18 agosto 2025
Aggiornato 13:30
Pronti ad affrontare il cambio di passo internazionale dei 45$ al barile

Petrolio low cost? L'ENI rifà i conti, ma senza fretta

L'oro nero sfonda il tetto dei 45 dollari, target che l'a.d. di Eni Claudio Descalzi, circa un mese fa, aveva indicato come breakeven di profittabilità dell'azienda. Ma il colosso rimane fiducioso: niente allarmismi, solo la necessità di rimodulare il piano dei costi e degli investimenti. Aspettando che la fase congiunturale si estingua e i prezzi tornino a salire

ROMA - «Il nostro break-even è a 45 dollari; eravamo abituati a 100/120 dollari ed è come quando ti riducono lo stipendio: non sei felice». Lo aveva dichiarato l’amministratore delegato Claudio Descalzi poco più di un mese fa, sull’onda del preoccupante ribasso dei prezzi dell’oro nero. Oggi, lo «spauracchio» si realizza: il petrolio ha sfondato la soglia dei 45 dollari al barile e  Goldman Sachs ha abbassato le stime a tre mesi sul Brent da 80 a 42 dollari al barile e quelle sul Wti da 70 a 41 dollari. Il motivo? Se i prezzi rimangono più bassi per un periodo più lungo, si ridurranno gli investimenti nello shale oil e il mercato potrà riequilibrarsi. O almeno, così spera l'Opec.

ENI: RIMODULEREMO COSTI E INVESTIMENTI - Allarme, dunque, per ENI? Al momento, sembra di no. Il colosso energetico fa sapere di non attendersi particolari perdite, e spiega che il breakeven indicato da Descalzi a 45 dollari era un target di profittabilità riferito alle attività dell’azienda rispetto alla situazione attuale. L’amministratore delegato, cioè, intendeva sottolineare che Eni avrebbe continuato a guadagnare fino al raggiungimento del breakeven; ai 45 dollari o sotto (come appunto  sta avvenendo ora), l'azienda sarebbe stata in grado di rimodulare gli investimenti e assorbire il colpo. Del resto, il colosso energetico ha assicurato che la nuova strategia industriale che verrà presentata a febbraio terrà conto dei nuovi scenari del prezzo,negando dunque che la situazione sia, al momento eccessivamente preoccupante. Certo, il raggiungimento della «soglia critica» imporrà, all’azienda, una totale ripianificazione degli investimenti, delle scelte di produzione e dei costi da ammortizzare. Eppure, Eni sembra, al momento, voler evitare inutili allarmismi, e rimane fiduciosa che questa sia soltanto una fase ciclica e congiunturale e che, nel corso del 2015, i prezzi siano destinati a salire.

BOLLETTE PIÙ LEGGERE, DEFLAZIONE IN PEGGIORAMENTO, TENSIONE NELL’OPEC - Più in generale, l’Italia dovrà attendersi conseguenze infauste o positive? Il quadro  complessivo si mostra come una complessa addizione di elementi negativi e non. Il prezzo troppo basso del petrolio e dell’energia potrà aggravare il buco nero della deflazione che sta risucchiando il Vecchio Continente: ciò, naturalmente, si ripercuoterà negativamente su energetici come Enel e Terna, profondamente influenzati dalla dinamica prezzi-consumi. Ulteriore danno collaterale, le conseguenze del crollo delle quotazioni sul progetto del governo di mettere sul mercato quote di Eni ed Enel: si prospetterebbe, insomma, un brusco freno alle privatizzazioni. Non solo conseguenze negative, però: il «mini-petrolio» significa, anche, bollette energetiche più leggere e minor spesa per l’acquisto delle materie prime. Risparmi, insomma, per i consumatori: forniture di energia, dalla benzina al gas, decisamente più economiche. Intanto, ci si chiede quali ripercussioni potrà avere il «caso petrolio» sugli equilibri geopolitici, specialmente tra i membri Opec. Se da un lato la strategia dell’Arabia Saudita rimane quella di non ridurre l’output (per ridimensionare il ruolo dei produttori di shale oil), il presidente iraniano Hassan Rohani, ieri, ha ostentato sicurezza sul crollo del petrolio, che, ha affermato «ci danneggerà meno di altri»; al tempo stesso, però, ha lanciato minacce contro coloro che avrebbero ordito un «complotto» per far cadere i prezzi. Di certo, se le ultimissime previsioni degli analisti si realizzeranno e i prezzi rimarranno bassi a lungo, la crisi non sarà destinata a placarsi rapidamente. E allora sì che anche la nostrana Eni comincerà a tremare.