Il Milan e quella strana allergia ai leader
La rinnovata società rossonera prova a ripartire dopo anni bui, ma non tutto sembra filare per il verso giusto
MILANO - Nuovo Milan, vecchi difetti. Si potrebbe riassumere così il primissimo periodo di gestione societaria da parte del fondo Elliott, nuovo proprietario dei rossoneri dopo l'inconsistente e dannosa amministrazione della cordata cinese guidata dal misterioso Yonghong Li. Il fondo statunitense, infatti, dopo aver preso le redini del club ed aver messo da parte i vecchi dirigenti, ha iniziato a programmare un futuro che sia più roseo per la compagine milanista rispetto alle ultime disastrose cinque stagioni, anche perchè ad Elliott non interessa tenersi il Milan a vita, bensì vuole "ristrutturarlo" per renderlo più appetibile ad un futuro nuovo compratore a cui cedere la società nel giro di uno, massimo due anni.
Lacune da colmare
Per riuscirci, però, la proprietà milanista dovrà risolvere non solo i problemi a livello dirigenziale e societario, ma anche per quanto riguarda le questioni tecniche, poichè i rossoneri non entrano fra le prime 4 della serie A dal maggio del 2013 e sono lontani anni luce (sia in termini di organico che di punti) da quella Juventus che da 7 stagioni consecutive vince il campionato, aggiungendoci anche 4 Coppe Italia di fila messe in bacheca e due finali di Coppa dei Campioni perse ma comunque raggiunte. Come avvicinare i marziani bianconeri, almeno nel rafforzamento della rosa? Balza subito all'occhio, ad esempio, come al Milan in campo manchino leader veri, elementi dalla spiccata personalità e dalla mentalità vincente.
Scelte discutibili
Quelli che ci sono, inoltre, sono incredibilmente al centro delle più disparate voci di mercato: Leonardo Bonucci, carismatico difensore dall'esperienza e dal temperamento fuori dal comune, solamente un anno dopo il suo trionfale sbarco a Milano dopo 6 anni alla Juve, sceglie di lasciare i rossoneri (evidentemente rendendosi conto di aver sposato un progetto difficilmente vincente), e la società che fa? Ne avalla la decisione in toto, spedisce il neo direttore tecnico Leonardo a trattare con i bianconeri (e con un paio di club esteri), insomma sembra non veder l'ora di sbarazzarsi di quel calciatore a cui solo 365 giorni fa aveva affidato la fascia di capitano. Altro leader, altra corsa: Pepe Reina arriva al Milan a parametro zero dopo gli anni di Napoli nei quali non ha vinto molto ma è diventato un capo carismatico del gruppo e dello spogliatoio; un colpo importante per i rossoneri, anche perchè lo spagnolo sembra consapevole del suo ruolo di dodicesimo alle spalle di Donnarumma. Non appena indossata la prima maglia rossonera nell'amichevole contro il Manchester United, però, su Reina piomba il Chelsea che offrendo una cifra fra i 6 e i 10 milioni di euro, potrebbe portarsi a casa l'estremo difensore iberico, privando il Milan di un altro leader utilissimo nello spogliatoio. Come pensa il club milanista di tornare grande senza leader? Come pensa di gestire i momenti difficili con un gruppo giovane e comunque inesperto? Gattuso ha carisma da vendere ma non è ancora un allenatore affermato, in campo ci sono pochi elementi di personalità, Juventus, Napoli, Roma ed Inter sono assai più attrezzate dei rossoneri per agguantare i primi 4 posti del campionato. L'impressione è che il Milan farà ancora tanta, troppa fatica per tornare a quei livelli a cui i tifosi sono stati abituati fra il 1987 e il 2012.