28 agosto 2025
Aggiornato 12:30
Il negoziato sulla riforma del mercato del lavoro

Bersani: Pazzesco attaccare l'articolo 18

Il Segretario del PD: Ma è possibile una sua «manutenzione». Il vero problema è la precarietà. Il trattato «Fiscal Compact» non è sufficiente senza l'aggiunta di iniziative per la crescita che permettano di uscire dalla crisi e di non aggravare la recessione

PARIGI - Nel negoziato in corso per la riforma del mercato del lavoro «c'è un quadro in cui credo si possa ragionare, ma credo che sia pazzesco pensare di attaccare i pilastri delle tutele dell'articolo 18. E' assurdo, non serve a niente. Si può organizzare invece una manutenzione di quell' articolo, ispirandosi a qualche altra esperienza». Lo ha detto oggi a Parigi il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, a margine della «convention» sulla «rinascita dell'Europa», organizzata dalla Fondazione dei progressisti europei per sostenere la candidatura di François Hollande alla presidenza francese.
Per Bersani, «bisogna cominciare a pensare alla precarietà, a qualche proposta che non solo dia risposte alla condizione dei giovani», ma organizzi e anche l'apprendistato, perché «stiamo distruggendo il saper fare italiano: andando avanti così - ha osservato - non si riproduce la capacità professionale degli italiani».
Riguardo al negoziato in corso Bersani ha osservato che «il compito delle forze politiche deve essere quello di incoraggiare le parti sociali e il governo a trovare un punto d'intesa, perché siamo davanti a una recessione gravissima e non possiamo, in queste condizioni, aprire un conflitto di tutti contro tutti». Ma comunque, ha concluso, «l'occupazione non si crea con la riforma del mercato del lavoro; bisogna pensare a come dare carburante all'economia».

Il trattato «Fiscal Compact» non è sufficiente - Il nuovo trattato intergovernativo sulla disciplina di bilancio («Fiscal Compact»), firmato da 35 paesi e ora in attesa di ratifica, «non basta, non è sufficiente» senza l'aggiunta di iniziative per la crescita che permettano di uscire dalla crisi e di non aggravare la recessione. Sulla richiesta agli elettori di dargli il mandato per riaprire il negoziato sul 'Fiscal Compact' Hollande ha basato in gran parte la proposta di politica europea del suo programma.
Quella dei conservatori, ha detto Bersani, è stata «una politica del tutto inadeguata ad affrontare l'emergenza economica e sociale» della crisi», nella quale «si è continuato a difendere una linea perdente, coltivando l'idea che tutte le colpe fossero dei singoli paesi, del loro debito e dei loro disavanzi. Sì, c'è un problema di disciplina dei bilanci - ha ammesso il segretario del Pd -, ma non è lì l'origine della crisi; gran parte dei problemi di bilancio è piuttosto una conseguenza della crisi, che nasce da squilibri macroeconomici e sociali, da debolezza della domanda, dalle disastrose distorsioni della finanza».
Per Bersani, «i progressisti europei devono alzare la voce e dire che gli squilibri di oggi sono l'esito di un impianto istituzionale europeo troppo debole, di scelte di politica economica radicalmente sbagliate, di una resa agli interessi della finanza, di un'austerità cieca. I danni sono sotto i nostri occhi: sì - ha concluso il segretario del Pd, con una frase che non era prevista nel testo scritto del suo discorso -, quel trattato non basta, non è sufficiente».