Milan, Elliott dice no a Yonghong Li: finisce l’era cinese
A questo punto non ci sono più dubbi: la decisione è presa e non si torna più indietro.
MILANO - Appena 15 mesi. Tanto è durato l’impero cinese in via Aldo Rossi. Un anno e tre mesi in cui è successo di tutto, da un mercato faraonico registrato la scorsa estate al progressivo fallimento di tutti i piani dell’attuale dirigenza e del proprietario Yonghong Li.
Questa mattina è arrivata la risposta tanto atteso del fondo americano Elliott. Si attendeva il disperato tentativo del misterioso uomo d’affari cinese di salvare il salvabile tirando a bordo il magnate russo Dmitrij Rybolovlev, proprietario del Monaco e uomo dal patrimonio invidiabile, ma l’operazione è fallita sul nascere, provocando la reazione conseguenziale del fondo di Paul Singer.
Escussione
Una risposta può essere racchiusa nell’avvio delle pratiche ufficiali di escussione del pegno delle azioni del Milan tramite la società-veicolo Project RedBlack. Entro 48 ore, o al più tardi 72, toccherà al tribunale del Lussemburgo mettere la parola fine al governo cinese in casa Milan, consegnando di fatto il club rossonero nelle mani di Elliott. A quel punto il fondo di Paul Singer sarà chiamato alle prime operazioni tecniche per la gestione della società.
Due opzioni
Resta da capire cosa succederà adesso. L’hedge fund americano potrebbe passare in fretta la mano a sua volta cedendo il Milan ad un nuovo proprietario, si parla della famiglia Ricketts o dell’altro magnate americano Stephen Ross. Ci sarebbe però anche un’altra ipotesi: un aumento di capitale di 150 milioni (soldi utili anche per il mercato) per poi offrire il club al migliore offerente. Ad oggi possiamo affermare che è difficile immaginare Elliott disposto ad assumersi la responsabilità di gestione di un club prestigioso e impegnativo come il Milan, ma non sono esclusi ulteriori colpi di scena. Ormai i tifosi rossoneri sono davvero pronti a tutto.