24 aprile 2024
Aggiornato 06:30
Nel 2015 il Pil mondiale registrerà un +3,5%

Fmi: «C'é ripresa, ma l'economia globale è molto squilibrata»

Il Fondo monetario internazionale ha lasciato invariate le stime sulla crescita globale di quest'anno e ha rivisto leggermente al rialzo quelle dell'anno prossimo. Ma l'economia internazionale è molto squilibrata.

NEW YORK (askanews) - Il Fondo monetario internazionale ha lasciato invariate le stime sulla crescita globale di quest'anno e ha rivisto leggermente al rialzo quelle dell'anno prossimo. Stando al World Economic Outlook (Weo), il rapporto sull'economia globale pubblicato nell'ambito delle riunioni primaverili del Fmi a Washington, nel 2015 il Pil mondiale registrerà un +3,5%, come previsto dall'aggiornamento dello scorso gennaio.

L'economia globale è squilibrata: Bene le economie avanzate, male i PVS
Il dato si confronta con il +3,4% visto sia nel 2014 sia nel 2013. Nel 2016 invece le previsioni sono per un +3,8%, lo 0,1% in più rispetto ai calcoli precedenti del Fondo. A guidare la crescita globale nell'anno in corso sarà «un rimbalzo delle economie avanzate, viste espandersi del 2,4% (stima invariata sia per il 2015 sia per il 2016) dal +1,8% dell'anno scorso grazie anche al declino dei prezzi del greggio».Le economie emergenti e in via di sviluppo invece subiranno un rallentamento della crescita, vista a un +4,3% nel 2015 e a un +4,7% nel 2016 da un +4,6% nel 2014 (anche in questo caso le attese sono le stesse di gennaio). Le «prospettive di crescita globali sono [dunque] squilibrate tra le principali economie", recita il Weo.

Gli Usa guidano la ripresa, si rialza anche il Giappone
Per quanto riguarda le economie avanzate, gli Stati Uniti daranno il loro contributo con una domanda domestica sostenuta proprio dalla contrazione dei prezzi del greggio, con un aggiustamento fiscale più moderato e con il continuo sostegno di politiche monetarie accomodanti, «anche se è previsto il graduale rialzo dei tassi e un certo freno sulle esportazioni nette dato dal recente apprezzamento del dollaro».L'Eurozona poi, «dopo il secondo e terzo trimestre del 2014 di debolezza, dà segnali di ripresa grazie a bassi tassi di interesse, a un euro debole e anche in questo caso al calo dei prezzi del petrolio». Inoltre, si legge ancora nel documento, dopo un deludente 2014 la crescita del Giappone sarà sostenuta da uno yen debole e da quotazioni basse del greggio.

Le economie emergenti sono in difficoltà a causa del crollo del greggio
Per quanto riguarda le economie emergenti invece il Weo cita vari fattori che ne spiegano il rallentamento. Il primo è il declino dei prezzi del greggio, che «frenerà notevolmente la crescita dei Paesi esportatori» della materia prima, specialmente quelli che si trovano anche a fare i conti con condizioni iniziali già difficili come per esempio le tensioni geopolitiche nel caso della Russia. Il secondo fattore è dato dall'enfasi delle autorità cinesi sulla riduzione delle vulnerabilità date dalla recente crescita rapida del credito e degli investimenti, cosa che «probabilmente causerà un ulteriore rallentamento degli investimenti, specialmente nel settore immobiliare».Il terzo fattore è dato dall'outlook dell'America Latina, «che continuerà a indebolirsi a causa di prezzi più bassi delle materie prime».

Basse prospettive di crescita: rallenta la produttività e invecchia la popolazione
Come spiegato in una nota da Olivier Blanchard, a capo del dipartimento della ricerca del Fondo monetario internazionale, «un numero di forze complesse sta dando forma alle prospettive nel mondo. Le eredità sia della crisi finanziaria sia di quella dell'Area euro - banche deboli e alti livelli di debito pubblico, aziendale e delle famiglie - stanno ancora pesando sulla crescita e sulle spese di alcuni Paesi. Una crescita lenta rende il deleveraging un processo lento».Blanchard fa notare anche che una combinazione data da invecchiamento della popolazione, investimenti più contenuti e scarsi passi avanti nella produttività porteranno a un potenziale di crescita significativamente più basso nelle economie avanzate e in quelle emergenti: «Prospettive di crescita più basse portano a una crescita e a spese più contenute oggi».Oltre alle forze complesse fino ad ora descritte, Blanchard cita anche due fattori dominanti: il declino dei prezzi del greggio e i movimenti nei tassi di cambio. «Ampi movimenti nei prezzi, siano essi valutari o del petrolio, creano vincitori e perdenti», aggiunge Blanchard, che torna a premere - come fa il Weo - sulla necessità urgente di politiche decisive per spingere il potenziale di crescita. «Il menu adatto varia a seconda dei Paesi», precisa.