Bentivogli: Landini, col piede in due scarpe, vince in Tv ma perde tra i lavoratori
Lo scorso sabato, il leader della Fiom, Maurizio Landini, ha lanciato la sua «coalizione sociale», attraverso la quale si propone di sfidare il premier Matteo Renzi riportando al centro dell'attenzione politica i diritti dei lavoratori, partendo dal sociale. Quello che non piace ai sindacati è che il leader Fiom stia portando avanti un progetto puramente politico appoggiandosi al sindacato.
ROMA - «Io non entro nel merito del progetto politico, quello che ritengo sia sbagliato è tenere il piede in due scarpe». Marco Bentivogli, segretario generale della Fim Cisl, in un'intervista al DiariodelWeb.it, commenta le ultime mosse del leader di Fiom, Maurizio Landini, che, lo scorso sabato, ha lanciato la sua «coalizione sociale». «Fare dell'apprendistato pre-elettorale lanciando gradualmente un progetto e liberificandone il gradimento e nel frattempo utilizzare le agibilità sindacali per un progetto che è tutto politico», continua Bentivogli: questo significa stare con un piede in due scarpe. «Un progetto di apprendistato pre-elettorale che, tra l'altro, sta perdendo pezzi, perché, da quello che leggo, Libera si è dissociata dal ruolo organico della coalizione e mi sembra che il progetto in sé assolutamente ridimensionato nella sua portata di coalizzare i mondi vitali del sociale. Dall'altro punto di vista io credo che di fronte alla perdita di consenso e di iscritti nelle fabbriche, io mi aspettavo che la risposta di Landini fosse di fare più sindacato e non più politica», spiega il leader dei metalmeccanici di Fim.
LANDINI VINCE IN TV - «Landini in questo periodo – continua, ancora, Bentivogli – ha perso consensi nei luoghi di lavoro e ha vinto in Tv. Anche qualche mese fa aveva annunciato di occupare le fabbriche, ma non ne ha occupata nemmeno una. Come Salvini, Landini ha occupato tutte le televisioni: ci sono dei dati imbarazzanti da Rai e Agcom, quasi da Editto Bulgaro, che vedono Landini onnipresente, senza contraddittorio sindacale, in tutte le televisioni. Io personalmente penso che l'operazione sia molto dannosa per quello che riguarda la credibilità del sindacato italiano, perché i lavoratori non vogliono assolutamente farsi raccontare dai sindacalisti chi votare. Bisogna rispettare i lavoratori e, in realtà, Landini non si è buttato adesso in politica, ma è passato da Sel alla Federazione della sinistra a Ingroia fino All'altra Europa con Tsipras. Per cui non è nuovo nell'essere collaterale alla sinistra radical chic di questo Paese. Per quello che ci riguarda, questo smarcamento dal sindacato di Landini lascia ancora più spazi aperti, perché in Italia c'è bsogno di fare ancora più sindacato e farlo meglio. Ed è chiaro che questo cambio di ragione sociale della Fiom ci lascia delle praterie sconfinate di ruolo e di rappresentanza soprattutto nei giovani, nei nuovi lavori e nuovi lavoratori su cui noi giocheremo la nostra partita», conclude il segretario generale della Fim Cisl», conclude Bentivogli.
CISL E UIL CONTRO - «Tutto ciò che si organizza per rafforzare la democrazia va bene». Raffaele Bonanni, ex leader della Cisl, commenta così l'iniziativa annunciata sabato scorso dal segretario della Fiom, Maurizio Landini, di lanciare la sua «coalizione sociale». Landini si propone di aggregare associazioni e organizzazioni sociali con lo scopo di risollevare il Paese dal basso, lanciando una sfida decisa al premier, Matteo Renzi, poco attento ai diritti dei lavoratori. «È necessario valorizzare ogni iniziativa che guarda all'azione collettiva», continua l'ex numero uno di Uil, ma è altrettanto necessario che non vengano confusi politica e sindacato.
BONANNI E ANGELETTI - Sembra, invece, che quello che sta facendo il leader delle tute blu ricada proprio nel pieno di questa confusione. E a testimoniarlo è stato il lancio della iniziativa proprio dalla storica sede dei sindacati dei metalmeccanici, come contestato dal segretario di Uilm, Rocco Palombella. Note di disappunto rispetto all'ambivalenza dimostrata da Landini vengono anche dall'altro ex leader sindacalista, Luigi Angeletti, da poco non più segretario generale di Uil, rimprovera il piede in due scarpe del leader di Fiom e lo sollecita affinché scelga quanto prima la strada da prendere: se restare nel sindacato o seguire la vocazione politica che Landini ha sempre dimostrato di avere. Per Bonanni la divisione tra politica e sindacato deve necessariamente essere netta, non esistono commistioni. «Il sindacato – afferma Bonanni –, che rappresenta interessi particolari, deve rimanere distinto dalla politica, che deve rappresentare l'interesse generale. Anche perché, in caso di eccessiva commistione, ad essere penalizzata è innanzitutto l'efficacia dell'azione sindacale». Da tutti i fronti, si concorda sul fatto che Landini abbia finalmente fatto 'coming out', dichiarando pubblicamente di fare un mestiere che non vuole fare. È sempre Bonanni a ricordare come il leader di Fiom si sia rifiutato di firmare tre contratti su quattro e di sfruttare il sindacato per fare guerra al governo. Landini «deve separare i due impegni – continua Bonanni – perché se vuole fare politica è giusto che non faccia il sindacato e questo per un motivo molto semplice: sicuramente per motivi statistici ci sarà qualche iscritto alla Fiom che vota il Pd di Matteo Renzi e quindi non è giusto che finanzi un movimento o partito che, con tutta probabilità, vuole fare 'concorrenza' proprio al Partito Democratico». E continua, l'ex numero uno di Cisl: «Io penso che se tu guidi una organizzazione di persone che ti finanziano per fare (o anche non fare) accordi, non puoi usare le risorse che ti derivano da questo per fare fuori il governo».