29 marzo 2024
Aggiornato 12:00
MotoGP

Beltramo intervista Dall'Igna: «Altre case corteggiano i nostri piloti»

Il direttore generale di Ducati Corse fa il punto sulla preparazione per il prossimo campionato e sulle trattative in vista per i rinnovi di Dovizioso e Lorenzo

BOLOGNAGigi Dall'Igna, direttore generale e papà delle Ducati da cinque anni, al via del 2018 si respira un clima ancora più sorridente, rilassato, consapevole. Ma anche l'asticella si è alzata.
Di certo è vero che l'ultimo gradino è quello più difficile da salire. Ma, onestamente, anche partire da lontano non è stato facile. Non è che in questo momento ci sia più o meno pressione rispetto a qualche anno fa: anzi, vorrei dirti che è più semplice pensare alla stagione prossima, perché quanto accaduto negli anni scorsi dà la consapevolezza di aver capito cosa fare e di aver imboccato la direzione giusta.

Quanta strada avete fatto?
Un bel po'. Sono migliorate molto sia la moto che l'organizzazione del team, e credo che siamo pronti per ottenere dei risultati in linea con quelli dell'anno scorso.

La cosa essenziale è essere lì a giocarsela, poi vincere sarebbe meglio, ma dipende anche dalla fortuna e dai particolari.
L'obiettivo che deve avere un costruttore è essere in lotta per il Mondiale tutti gli anni. Poi, per le persone che ci lavorano e per i piloti, diventa importante vincere il campionato, perché fa la differenza.

Hai avuto due grandi esperienze italiane, Aprilia e Ducati. Vincevi là e sei arrivato a diventare vicecampione del mondo e vincere sei GP in una stagione qua. C'è più soddisfazione in MotoGP?
Sì, anche dal punto di vista personale. Faccio un esempio calcistico: ho sempre ammirato quegli allenatori che, anche quando cambiano squadra, riescono ad ottenere dei risultati importanti. Uno che nasce e muore all'interno della stessa squadra può riuscire a vincere per mille motivi. Cambiando completamente casacca e persone, se riesci a prevalere la soddisfazione è più grande.

Quanto ti ha sorpreso questo Dovizioso al top?
Ha fatto veramente delle cose meravigliose. Lui è un pilota che ho sempre corteggiato tantissimo, perché fin da giovane mi aveva dato la sensazione di essere veramente un grande: negli anni in 125 ma anche in 250, insieme a Lorenzo, aveva fatto vedere delle qualità che lo rendevano completo e in grado di giocarsi il campionato. Così è stato, perché lo ha dimostrato non solo l'anno scorso, ma anche con il meraviglioso finale di campionato 2016.

Infatti secondo me il nuovo Dovi è nato a Sepang 2016.
Forse ad Aragon. Da lì ho visto che è cambiata la pendenza dei suoi risultati.

Quanto è cambiato lui: lo hai trovato più sicuro?
L'ho visto più tranquillo e sicuro, questo è fuor di dubbio. Invece, dal punto di vista umano, è sempre lui.

Quest'anno c'è anche una bella bega: il rinnovo dei contratti.
Sarà interessante anche da quel punto di vista. Scadono i contratti di tutti i piloti più importanti: noi evidentemente vogliamo continuare con quelli che abbiamo ma siamo consci che ci sono anche altre case che potrebbero affacciarsi nel nostro orticello.

Sei sicuro che quest'anno Jorge, o Giorgio come lo chiami tu, riuscirà ad essere di nuovo vincente?
Credo che la parte finale dello scorso anno gli abbia dato la sicurezza di poter vincere delle gare con la Ducati, e quindi di poter fare bene. Quando si parla di persone è sempre difficile, ma credo che possiamo tornare a vedere il Lorenzo che conoscevamo prima.

Mi è arrivata all'orecchio una cosa: le pompe elettriche invece che meccaniche, dell'acqua e dell'olio, sono fattibili?
Assolutamente sì.

Con un regolamento così bloccato, ormai è in questi piccoli aspetti che si porta avanti l'evoluzione tecnologica?
Come sempre c'è la possibilità di evolvere anche situazioni che sembrano ormai consolidate da tanto tempo. Ci vuole un po' di fantasia, provare a pensare una cosa in modo diverso da come si è sempre pensata. Noi in questo siamo bravi, bisogna che lo facciamo.

Per voi l'aerodinamica conta molto: siete quelli più copiati, quindi gli apripista.
Non solo: ad esempio anche sul modo di fare i test siamo stati copiati dai nostri avversari. Ma probabilmente è proprio l'aerodinamica il nostro fiore all'occhiello: quello che ci ha fatti passare da essere la moto che nessuno guardava a venire copiati. Anche da quelli che pensavano che le ali, nelle moto, non potessero portare dei risultati. È un ambito che ci piace, ci affascina, in cui ci sentiamo preparati e lavoreremo anche nel corso del 2018 per portarci a casa un po' di vantaggio.

Un po' questo germe c'è sempre stato, dai tempi della Mv Agusta che era un'azienda aeronautica, ma bisognava farlo sbocciare.
Anche qui bisogna ragionare in maniera diversa da come hanno sempre fatto gli altri per far funzionare delle cose che gli altri hanno scartato.

Cosa manca a questo regolamento secondo te, da tecnico?
Io sono tra quelli che credono che il regolamento non dovrebbe cambiare mai. Mantenerlo fermo il più possibile ti permette di fare dei ragionamenti a lungo termine e in più di essere più corretto. Quando c'è una discontinuità regolamentare è più facile che uno trovi un cavillo o un'intuizione che lo porti a vincere. Se le regole restano costanti, viene più messa in risalto la bravura vera.

E l'impossibilità di evolvere i motori nel corso della stagione ha un senso?
Non credo. Se uno parte sbagliando è costretto a tenersi l'errore per tutta la stagione. Io ero tra quelli che volevano una o due possibilità di modifiche durante l'anno. Però è questo il regolamento e lavoreremo con questo.