazzonia. Stando ai ricercatori, che hanno pubblicato le loro osservazioni sulla rivista Plos One, questo invaso sta riducendo drasticamente la flora e la fauna locale. La scienziata a capo dell'equipe di ricerca, Maira Benchimol ha spiegato: «Le dighe sono state pensate per essere una fonte ecologica di energia sostenibile. Studi precedenti hanno dimostrato che le dighe provocano ingenti perdite di fatturato legato alla pesca, un aumento delle emissioni di gas a effetto serra e costi socioeconomici per le comunità locali. La nostra ricerca prova che anche la biodiversità delle foreste paga un prezzo elevato quando vengono costruite grandi dighe».

IL CARBONE DA SERBIA E MONTENEGRO - Un altro miliardo invece andrà per realizzare l'interconnessione di 415 chilometri fra le coste dell'Abruzzo (Pescara) e quelle del Montenegro (Tivat), che con una portata di un GW in corrente continua, potrebbe spostare tra Italia e Montenegro circa 6 TWh di energia l'anno. Questa spesa, lievitata negli anni (nel 2010 erano stati previsti 760 milioni), oltre a essere scaricata sulle bollette dell'energia, servirà per importare elettricità prodotte o da centrali idroelettriche o a carbone. Il Montenegro produce solo il 60 per cento dell'elettricità che consuma (con centrali idroelettriche o a lignite), quindi per essere in grado di esportarne verso l'Italia dovrà rifornirsi dai suoi vicini croati o serbi (che la produce per il 60% con il carbone). Secondo i calcoli dell'onorevole Melilla quindi, l'elettricità che l'Italia importerebbe dal Montenegro sarebbe al 64 per cento fornita da centrali a carbone: «Visto che questa fonte fossile emette 1042 gr di CO2/kWh, oggi l'energia montenegrina sarebbe correlata a 666 gr CO2/kWh, contro i 385 gr CO2/kWh dell'attuale mix italiano», ha denunciato l'esponente di Sel.