27 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Domani ultima tappa a Macao di Vinitaly China 2008

Con Vinitaly si forma il Sistema Italia per la promozione in Cina

Istituzioni e produttori riconoscono il ruolo svolto in dieci anni da Veronafiere con Vinitaly China. Il consumo di vino nel Paese supererà il miliardo di bottiglie entro il 2011

Successo per Vinitaly China, che a Shanghai raccoglie il consenso delle istituzioni e delle imprese italiane impegnate nel tour di promozione nel grande Paese asiatico.
Le aziende vitivinicole iniziano a raccogliere i frutti dell’impegno e della perseveranza di Veronafiere, che ha puntato sulla Cina prima di tutti, dando inizio nel 1998 proprio da qui all’esperienza di Vinitaly World Tour. La formula introdotta quest’anno, ma già sperimentata nelle altre tappe estere di Vinitaly, dei contatti B2B e B2C attraverso work shop e wine tasting su invito per importatori, ristoratori ed consumatori privilegiati sta avendo positivi riscontri commerciali. Ciò conferma, una volta di più, come Vinitaly sia il punto di riferimento per gli operatori del settore asiatici, ma anche la piattaforma di intervento più credibile per le strategie delle aziende nazionali e per le istituzioni preposte alla promozione del prodotto italiano.

«Vinitaly è un sistema di promozione nel mondo – ha detto Camillo Cametti, consigliere di Veronafiere delegato alle attività internazionali – e dopo dieci anni in Cina vogliamo continuare ad essere il trampolino per conquistare un mercato che entro il 2020 può potenzialmente passare dagli attuali 10 milioni di consumatori di vino a 350 milioni».
«D’accordo con il ministro per le politiche agricole Luca Zaia – ha detto Walter Brunello, neopresidente di Buonitalia, in Cina con Vinitaly nella sua prima missione ufficiale all’estero – sono venuto in Cina per capire come si muove il sistema Italia, per parlare con i produttori e le istituzioni anche in vista dell’Expo mondiale di Shanghai del 2010».

«Dobbiamo credere nelle potenzialità di questo mercato – ha detto Andrea Sartori, presidente dell’UIV, in Cina con Vinitaly per il progetto di promozione ‘The next quality experience’ finanziato dall’UE e realizzato in collaborazione con Veronafiere – come abbiamo fatto 30 anni fa con gli Usa. Bisogna moltiplicare gli sforzi per farci conoscere e Vinitaly in questo svolge un ruolo importate».
Nonostante la sua immaturità, il mercato del vino in Cina è già tra i primi al mondo e secondo le stime del China Council for the Promotion of International Trade – CCPIT nel 2011 saranno oltre un miliardo le bottiglie consumate.
«Oggi – ha detto Yu Chen, segretario generale del CCPIT – la Cina importa vino da 40 Paesi diversi e per la promozione dell’Italia Vinitaly è uno strumento efficace perché porta qui anche la cultura del vino e del food».

L’appeal delle produzioni agroalimentari italiane di qualità è alto in Cina, infatti, «nonostante nel 2007 l’Italia sia stata solo 27^ nella classifica dei fornitori di prodotti agroalimentari – ha spiegato Maurizio Forte, direttore dell’ICE di Shanghai -, se si considerano solo vino, olio, pasta e cioccolato il nostro Paese sale al 3° posto».
Per promuovere la produzione oleicola italiana a Vintaly China partecipa Unaprol con Portfoil, il catalogo dei migliori oli extra vergine di oliva italiani.
Proprio sull’attrazione verso le produzioni di qualità che punta il lavoro di promozione di Buonitalia «Grazie alla varietà che caratterizza la produzione enologica italiana abbiamo un vantaggio rispetto ai nostri competitor – ha detto il presidente Brunello -, che è quello di poter proporre abbinamenti dei nostri vini con tutti i piatti della tradizione cinese, ma puntiamo anche alla ‘contaminazione’, con l’inserimento dell’olio e dei formaggi».

Il bacino di maggiore interesse è quello dei giovani, che hanno un modo di spendere più simile a quello dei loro coetanei occidentali. Per i cinesi ricchi o comunque benestanti di età più avanzata, invece, l’acquisto di lusso rappresenta ancora principalmente un mezzo per dimostrare il proprio successo, piuttosto che la ricerca di nuove esperienze. In particolare per il vino, i consumatori cinesi si possono dividere in due categorie: i «middle-aged slurpers» e i «white collars connoisseurs».
I primi sono quelli che bevono alcolici nelle occasioni di lavoro o di festa, preferendo tra i vini quelli di produzione nazionale. I secondi sono giovani professionisti o impiegati con buona propensione a spendere, che scelgono vini importati perché più attenti alla qualità.